593 MDXXVII, AGOSTO. 594 menle s’è risolto, che il signor marchese di Saluzo li mandi 600 fanti de le sue compagnie, et che il signor Duca fornisca Sise (?) per obslare che imperiali non passino in caso che volessero andare per la via di Spoleli et di Fuligno. Così Sua Excellentia li manda il conte Antonio Maria Avogadro, con li sui homiui d’ariYie et due compagnie de fanti. Li stradioti che cavalcorono heri sono retornati, ha-vendo.falto represaglia de dui soldati a cavallo che erano de la compagnia del signor Sigismondo da Gonzaga nostro, et uno di loro è mautuano. Io l’ho interrogato de Mandamenti et desegni de imperiali; ma non sa dir cosa di momento. Se intende che il principe di Orangies va alla volta di Siena con sette bandiere de cavalli et un colonnello de fanti ; si crede sia per aquietar le cose de quella cita, la quale è in grandissimo travaglio. Dal signor Hiro-nimo Mathei gentilhomo romano ho inteso per cosa certa, che li reverendissimi Farnese et Monte et alcuni altri cardinali de li primi sono ussiti di caslel Santo Angelo et reiornati alle loro case; et che Nostro Signor ha maior comodità del solito, et che Sua Santità ha creato governator di Roma lo arcivescovo Syponlino, qual haveva prima nauti il sacho di quella terra il medesimo oflìtio. Il concilio che qui si fece heri, fu zerca la materia de che ,393 scrissi ; ma non fu concluso altro se non che se disse, che per assicurarsi de le cose di Perosa necessario era sostenir quelli che se havevino suspetti ; et si nominorono alcuni che per adesso non mi par bene che siano dir, ma Vostra Signoria lo saperà presto. Postscripta. Il signor Luigi Gonzaga nostro è ancor qui, molto malcontento per non poter haver licentia di andar a casa come summamente desidera, per haver la compagnia come disfata ; se raccomanda etc. 394') De Poma, de missier Sigismondo lamino, di 24 di Julio 1527, scritta al signor mar-chexe di Mantoa. Essendomi partito di Roma per il caso de ch’io scrissi a Vostra Excellentia per via di monsignor de Slyponis et per la via di Urbino, zioé di la peste che mi havea morto un servitore et un altro ferito, et non mi parendo di aritornare altrimenti sin che io non fusse un poco più sicuro, tanto più quanto che non potea negotiare con alcuno ; et perché il signor Feranle era nel medesimo suspello (1) La carta 393 * è bianca. Viarii di M. Samuto. — Tom, XIV. per la morte de molti de li suoi, trovai sua signoria, et così me ne steli in Velitri alquanto apartalo. Et fratanlo, volendo le gendarme passare un poco più inanti verso il regno con speranza che più presto se li faria provisione, il prefalo illustrissimo signor Ferrando fu pregato da questi cesarei ad non abandonar essa zente d’arme sin che non li fosse dato remedio per mantenerla unita et in fede; et però fu ordinato de passare Duo ad Anagne et Ferentino, ove andando per il camino presso Vai-montone fui trovato dal Turcheto cavallaro, che fu alli doi del presente, et liebbi da lui le lettere di Vostra Excellentia. Assetate le gendarme ad Anagne et Ferrentino, perchè’l Turchetto portò alcuno ordine allo illustrissimo signor Ferrando sopra le robe di Madama illustrissima et excellentissima perse in mare, et che sua signoria havea pur da conferir alcuno cose con lo illustrissimo signor Viceré, mi parvo in proposito, poiché per alhora non era adhiesso a conversatione in Roma, andare con esso signor Feranle sin a Gaieta. Così ce andai et visitai il prefato signor Viceré, il qual mi fece assai bona ciera, el mostrò vedermi volentieri. Nel medesimo lempo che eramo lì, vi gionse un ambasafore de la infantaria alemana, et uno di la spagnola, con pregare Sua Excellentia ad voler senza altra excusatione venire a pigliare la cura de l’exercilo et provedere del pagamento loro integro, protestandoli che, se 394» per tempo de 20 zorni, li quali finiscono Giovedì proximo futuro, non haveano la integra satisfatene, se volgeriano alla via del regno ; il che mi affermò poi il capitanio atamano che ci era venuto, quale é mio amico, che così haveano determinato exequire in effetto. Agli denari il signor Viceré rispose che non si mancaria di far ogni sforzo per provedergline, benché dal cauto di qua bisognaria far provisione per lo apuntamento fatto con Nostro Signore. Zerca el venire al campo, che ogni volta che si havesse necessità di far giornata 0 altra notabile expedi-tione et periculosa, lui era per venire a morire o • vincere insieme con loro, ma che per hora non parea che’l fusse suo oflìtio questo ; et che bes-sendo Viceré di Napoli, havea a lenire carico di quelle cose et provedere alle necessità che occo-resseno. Parliti che fussemo dal signor Viceré, lontano da Gaieta zerca 7 milia, incontrassimo lo illustrissimo signor marchese del Guasto che in posta andava dal signor Viceré, con il quale me affermai uh poco a fargli visilatione in nome di Vostra Excel*