1605 mccocci, .marzo. 100G e benché ogni Ire mexi vano parte Abuissa e Trc-mexi. Item, questa note vene’fama che turchi erano propinqui ; lui si levò e andò a la piaza e a la porta ; e vene con lui solum 4 scalzi. Item, à fato la mostra a Nicolò Bochali, capo di stratioti, qual è ben a cavallo, e homo saputo, e à bona compagnia. Ilem, à honorato assai e carezato, justa li mandati, el conte Zuanne di Poliza, e molti altri zenthilomeni e patrimoniali polizani, venuti li a trovarlo, et li à acordati insieme; qualli dimandavano fusse previsto al viver lhoro, per la sua provisione. Li à dato bone parole. 618* Dii dillo proveditor, date a Traù, a dì 10. Come era tornato de li; e à visto le fabriche; doman anderà a veder Castel Zoilo et certi molini ; poi al castello fa far quel episcopo. Ilem, el conte Mariano di Poliza, qual andò in Turchia, et il conte Zuane di Poliza aricordava fusse atosigato, ma il conte Xarcho li afermò esser andato da’ turchi, come disperato, et che era fìdel di la Signoria ; unde, esso provedador li à provisto, che ’I scriva uno suo fra-delio per una paga a Spalato, e uno suo nepote in quelle compagnie ; e à scrito a quel conte cussi fazi, e a dito conte Mariano li dagi ducali 4 di provisione. È restato contento. Item, per una nostra guardia di monti, fé signali che turchi venivano, unde tutta quella terra era in arme, lui provedador andò a la porta, e li riladini drio; ma in la terra é pochi ho-meni, imo malissimo fornita. Item, aricorda li stratioti de li è assa’ mexi non hanno auto danari. lntrò li cai di X, per lezer certe letere ; et, da poi disnar, non fo nulla, per esser el dì di Nostra Dona, ni collegio si redusse. A dì 26 marzo. In collegio, da poi la predicha, fo leto una teiera di Vicenza, come è sta dato principio a pagar lì soldi 5 per campo; un sollo, é mis-sier Jacomo di Trento, portò a lhoro rectori, soto la loza, ducati X ; et altri non vien a dar in nota eie. Da Roma, di l’orator, di 22. Come quella ma-tina fo concistorio. Sleleno da bore 14 lino 20; lexeno letere dii Cardinal legato in Hongaria, e il episcopo di Cimi referite, e à inteso, il papa cargo la Signoria nostra, dicendo haver capitulà daspersi con il re di Hongaria; et, leto li capitoli, di 20 ne rafermono 8. Primo, quel durante bello, voleno per tre anni ; e quello di andar im persona, sia per verba narratoria e non ubligatiom. Ilem, di la ubligation di romper al lurcho, non voi; et eliam quello di tre mexi, et, ex conseguenti, quello di andar im persona cessa; nè voi il capilulo terra marique esser ubligato conira il turcho. Item, quello si aquisterà, non voleno haver 0; e di lo exortar li principi christiani. non voi dicha te-nebuntur, ma si conzi vonabuntwr. Item, li 40 rnilia ducali promete solum per tre anni, e voi si dichi, darà al primo di mazo. Ilem, che li cardinali ratifichi, non voleno; ma si farà la bolla de consilio fratrum noslrorum et accessit. Et che, nel partir dii concistorio, il papa chiamò il Cardinal Santo Anzolo, dicendoli il re si duol di la Signoria molto; et esso papa voi avisar per tutto, la Signoria aver capitoli da per si. Or poi, a bore 23, esso orator nostro fo da sua santità ; e il papa li disse : Domine orator, quid vullis? Come si non sapesse la causa. E dittoli, era venuto perla risposta di capitoli, li comenzò a dir alcune cosse traiate; e come lo episcopo di Chai vera a Venecia, e poi in Hongaria, con la resolution. E lì disse : 11 Cardinal à passato vires mandati; et qui feno insieme molli coloquij, sopra questa materia ; et la Signoria havia fato capìtoli col re seperati el particular ; concludendo, lui faria li capitoli aspeta a soa santità, come la Signoria à fato quello partien a lei ; e darà la bolla a lo episcopo di Chai, con libertà di concluder, dicendo: Prometemo tre cosse: li danari per Ire anni, non lo abandonar, e non si acordar col turcho. E disse poi; La Sigilo-ria fazi come li par. E l’orator li rispose sapientissime, justificando la Signoria nostra. E il papa disse, voria se mandasse lì in corte el mandato di prome-ter non vegnir a pace o acordo con il turcho. Poi intrò, aver dato a Pranza e Spagna la cruciata, acciò fazino armada; et che il re di Pranza à trato di 619 le decime e cruciata ducati 400 milia. Et a questo, l’orator intrò, soa santità doveva darne la cruciata eie. E il papa disse : Fazala scuoder la Signoria una volta ; si non li basta il terzo, li daremo la mità ; fazala predichar. El l’orator rispose: In nome ili la Signoria ? Disse il papa : Saremo d’ acordo. Ilem, manda il brieve dii perdoni di la Pìatà, come li fo scrito dovesse richieder. Vene l’oralor, o ver legalo dii papa; qual 0 havia di Roma, et mostrò una lettera di 8, di Hongaria, dii Cardinal legato. Come mandò uno suo se-cretario in Polonia, qual di Cracovia li scrive, quel re esser andato a una dieta, e haver fato trieva col lurcho per 4 anni, per haver auto parole da li principi christiani ; tome», lui Cardinal si offerisse, seguendo la lìga, andarvi im persona. Et il principe li disse poi, come il papa non ge voleva dar la cruciata ; et la dificullà metteva in li capitoli eie., cargando molto il papa. El esso legalo, slrenzendossi, si dolse, dicendo aspetava lo episcopo di Chai; e il principe justifichò il capilulo di XV per 100, fato eie. Vene l’orator di Pranza, al qual per il principe