1471 Mdcccci, papa, dimandò il signor volesse favorir il ducha, e lassar poner le decime- nel dominio ; item, alzamenti a Lugo e Bagna Cavallo, et balestrieri a cavallo, pagati dii suo. Il signor li à risposto con-,tema, di le decime è contento, ma non comenzi fino non à risposta da Roma dii suo orator ; ma niun le pa-gerà. Li ha negato lo alozamento, et li dà 30 balestrieri pagati per lui. Item, à, per uno mandò a Bologna, come el ducha voi da missier Zuane Castel Bolognese e la podestaria di Castel Filminese, e Castel Gelfo, lochi di gran importantia, con promis-sion, compita l’impresa di Faenza, renderli; e missier Zuane li mandò il lìol, prothonotario, in campo ; 0 fece. Li mandò poi do di signori, et par sia venuto uno brieve dii papa, che in poena exeommuni-calionis, in termine di zorni 6, habi fato quanto il ducha li dimanda; et par missier Zuane habi mandato doy dal ducha, a far il primo partido, prome-tendoli la restitution ; et a Ferara è sta dito, à ’uto Castel Bolognese esso ducha. Item, è passa uno burchio con francesi dal Bondem, el lì ne son venuti 100; si dice si aspeta 7 altri burchi, siche sarano 4000 francesi ; si duol non haver eavalari ; et li fo scrito a Padoa, per colegio, li dovesseno mandar do eavalari. Da Caravazo, di sier Alexandro Malipiero, pro-vedador. In materia di fermenti di la rocha, sta mal eie. Scritoli li vendi, et salvi li danari. Item, quelli di Caravazo scrisse contra esso provedador, non li observa li privilegij soi, e fa cosse nove ; non si traza fermenti senza boleta, et il suo canzelier tuo’ soldi do. Fo scrito non facesse pagar. Vene 1’ orator di Franza, e mostrò una letera li scrive esso Cardinal curzense, di uno secretano dii re di romani vien qui. Et li fo ditto 0 esser. Vene quel secretano dii re di romani, qual 0 disse. Non à letere di credenza ni altro ; va a Roma da domino Philiberto, orator regio eie. Veneno do oratori di Cadore, per certa dichia-ration di soldi 5 per campo, dicendo voler pagar ; et fonilo satisl'ati. Veneno tre oratori di Lendenara, dolendossi di certe novità voi far sier Marco Antonio Loredam, capetanio di Ruigo, lì ; et fono comessi a li savij di terra ferma, ad aldirli eie. Da poi disnar fo conseio di X con zonla di colegio. A di 27 fevrer. In colegio, nolo, in questa note partì sier Lorenzo Loredam, sopracomito, va in Ar-be, a compirsi di armar ; et sier Cabrici Moro, va a don Consalvo, capetanio yspano, li anderà driedo. Vene il signor Bortolo d’ Alviatto, dimandando la risposta di quello à proposto, di aver agumento, Il principe li dò bone parolle, dicendo non li era per manchar, e fin qualche dì si vederia le zente d’arme, et si faria eie. Vene uno abbate di 1’ bordine di San Beneto, dice è reformator di monasferij generai di quel bordine, di natione alemano, vestito di negro, con anelli in dedo e mantello, qual fo introdutto per li cai di X, et sentalo a presso il principe. È di natione allemano, parla grave et Ialine. Et comenzò a dir come era abbate visitador et relbrmador di mona-sterij generai di San Beneto, sta a Roma, va dal 570 serenissimo re di romani, de chi è fatniliar, et a Roma à conferito con l’arziepiscopo di Patras, sive episcopo di Torzello, nè con altri à parlato ; et che ex spirilu, à ’buto relation, in questo anno sarà gran cosse in Italia, dicendo assa’ mal dii re di Franza, qual per nefas el nefas voi insignorirssi de Italia ; per tanto si offerisse tratar intelligentia tra il re di romani e questa Signoria nostra, dicendo, lui non haver voluto episcopati, non cardinalati, ma solu.ni reformar li monasterij ; vive di patrimonio, et za re Carlo, quando fu a Roma, volse il suo conseio zer-cha a reformar la chiesia di Dio ; li disse non era suo officio, ma dii consilio, et sapeva la destrution di caxa Aragona, per quello fece a San Germano, dove è il corpo di San Beneto e sua sorella, qual abatia dele in coinenda, et ivi fu fato sporzizie. Il re Carlo 10 volse menar in Franza, e lui recusò ; et che lui non voleva beneficij, ma è venuto a dir, à ’buio gran relation di quello patirà la chiesia di Dio et la Italia, fiorentini et il dominio nostro ; et saria bon placar Dio, e si fazi questo anno ullimo eonalu, e si vardi dii re di Franza, et niun è meglio cha ’1 re di romani. Pertanto voi andar dal prefato re, nè mai è' voluto esser orator, si non al presente, per ben di Italia eie. Or el principe li parlò sapientissime, dicendo : Il re di romani doveria socorer la cliri-stianità eie., et semo colligadi con Franza, qual fa potente armada ; nè bisogna altra intelligentia, cha tutti li christiani si disponi a uno ad ajutar la chri-stianità contra questo can turco. Si che, senza risposta, e con pocha existimaliom, sì tolse licentia. Vene l’orator di Franza, per il qual fo mandalo ; el li fo comunichato il tutto, e la risposta fata ; et 11 podio caso fato. Li piaque et ringratiò. Da Roma, di l'orator, di 17. Come ozi fu dal papa per la cruciata, e dito molte parole al papa, qual stava a un balcom a veder maschare. Qual a la fine rispose : Fè che la Signoria dagi favor a li no- FEB13RAJ0.