515 MDXXVII, LUGLI*. 516 signor marchese di Saluzo et lo illustrissimo signor Federigo Gonzaga et il prefato magnifico signor comissario intendendo questo, veneron a me, et tutti insieme et in spetie esso signor comissario, come quello che Corsi gli pareva di haverci lo interesse presente, persuasi et ricercati ancor, per quanto mostrorno, dal prefato signor Proveditore, mi fecero grandissima instanti» eh’ io gli dicessi quello che desiderassi et che mi paresse necessario si facesse per poter io torre Io assumpto, et trattare quelle cose tutte che al grado mio converia di poter fare, et che principalmente saria servilio de la Sublimità Vostra. Onde ricercato et instalo di questo, gli respusi che, poi che cosi volevano, gli darei il (ulto in scrittura. Nondimeno a questo non ho io mai voluto venire, reportandomi a quello che prima havevo detto, et che poi più longamente ancor ho confirmato al signor Proveditore, al quale di-scursi ben alcune cose sopra ciò, non già per modo di voler capituiare, che a questo non mi sarei mosso da me, maxime per non disconsonare da quella che prima havevo detto di non voler adimandare altro, sicome esso signor Proveditore può testimoniare, nè di sorte che quanto io dissi importasse, se non poter più et meno servire et honorare quela et me, et non per altro mio interesse come può esjer chiara la Sublimità Vostra, non havendo io parlato di alcuno acressimento mio o de li mei, ma essendomi principalmente mosso dal continuo desiderio di poter honoratamenle mostrarmi et expor la vita con quanto ho al mondo, per servilio suo. Sichè io non ho ricercalo lai mezi nè tal cosa come diceno, et mi persuado che la Signoria Vostra, inteso questo che io gli dico, eh’ è la pura verità, reslarà chiara di ogni scrupolo che ciò havesse potuto generarli in la mente ; però farò fine raco-mandandomi in sua bona gratia et pregando ldio che li imprima ne l’animo la sincerità mia, et maxime nel servigio suo, nel qual mai ho mancato nè son per mancare tanto per il debito quanto per lo amore che ho a la Serenità Vostra et a quello Illustrissimo Stalo, il qual amore con la mia natura di essere così libero ha fatto eh’ io sempre habbia liberamente dello quello che secondo il mio parere mi dettava il bisogno et esso suo servigio et il debito del’honor mio. Nel che se pur havessi passato i termini del debito rispetto verso la Sublimità Vostra, essendo stato per le dette cause, panni che a lei si convenga havermi per ¡scusato, et a me haver causa di pregamela, sicome ne la prego. Da Vaiano, a li 14 di Luto 1527. Sumario di una lettera del campo, da Riozo, 339') di sier Hironimo Contarmi qu. sier Angolo, data a di 19 Luio 1527, a hore 24. Idio et Nostra Dona sia sempre laudato, che al fin dà bon exito a le longe fatiche et travagli. Questa notte a hore 5, per ordine de sii signori fo or-denalo dover cavalcar el magnifico missier Babon di Naldo, il Gagnol capitanio, uno ditto el Toso Furlan venuto l’altro zorno de campo de nemici a sen-ilio nostro con fanti zerca 200. Li dilli capi conuu-seva con loro da fanti 350, item, 40 homeni d’arme de diverse compagnie senza capo, item domino Jacomo Vigoaro, domino Annibai de Lenzo, il signor Thomaso Costanzo. Li ditti havea da 60 cavalli lizieri. Et andati luntan dal campo de inimici da miglia do, et trovato 50 homeni d’arme, da 100 cavalli lizieri, item, do bande de fanti spagnoli et lanzinech quali son slà stimade da fanti 350. La ditta zente era scorta a li soi sacomani. Dove che per nostri sono slà dati in loro vitoriosamente con combater per tempo di una hora* ; tal che per nostri li dilli sono slà rolli honoralamente et morti da fanti 100, presi 40 homeni d’ arme et mol|^ cavalli lizieri. Item, muli, cavali, de bagagie mollo più di 300 cai ; cosa mollo honoratissima et superba. Li fanti sono scapolali et rimasti tulli svalisali. Il capitanio di bandiera di le zente d’arme è stà morto ; preso alcuni zeutilhomeni, et se dice el capo di essi ; et da- 6 vestidi con boni sagii di veludo. Se se intenderà altro, per mie se vi farà moto. Una altra imboscata de nostri fanti sono corsi fino sotto Milan, et hanno preso da cavalli 20 pur di bagaie. Li nostri stralioti hanno tolto para 16 di buò di l’arlellarie de inimici ; si che i dì di Venere, che sono soliti a spagnoli esser felizi, a nui contra di loro sono stà felicissimi. Idio sempre sia laudalo. Le solite scaramuze è stà hozi falle, ne le qual n’ è morii et feriti da 10 fanti ; et a loro, per l’aviso che havemo, passa di molli- Del campo di la lega, di VAgnello, a Vagano, 340* a li 14 de Luio 1527. Heri dislogiassemo da le Chiane presso a Castel di la Pieve, et venissemo qui a Vayano, loco eh’ è suso quel de Chiusi presso il laco di Perosa. Et benché la intention del comissario fiorentino fosse che (1) 1,9 carta 338* è bianca. (2) La carta 339* è bianca,