1017 J1CCCCC, NOVEMBRE. 1018 o ver barbachan a torno, adeo è reiluto in forteza, ctie in tempo ili incursione se potrano redur, die sarà gran bene eie. Di Bossina altro movimento per adesso non si sente. Ilem, per un’ altra letera, scrive quel capetanio di spagnoli vien a la Signoria, con fede abuda da quel conte ; e dii suo servir, avisano in le mostre sempre esserli manchati, e ultimamente zercha la mità. Du Malvasia, di sier Andrea da Riva, podestà el capetanio, di 17 septembrio, venale eri con le letere di mar. Come è stato in grandissimi affanni, perhò non à scrito, per l’armada vene de lì turclie-scha, qual circondi) tutta la terra per do zorni e note, con rninaze e protesti li havesse a dar le chiave di la terra e le forleze ; la qual armata era da velie 200. Li fé risponder al bassà generai di l’armada convenientemente, licei niun socorsso aspetava, deliberando morir per la patria, non stimando alcun pericolo suo di la lameglia e (acuità ; e fò con opinion di tutti quelli fìdelissimi, disposti far quello feno Mo-don ; adeo, considerato dita armata il tutto, e il sito, il zuoba di note, venendo il venere, fo 28 avosto, se levorono et andono in sua malhora versso Napoli. Eliam scrisse a Napoli, avisando la nostra armata era a Cao Matapan, veniva in socorsso, et 0 era. Et mandoe do man di letere dal zeneral, da la Vaticha a Napoli. Or suplicha si provedi a quelle terre, di monition, fanti 100 italiani ; et ne le altre forteze 30 405 fanti per una, ben pagati, e non farli pagar in Can-dia ; et in mesi 29 quelli compagni non ha ’uto cha ducati 9 per uno, et lui, qual à compito il rezimen-to, in ditto tempo di Candia, perperi 1200, eh’è ducati 150, men i lazi ; et quel Iodio e le mure è scudo di tutto il Levante, sì da terra come da mar etc. Intrò li capi di X, et, mandati tutti fuora, feno lezer alcune letere. Et da poi disnar fo ordinato collegio, ma fo sì grandissima pioza, che non si re-dusse et 0 fu. A dì 5 novembrio. In colegio vene sier Vincivera Querini, va a Durazo, e sier Zuan Matio Contarmi, va a Malvasia, dimandando soventiom. Et fo leto una parte presa 1479, che a nium retor, va in luogi da mar, de ccetero si possi dar soventiom di meter di dar, sotto pena di ducati 1000 a chi metesse parte etc. Vene sier Francesco Marin e sier Polo Contarmi, cai di creditori di Lipomani, volendo sia messo certa parte im pregadi, zercha il vender di beni, a quelli pono trovar, o ver tuorli in dii. Et intisi sier Mafio Soranzo, quondam sier Vetor, cavalier, pro- curator, qual è a Zenoa, dia dar ducati 40 mìlia al banebo ; e, havendo salvo eonduto, che manifesterà molli par creditori in bancho, che 0 dieno aver. Vene sier Gasparo Malipiero, provedador, a reveder i conti etc., zercha li govemadori stati su le galie grosse, quali mette aver fato le spexe a provi sionati e galioti in terra a la Zefalonia, mai più esser consueta; et esser do termenation di sier Marchiò Trivixan, capetanio zeneral, zercha questo. Et fo, consulente caleijio, ditto di taiarle im pregadi. Et sier Alvixe di Prioli, uno diti governadori, parloe in colegio, erano zercha X di altri governadori stati ut supra. Dìi Durazo, di sier Vido Diedo, baylo el cctpela-nio, di X octubrio. Come per la via di Corphù vien assaìssimì sali in quel colpho, contra le leze, con ruina di quelle camere e desfazion di quelli homeni ; e li hanno ditto, si la Signoria non provedi, li è forzo levarssi de qui. Ilem, 1’ armada di la Vajussa è in tutto dismessa per questa invernata, se pur insirà qualche bregantin o fusta, non sentendo galia in colpho; ma, stando el capetanio dii colpho, non si dubiti niun ensa fuora ; et li feri, sartie e monition di ditta armata erano sta messe nel castel de la Canina eie. Da poi disnar li consieri deteno audientia, et li savij se reduseno in colegio a consultar. Et, visto uno libro di debitori di le dezime 4; eh’ è a la camera d’imprestidi, resta assa’ debitori di primi di la terra, eh’è gran cossa in questi bisogni, non pagano; eliam di le tanse ne sono una grandissima quantità. Di Ravena, dii podestà, di 3. Chonie à di Faenza, el castelan esser sta retenuto da li XVI, et messo im prexorn, et li hanno dato (aia ducati X mìlia, et poi rendi conto di l’administration fata ; et hanno retenuta tuta la sua roba. Ilem, hano ruinà caxe a presso le porte, ilem, el conte Guido Torello fo dito esser venuto a Faenza per defensiom ; ma fo il contrario, e vene per uno tratato, per nome dii ducha di Valentinoys, qual fo discoperto, et si è partilo. Et il signor di Faenza à scrito a esso podestà, e mandato uno suo messo, pregando la Signoria nostra lo ajuti, si non publice, secrele. E per un’ altra letera, di 3, a hore 8 di note, di ditto signor, li scrive questa retention dii castelan, e come hora potrà dimostrar la servitù ha versso la Signoria nostra ; et se per avanti non l’à dimostrata, è processo da costui. Item, esso podestà, continuando la letera, dice el ducha eri, a hore 24, intrò in Cesena con 100 lanze di zente d’arme, et 300 fanti de la guardia soa ; non li andò contra altri dia missier Polidoro Tiberti, e