459 mccccc, Di sicr Piero Bembo, caslelam in Antivari, di XI. Scrive il seguito centra turchi : esser sta prese per nostri 4 teste, fo 500 nostri valenti homeni. Noto, sier Piero Tiepolo, è lì podestà, à malia faina ; si porta mal con ditto castelan. Da Puula, di sier Marco Navaier, conte. Come el capetanìo di Raspo voi de lì 50 homeni, lui dice non vi esser ; suplicha la Signoria non li abandoni, e-li scrive non li toy. Da Roma. Nulla era, adeo lutti si maraveiava. A di 4 luio. In colegio intrò con il principe li cai di diexe, mandono tutti Cuora; fo ditto esser bone nove. Vene l’orator di Franza, stete con li cai, ne-scio quid. Vene l’orator di Urbim. Dimandò il signor suo voria ralermarsi con la Signoria nostra, il tempo spira. Da Maia,, di sier Malio Malifiero, podestà. Come era venutoli domino Piero di Bonhomo, da Trieste, fo orator dii re di romani a Lodovico, quando fu preso ; et quelli di Muia li andò contra con barche, li mostrò la terra e il palazo, e lui podestà era qui. Cridavano: Austria! Moro! eie. Ilem, è stà tyrati zoso do San Marchi; lui podestà voi piarli eie. Fo comesso questo a li cai di X. Da Zara, di reclori. Come de lì è gran povertà ; voriano tormenti ; et ivi fo balotà mandarli sfera 150, et in Antivari 500, di Puìa, solìcitando sier Stefano di Prodi, orator. Da Sibinico, di 25. Come el vayvoda Xarco voria do page, et à fato movesta contra turchi. Da Traà, di sier Polo Malipiero, conte. Dimanda polvere; et ne fo ballotà mandarli barili vin-ticinque. Dii signor Bortolo d'Alviano data in Frinì, Come manda uno suo qui, perchè il tempo spira, per conzar la sua ferma. Di Bergamo, di sier Dona Arimondo, e sier Antonio Loredam, provedadori al sai. Come hanno afità i dacij di Axola, Brexa, Valchamonicha e Bergamo per do anni, cresuto ducati 4000; mancha quel di Crema e Salò. Di sier Hironimo Donado, doclor, 'vicedomino di Ferara, dala a Moncelese, a d'primo. Dii venir suo eri de lì, justa la licenlia ; et ebbe letere di Agustim suo fio), di Ferara, come el campo de’francesi è alozà in Val di Serchio ; et esser venuti nontij dii roy a dimandar danari da Carpì, Corezo et la Mirandola, e par se li mandi. Domino Antonio Maria Guarnìeri è andato a Carpi; e 1’ orator dii signor scrive, de 15, voi danari il re da esso signor, et ritorna a Ferara luglio. • 400 esso vicedomino. Ilem, domino Galeazo Maria Fra-chasso e il conte di Melze sono a Mantoa honorati eie. Da Bergamo, di reclori. Chome mandano 17 homeni, da mandar su le galie, trati di quel teritorio. In questa matina, fo ditto a Rialto, il papa esser morto di certo, e vien per via di Grimani ; e il Cardinal va a Roma. Fo mandato a Rialto li tre deputati ; et sier Lu-nardo Grimani, savio a terra ferma, fè lezer la sua ' parte voi meter ozi im pregadi, per far provision di governo in armada. Da poi disnar, fo pregadi, et vene il principe et le infrascrite letere; e fo, poi leto, ballotà li tre provedadori sora i conti, dieno andar in cremonese, et rimase sier Antonio Condolmer. Di Udene, di sier Antonio Loredam, el cavalier, luogo tenente, e sier Piero Marzelh, provedador, di primo. Mandano uno reporto, nihil da conto ; et poi il Marcello sollo scrisse zercha provision si ha a far. Da la Mola, di sier Filippo Trum, podestà, di primo. Dii zonzer lì el conte di Pitiano, e sier Do-menego Contarmi, capetanio, scrive, torna a Vizenza. Da Cataro, dii proveditor, di 8. Vecliia, la qual non fo leta. Fo per Gasparo da la Vedoa, secretano, venuto il colegio suso, poi dato sacramento a tutti, a ban-cho a bancho, leto una letera venuta da Constantino-poli, de persona fide digna, data a dì 3 mazo, scrive a uno suo de qui. Primo, che a dì 6 aprii el signor partì per andar in la Morea, e, a dì ditto, zonse lì in Andernopoli li 4 oratori, do dii re di Franza, uno di Rhodi, nominato Zuan di San Turini, et uno dii re di Hongaria, qualli seguitono la Porta. A dì 8 bave audientia tutti. A dì 14 fonno expediti, e ritornono a Constantinopoli. Quel di l’hongaro pregò il turco facesse paxe con la Signoria ; et si parte, e anderà a li confini, lino quel dii turco, è in Hongaria, torni, et lì si farà il contracambio. Ilem, li araldi fonno dal signor, expose di la Signoria eie. Disse il signor: Aremo pace con lei, si ine mantieni la promessa ; aspeto il mio orator ò mandato a Venecia. Ilem, scrive, Alvixe Manenti, quando fo lì, 0 fè. Et ditti araldi rimaseno di haver do oratori dii signor con lhoro, uno a la Signoria, poi vadino dal roy, a veder di tratar acordo. Ilem, intese quel orator di Rodi il tutto, e che il signor li dolse, la Signoria li havia roto la paxe, per li almadari, per li navilij retenuti, per le saline etc. Conclude chi scrive, el signor ha voia di far paxe, teme di l’arma’ di Spagna ; et si saremo potenti sul mar, la farà grassa o magra, secondo come voremo. Ilem, il signor à fato le spexe