»05 MCCCCC, FEBBRAIO. 1 Oli truaen non era dii zeneral, ma di altri. È da Corfù, come avisi di 19 zener di la Zefalonia, nostri com-bateva, e a dì 15 li deteno una bataia, et feva alcune cave etc. Ilem, havia per uno turco fuzito, non era se non 80 turchi dentro, et non haveano da viver : haveano disfato le caxe per far repari, et par li fosse dà da’ nostri 4 barili di polvere, et che in la bataia, Simon di Greci; armiraio dii zeneral, si era sta ferito, morti do compagni di stendardo, et 40 homeni nostri. Ilem, che ’1 capetanio mandava lì do prove-dadori, Malipiero e Guoro, a quella impresa, perché el Zen non si portava etc. Or, di questo, più di soto scriverò la verità. Di avisi dii turcho si ha, che facea far 30 galie, et ha ve va 12 milia homeni che lavorava ; ilem, feva far galeaze grosse a modo nostro. Da Bergamo. Si have, eri quelli di Brienzaiiavia fato alcuni danni sul nostro ; dimandava licentia di far a lhoro; non li fo risposto. Tairicu non fu fato poi altra movesta contra nostri. Du Brexa. Si have, come el signor Lodovico havia fato render le do torete di qua di Àda a la Signoria nostra, per dimostrar esser in acordo con nui. Et quelli di Brexa fono gran provision ; man-dono forssi 3000 fanti tra Cremona e per li castelli e in Geradadasubito, adeo fonno laudati; etelconte di Pillano era cavalchato versso Trevi. Ilem, molti danari fono mandati, da forssi 40 milia ducali, tra Brexa, Cremona, e per pagar le zente va in campo. In questa matina, fo portato per piaza uno be-lissimo presente, mandava il ducha di Urbin a la Signoria, di forssi 40 tra cervi, cavrioli e dayni, parte morti e parte vivi, et molte stange de sumate, et altre cosse salade, et uno porcho cingiaro vivo in una cascia di taole. Era forssi 40 facilini, che portoe el ditto presente. El il principe con la Signoria lo vele, et fo mandato a l’oficio di le raxon vechie, et partito tra quelli di colegio et altri officij, justa il consueto. Vene da Milani una teiera dii signor Lodovico a la Signoria. Come era intrato, zoè di sier Zuan Antonio Dandolo, provedador a Caravazo, di uno de lì, con licentia andato dal signor Lodovico. Qual li disse : Che se dice di me ? E lui rispose : Si dice, starai in slato, havendo la Signoria di Veniexia. E lui rispose : Dì al provedador tuo, da mo son per far quello vuol la Signoria ; e comanda pur chôme la vuol, che da mi l’averà tutto eie. Et cussi dava intender a li populi, era d’acordo con la Signoria nostra. Da poi disnar, fo grani conseio. Eu fato podestà (‘t capetanio a Treviso sier Hironimo Contarmi, fo Provedador afsal, quondam sierBertuzi, procurator, rebalolà con sier Francesco Foscari, el cavalier, fo podestà a Vicenza dopio, et sier Michiel Salanion, fa al sai. Fu messo parte per li consieri, atento sier Lu-nardo Lombardo era venuto orbo, et era in gran calamità, li fusse dato una balestraria a 1’ anno in vita sua, su qual muda li piaceva. Ave 2 non sinceri, 275 di no, 1013 di la parte. E fu presa. Ilem, fu messo la parte di li consieri, non vadino da poi S m Michiel im pregadi, et li oratori ; la qual parte fu presa im pregadi. Ave 5 non sincere, 10G di no, 970 di la parte. E fu presa. Ilem, fu posto per li consieri, excepto sier Andrea Cabrici, di dar licentia a sier Ulivier Cantarmi, capetanio di Raspo, et sier Alvixe Bembo, podestà di Albona e Fianona, che per XV zorni potesseno venir qui, lassando in suo loco un zenlilomo. E ditta parte ave 7 non sincere, 344 di la parte, et 406 di no. El fu preso di no. Et sier Nicolò Michiel, dotor et cavalier, avoga-dor di comun, si levò e andò a la Signoria, e li compagni driedo, zoè sier Marco Sanudo, et sier Polo 39 * Pixani, el cavalier ; et sier Nicolò Michiel dimandò a la Signoria el gran conseio, che voleva menar sier Antonio Grimani. Et sier Zuan Donado, vicedoxe, li rispose, inanellava sier Marin Venier, el consier, et voleano esser tutti 0 consieri a terminar questo. A d' X fevrer, da mulina. Hessendo sier Nicolò Michiel el sier Marco Sanudo, avogadori, partiti di P oficio et su la piaza, sier Vicenzo Grimani si butò a li piedi dii Michiel, pregando expedissa suo padre,' cridando con li fratelli ad alta voce : Feme justicia ! Expedilo ! Non poi più durar in la prexon Forte! Si ha fato mal, squartello eie. Et eri tutti li Grimani veneno a conseio, che, da poi sequito il caso dii padre, più non erano venuti; et fo per caxon dii Michiel, è ostinato a voler gran conseio. Da poi disnar, fo pregadi. Si have avisi dii mar-chexe di Mantoa, che facea zente el ccelera ; unde nostri dubita di Cremona. Ilem, fono expedili al-' cuni capitoli di oratori di Sonzin ad vota, et edam de certi altri lochi, noviter aquistati. Ilem, si have da Brexa, come el conte Filippo di Rossi, condutier nostro di 400 cavali, era- fuzito da nui, e andato a Mantoa per esser col signor Lodovico, et havia auto do di soi castelli di Parmesa-na, qual sarà bon ordegno a far voltar Parma a la devution dii preditto signor Lodovico, per haver la parte. Item, la Signoria, questo inteso, fè sequestrar l’intrade dii fradello, che era vescovo di Treviso eie. Et subito fo relevate.