181 MDXXVII, MAGGIO. 182 (ano, credo sia gran peoa a questi valenti homeni non potere trovare scusa nè ataco sopra le altrui spalle. Parme vedere in breve chi penserà di sopra monti, et chi volerà ultra Bologna, cercando però prima far qualche bella punta invano pir schivare pericolo et per attendere pur in qualche modo a F onore. Et penso presto lo cominciaremo a vedere. Che Dio ne doni quello effeclo che se desidera per universàl benefilio. Fiorentini dicono haver preparata la rata loro del danaro ; pur stanno così, forsi per veder qualche exito di questo che si designa. Uno urvetano venuto da Roma aflìrma il saco et preda et morte, come per altre ho scritto, et che li inimici il Sabalo poi la presa, per via di Banchi et per la strada vechia di Borgo cominciarono, et hanno sempre, continuato a battere il castello da quelle doe bande. Et che haveano preparato come un cavaliere di baioni di lana et portatile, et già lo cominciavano a movere verso il castello ; ma che li di dentro con le artellarie lo rebutavano con ruina di tal machina. Uno Antonio pur da Orvieto, che stava già cum il signor Joan de Medici, bora con il signor Renzo, dice che la casa di Madama era acordata per le robe et persone vi erano dentro con spagnoli in 26 milia ducati, et che todesclii inteso il caso, vi erano poi andati loro a dar la battaglia, et U3* che nel partir si manegliava lo accordo. El cavallo cadde al signor Federico adosso, et cum la sella ferrata sopra il petto, che li fracassò et ruppe F armatura che havea adosso, et è in Viterbo, come per P altra mia ho scritto. Lettera del ditto, di 19, da V Abadia presso Nepi. Hogi pur, Dio laudalo, senza molta piogia, ma per longa et strana via et di notte con slrachezza di tutti, senio venuti qui ad una badia presso Nepi dui miglia, incontrati per strada dal signor Giovan Corrado et signor Ursino, li quali affirmano pur la ruina di Roma. In Fiorenza, tre o quattro giorni sono, in piaza dove erano alcune piche di fanti drite secondo dicono, pare che il vento le gitasse a terra, et feceno alquanto di rumore, et dubitandose che fusse altro, in un subito furono serate le botege et cominciato a fare qualche bisbiglio, per il che il reverendissimo Cortona et Redolii, insieme con il magnifico Ippolito, temendo forsi caderci, deliberemo smontare di l’asino, et convocato il Consiglio di settanta, finalmente fu concluso la mulation di quel Stato in la maniera scritta alla excellentia del signor Duca, et manda la copia. Copia. Illustrissime et excellentissime Domine, etc. Se alcuna città o republica de Italia, per li incomodi et travagli d’ una sì longa guerra se può dir affaticata, la nostra sopra tutte ottiene il principato. Et se da progressi de lo exercito inimico et da lo exemplo de le imprese sue, maxime di Roma, ra-sonevolniente si può stare con qualche timore, a noi oppressi da insuportabili spese et mal satisfalli de modi nostri tenuti sin qui, convene el temere et prevedere alla sicurtà nostra. Et perchè li Reverendissimi Cortona et Ridolfi, come rapresentanti la Santità de Nostro Signore in questa città, et il magnifico Ippolito con essi, di già’si erano ad veduti di qualche trepidalione dello universale, hanno voluto non obslante alcuno preiudicio della casa satisfarli. Et davanthieri, con gran dimostralione di benivo-lentia, in un consiglio di primi nostri cittadini ra-gunati per questo da loro signorie reverendissime, proposeno, che in un travaglio, dove al presente si trova questa città, liberamente dovesseno pensare, examinare et eseguire senza alcun rispetto della casa tutto quello se cognosciesse a beneficio publico et a salute sua, che a tutto volentiera assentirebono. Donde ne è successo, che beri se deliberò mutar governo alla città, credendo che fra li scarsi partiti ci si rapresenlano, questo sia il migliore et da più facilitar ogni via, che in alcun modo ci potesse condurre al fin desideralo de quiete. Et finalmente, per non infastidire Vostra Illustrissima Signoria, si concluse et stabilì il governo futuro nel modo apunto che la città soleva governarsi avanti al 12, excetto che ’1 Confalonier de Justitia, dove prima era a vita, adesso si farà per uno anno; et con questo che li Medici stieno da privati cittadini liberamente godendo le facultà loro. Il che avendo loro assentilo, et essendosi fatto tutto con bona unione, ci trovamo veramente molto contenti et con grandissimo fer- 1 vore ad seguitare la impresa insieme con la lega, per defension nostra et di tutta Italia. Però ci è parso spacciare a Vostra Illustrissima Signoria in diligentia per farla capace de li animi nostri, et per accertarla che la mutatione falla dello Slato, non è stata ad altro effetto che per meglio et più unitamente poter procedere alla defension nostra, et de la libertà de Italia. Quella adunque stia di bon animo, et proceda gagliardameute le imprese desi-