MCCCCCt, GENNAJ0. 1262 horaeni di la gondola, venuta con la nova dii Zon-chio, li à dato ducati do per uno, et fece far la note sopra tutta l’armada fuogo e feste, acciò li turchi eie. Di campo, di sier Hironimo Coniarmi e sier Ja-como Venier, provedadori, al capetanio zeneral, di 7. Come in quella note, a hore X, saltò fuori certi turchi dii castello, et le guardie fo a l’incontro ; e in questo fo cridato: Arme! E tutti saltono fuori, per modo, di ditti turchi fonno do tagliati a pezi Ir, e uno preso vivo, per il patron zurado di esso sier Ja-como Venier, ferito da molte feride. Et examinato, dice esser dentro turchi 150, del qual numero ne son feriti da 50. Ilem, fo amazà da le bombarde el subassì ; el resto di capi sono sanni ; de vituarie ha-ver pocho biscoto; viveno di biscoto, con certi bruodi de carne di aseno, e dano il biscoto a misura ; polvere e freze hanno poche ; de bombarde da 5 in 6, bombardieri 3 ; et tra femene e puti zercha 20. Domandato, che opinion è de quelli dentro, dice voler morir tutti da valenti homeni. Et domandato che repari hanno fato dentro, dice non haver altri repari, cha quelli che se vede, nè de qui davanti, nè al spiron. Domandato da che parte i dubita perder la terra, dice che tuto el suo dubito è da la parte del spiron. Domandato qual sia sta la causa del suo esser ussiti fuora, dice per la streteza di la vitualia, perchè i tien de fuora, a presso la porta, una fossa de formenti. Domandato, se i haveva intelligentia de turchi fusse su l’ixola o altramente, rispose do cosse. La prima, che eri da matina avanti zorno, do greci feceno asaper che a Patras erano scripti 300 homeni per venir a questo soccorsso, e che l’à inteso 30 turchi sono su questa isola, e non sa da che banda. Domandato se questi 30 turchi erano per avanti nel castello, o venuti novamente, dice esser venuti novamente, ma non sa dove. Reesaminato, dice quasi in simel substantia; et per esser ferito e combatuto, non hanno insieme col capetanio voluto più molestarlo, ma farlo ripossar, e poi rexaminarlo ; e quel dirà, aviserà. Et si à concluso, restrenzer quella impresa quanto se potrà. Et de li nostri in la scaramuza fo morto uno spagnol, e ferito qualcheuno da freze. E data la letera a di 7, a hore 12 di note, ex felici-bus caslris eie. Dii dillo zeneral, di X, ivi. Come, a di 8, per la galia di Monopoli, mandò a disarmar, scrisse edam mandò quella di Brandizo; desidera expedir l’impresa ; solicita si provedi al Zonchio, e si lassi prò nunc di fortifichar el Zante; et li 4 barilli di tornesi havea sier Sabastian Marzello su la sua galia, per la Sbricila dii Zante, li manderà al Zonchio, dove si potrà far una terra per il bon porto. Aricorda biscoto e danari, e si risponda a quanto scrisse si ’1 capetanio yspano li dimanderà biscoto. Ilem, la ditta letera scrive per una caravella, lamen nulla è di novo. Dii dilto, di 12, ivi. Come aspeta tempo per andar in campo, e far dar la bataglia. Nostri hanno fato uno bastion, qual soperchia li repari dii castello, e fin do zorni sarà compito ; et li altri edeficij si voi expedir, per convenir dar nuove galie a li viazi, e per poter tuor poi altre imprese. Dal Zonchio nulla 495* ha di novo. 11 provedador Pixani andò, qual dia esser zonto ; aspeta sue letere. Ilem, à dà licentia a la nave candiota di Manoli Xodatilo, fo armada in questa terra, per aleviar la spexa vadi a disarmar. Ilem, voria, per .esser la sua galia picola, la Signoria ne facesse far una in l’arsenal a maistro Francesco Rosso ; solicita si provedi di biscoto, et si scrivi zercha biscoti al capetanio yspano. A di 7 zener. In colegio non fo il principe. Vene l’orator di Franza per cosse particular, con una letera dii senato regio di Milan. Vene l’orator o ver legato dii papa, e fé lezer un brieve, zercha certa abacia di Ceredo, dove è frati di San Bernardo di l’bordine cisterciense. Par uno domino Petro di Prioli, nulla uuclorilale, sia inlrato eie. Eliam il Cardinal Orssino, protetor di tal monasterio, scrive a la Signoria sopra ziò. Li fo risposto si vederla. Vene sier Zorzi Pixani, va orator in Hongaria, e tolse combiado. È in hordine; aspeta tempo. El qual partì poi, a di.....dilto. Vene sier Lorenzo di Prioli e sier Piero Capello, di X savij a tansar, per haver una dechiaration, si dieno tansar caxe di marani spagnoli sono qui o no, per esser opinion tra lhoro, saria meglio domandarli im prestedo, dariano più etc. Fo consultalo questo, nihil conclusum; dilto, pratichaseno etc. Fu balotato cassier di colegio, tuti li savij di terra ferma; et rimase sier Bernardo Barbarigo, quondam el serenissimo principe. Intrò li cai di X, nè altro fu fato in questa matina. Et da poi disnar fo conseio di X con zonta di colegio et altri, et li procuratori, per cosse importante; sterro fin hore 4 di note. A dì 8 zener. In colegio non fo il principe. Sier Alvise da Molin, savio dii conseio, expose haver letere di sier Hironimo da Mosto, consolo nostro a Tunis, come quel re era sta messo suso, tolesse li corali de’ nostri sono a Mazaehares, perchè non vera galie eie. Et benché non habi più l’apalto, et