MCCCCLXXXX1X, OTTOBRE. illustrissimo ducha de Savogia; ter Ho nui ambassa-satori; deinde li illustrissimi ducila di Fcrara et Va-lentinoes; da poi el marchexe da Mantoa, et mar-chexe de Monferà ; deinde el marchexe de Saluzo et 8 signor Constantin ; da poi li oratori zenovesi, fiorentini, senesi, luchesi et pisani; deinde, turba magna quarn nemo dinumerare polirai. Avanti sua majestà erano homeni 500, armati parte eum lanze, parte cum manarole, che è quelli de la sua guardia, eum cerca 300 homeni armati a cavallo, tutti ellecti et ben im ponto. Tutti li altri baroni francesi cavalcavano avanti sua majestà, et i più propinqui a loro era el signor Zuan Jacomo di Triulzi, monsignor di Lignì el merascalcho de Giaè. Le strate erano tute coverte de pani de lana de diversi colori, sopra le qual era concorso gran multitudine de populo, mon-strando tutti gran jubilo et alegrcza. Sua majestà cum questo triumpho andò a la chiesia cathedral, et per li reverendissimi cardinali et nui ambassatori solamente fu acompagnata a l’aitar grando, dove, fata la sua oralion, e montata a cavalo, andò al castello, su la piaza del qual erano persone 2000, tra balestrieri, schiopetieri et altri cum lanze longe. Com-pagnassemo sua majestà fin a la camera eie. Mediolani, die 6 oclubris. Et per una letera di sier Vetor Capelo, scrita a suo fratello, la qual vidi, par, sua majestà intrasse a hore 22 su un bel corsier baio, con sella e fornimenti d’oro, balzava ne l’aere sempre. Et par, la umbrella la portava 6 di principali, fra i qual mis-sier Francesco Bernardin Visconte, missier Erasmo Triulzi. Inanzi al re andavano 200 sguizari con lanze, tuti a la devisa vestiti ; poi cercha 300 franchi arcieri con pestaruole, vestiti a la francese, reeamati-. E innanzi el re missier Zuan Jacomo, con un baston d’oro in man. Le strate coperte de panni bianchi fin al castello, e se cridava poco: Pranza! E quando il re fu su la piaza dii castello, si misse a rider, vedendo il castello, e trar tre slanzi. e. subito ritornò soto 1’ ombrela. La festa non era stata come lui credeva; li cavali non arivavano numero 2500 con quelli di la terra, nè eridi, soni e bone ciere, exceplo li Triulzi. Or che nostri venitiani erano malissimo veduti, et li diceano : Cani ! No ossavano troppo ussir di caxa, dicendo milanesi, venitiani esser stati causa di la ducea di Milan, eh’ è persa. E dicono: Habiamo dato da disnar al re, vui li Pareti da cena, zoè venitiani. Diceano, esser persa l’Albania,.Modon, Corfù e il Friol ; Carlo Orssino esser stato morto da’ tur- | chi. Conclude, niun li voleva veder; fin le femine li ' diceano : Possiati andar ramengi ! E fra le altre cosse, un zorno fu trovato in brueto, su una coiona, un San Marco tutto in aqua, con la testa fuora, et meza la coda serata fra una porta, con una àncora al colo, et una rete a presso el capo, come, scazato di terra, a pena scampa, e poi fuze in mar, e dà in la rete, o ver va a peschar. El qual San Marco fu tirato via da bel mezodi da uno staiìer di sier Antonio Lore-dam, el cavalier, oralor nostro, eh’ è veronese bandito. Alcuni non voleano lo tirasse, e lui disse : Chi è valente homo, cazi man a la spada; e a niun bastò l’animo, si che, a lhoro dispeto, el portò a li ambas-sadori. Si dice esser stato uno bereter milanese, l’in-veritor. Missier Zuan Jacomo l’ha ’uto molto a mal, e fa cerchar ditto, el ogni zorno vien apichati francesi per la terra. Et haveano inteso, fiorentini haver fato taiar la testa a Paulo Vitelli, eh’ è stato de lì gran nova. È da saper, il re, quando parlava con li nostri 8 oratori, li dimandava di le cosse dii turcho, e di la pusilanimità dii nostro zeneral; et come havia inteso la election di missier Marchiò Trivixan, qual lo cognosceva, et era valente homo eie. A dì 9 octubrio. Fo pregadi, et electo prò veda-dor in la Patria di Friul, con ducali 100 al mexe per spexe, con pena, sier Piero Marcello, fo prove-dador a Bibiena, quondam sier Jacomo Antonio, el cavalier, qual aceptoe ; et fu subito expedito. Et il scurtinio sarà qui soto posto. Ancora fo messo di armar 25 galie, et compir, senza intermission, le do barze grosse, el datoli el modo di haver li danari, chome in la parte apar eie. Noto, chome a dì 7 di l’instante, fu preso parte im-pregadi di confirmar certi capitoli col conte Stefano Marovich, conte Vuchich, Jucovich et altri conti di Crayna, qualli erano soto il turcho, et per mezo di sier Marin Moro, conte di Spalato, et il conte Zuanne Petrovich de Poliza, venuti sotto la devution di la Signoria nostra; et li fo confirmati li capitoli, e datoli provision di quello si trarà di Crayna, paese dii turcho eie. Et bave la ditta parte 160 di sì, do di no, et una non sincera. Et in l’arsenal fu fato uno ba-stion, poi da mandarlo a meter a certa ponta a Na-renta, per tenir la ditta Crayna ; el qual bastion fo mandato de qui, e fu posto al locho, chome più difusamente più avanti scriverò al suo locho. E fo speso qualche dinar in meterlo e in custodirlo ; ma pocho poeho valse, che fu tolto da’ turchi e ruinato. Ergo eie. Dii capetanio zeneral, sier Antonio Grimani. Se intese come, avanti venisse a Corfù, havia fato expe-