1015 MCCCCC, NOVEMBRH, 1016 et«, scrive e! prefato podestà esser venuto da lui Vicenzo di Naldo, dicendo haver auto letere di li soi di Val de Lamon, lo cohfortano voy andar de lì ; per tanto voria licentia. Li à risposto, è bon e savio, et sa quello l’ha a far ; aspeta hordine di la Signoria nostra. È da saper, questa matina domino Hironimo de Salichia, orator dii signor di Faenza, vene in cole-gio, dicendo haver hauto letere dii signor, con la licentia debbi ritornar a caxa; per tanto si racoman-dava a la Signoria, e toleva licentia. El principe la dete etc. Copia de una lelera scrita per il signor di Faenza a la Siynoria nostra. Serenìssime princeps, et exveUentissime domine, domine colendissime. Per essere stato continuamente devotissimo de la serenità vostra, vero et fìdelissimo servitore de quella, may per alcuno tempo non me sono defìdoto «lei patrocinio suo, nè ancho persuaso che la me voglia abandonare in luto, ma più tosto ne le occuren-tie mie me abia a mostrare gratitudine, con qualche bono effecto, in recompensatione de la fede et devo-tione mia, la quale per alcuno accidente mai non se poteria extinguere. Et perchè me persuado che l’a-more de la serenità vostra, si per suo proprio insti-tuto, corno per debito naturale, sia reciproco verso de mi, con grandissima speranza et fede recoro a la prefata serenità vostra devotamente, pregando quella cum vehementia cordiale et effìcatia de animo, se voglia degnare in questo urgentissimo bisogno darme ajuto et favore oportuno, per la con-servatione del stato mio, del quale in ogni evento sempre se ne poterà valere la serenità vostra, come de le cose sue proprie, cussi etiarn de la persona mia. A la quale devotamente me ricomando. Fuoentice, die 30 octubris, hora noclis sepli-ma., 1500. Sotoscrition : Serenitatis oestree deoolissimus servi tur, Astorgius Manfredus Faventiw. La manssiom : Serenissimo principi et excellen-tissimo domino, domino Angustino Barbadico, Dei gratia inclyto duci Venetiarum, domino observan-dissimo. A dì 4 novembrio. In colegio vene l’orator di Pranza, dicendo ha pensato di mandar domino Ma-theo Copolla, neapolitano, dal roy a persuader a l’impresa. Laudato mandi. Et li fo ditto dii vegnir dii signor di Rimano a la presentia nostra. Disse, li feva compassione, et meteria ogni bona parola eie. Vene lo episcopo di Limissò da cha’ Dolze, qual scuode le decime pontificie, dicendo haver scosso di l’anno passato ducati 30 milia, di questo 13 milia, et tutte 4 dia dar più di ducati 80 milia; excusan-dossi la causa procieder da li nostri cxatori, vuol scuoder, oltra le decime ordinarie, li resti vechij, e il clero non poi tanto. Aricordò un remedio : restar prò nunc di astrenzer a pagar li resti, acciò si com-pij queste decime papal. Vene el signor Bortolo d’ Alviano, solicitando 404 " haver danari ; li resta zercha ducati 1800. Or tandem fo terminato darli ducati mille, et dii resto si provederà. Rimase satisfato, et si partite. Vene sier Anzolo Trivixan e sier Zacharia Dol-fim, a li qual fo'commessa la cura di l’arsenal, dicendo in Parsenal non c’è 0; bisogna fero, legnami etc. Unde fo termina farli dar ducati 5000. Et sier Francesco Zustignan, uno di patroni, havia re-fudato, sier Jacomo Capello era fuora per legnami, restava solum sier Andrea Loredam ; ergo fo bon far li ditti proveditori. Item, fo fato un cassier per un mexe, e iterum fo reballotà sier Francesco Foscari ; tamen rimase sier Piero Duodo, savio a tera ferma. Di Zara, dì sier Francesco Venier e sier Jacomo da Molin, doctor, reclori, de 22 octubrio. Come li spagnoli di Nona erano non partiti ; non obstante il capo rimase con lhoro d’acordo di dar mezo ducato per uno, fin veniva la paga. Et cussi eri mafina si levorono, adeo quel luogo è rimaso vacuo, non solum di stipendiati, ma etiam de homeni ; per tanto si provedi. Et ozi, per relation di doi zoveni nobeli de li, nepoti di missier Simon di Nassi, ritornati da la fiera de Buehari, hanno inteso, che mo fa 14 zor-ni, hessendo li a Buehari con la sua botega de mer-ze, el capilo de lì un Mathias da Buda, merchadante, qual, rasonando con lhoro, fé varie interogatione dii luogo de Lavrana, quanto era lontan di Zara, e si 1’ era sul conta’ di Sibinico ; poi, sconzurandoli, li disse, che colui che era prior de Lavrana ha tanto pratichato a presso la regia majestà di Hongaria, che • li ha promesso di recuperarli Lavrana ; e, licei pari cossa incredibile, tamen provederano al locho, solicitando la expeditiom di Nadino, qual sperano per luta la setimana che viene, sarà compito di coprir, e reduto a la perfeetion la torre, e cussi el revelin,