945 MCCCCC, OTTOBRE. 946 bendique ad nos prò re communi, utpote quae sem-per et amice et sapieuter consulere sibi exterisque omnibus consueverit; laudamusque nos merito, quantum possumus, rationem hanc suam, niliilque optamus magis quam esse nos eos, qui tanto oneri rerum pares esse possimus. Quse res, quum gravior sit quam debeat et possit a nobis litteris tractari, magnifico oratori excellentiae veslrse residenti apud nos mandavimus, nuntiaret quse sint in hac re, de qua scriptum ad nos est, consilia nostra, quidque nos in ea re cogitemus; quae omnia, ut credimus, copiose is et fideliter referet ; nec nos ob eam causam lon-giori epistola morabimur excellentiam vestram. Qua; bene valeat. Ex palatio nostro, die 20 septembris 1500. Martel. 376 Da Corphù, dii baylo, di 8 oclubrio. Par habi scrito dii zonzer e partir di l’armata yspana, qual non si à ’uta, et di le fabriche e la necessità di mu-reri e manoali brexani eie. Ha auto una letera dii ca-petanio di la Parga, li avisa di le cosse di la Preve-sa. Per spie ha, tutti li turchi si erano partidi, et è venuto el llambular de 1’ Angelo Castro con 40 turchi, e lui amalato ; et erano in aqua 8 galie, et le 4 le ronzavano, ma erano pochi maistri, per el calivo aere sono morti. E si dice l’ongaro dà gram impazo al turcho, e fali danno assai ; e il turcho à mandato do ambasadori al re Fedrico, per via di la Valona, e che tute ste marine stanno con gran paura, e stanno in fuzir, et è 8 dì erano venuti ne li soi casali ditte spie, et non erano venute, perchè el vayvoda da San-dona adunava zente per corer de lì, e havea pià i passi, acciò alcun non vegnisse ; tamen non è venuto per non haver trovato homeni a suficientia. E, poi le spie, è venuto uno era schiavo, vien da l’Arta, e fo a la Prevesa, e dice di la paura aveno a l’Arta, quando l’armata yspana veteno, credevano fusse el nostro zeneral, et erano disposti per tutto a fuzir e aban-donar li loci. Qual vien in questa terra a la Signoria nostra, e par quel capetanio di le barze inquerisse di ditto colpho di P Arta, et ha mandà una fusta per prender un homo, per saper qual cossa, e volea mandar Vilamarin con le galie e barzoti a tuor ditti luo-gi, et va a la Zephalonia, che pertende averla, sì che, si l’andarà o mandarà, tutti quelli lochi sarà soy senza alcum contrasto. Et questo intese per uno bre-1 Diani di M. Sanuto — Tom. 111. gantin andò a le barze eie., et parlò col capetanio. Et alias ditto Villamarin vene al tempo dii signor Lu-nardo, e sollo con 12 galie have la Prevesa. Item, ha examinato dito schiavo, qual da septembrio, che fo preso, in qua, è stato a I’ Arta ; dice si divulga, un-gari ha roto a’ turchi, e ha lassato a la Prevesa, a dì 2 di.l’instante, galie 9 in aqua compite, ma non li è li remi, ni arbori; altre 3 galie sono in terra, e se lavorano ; e sono solum maistri 26 calafai, lutti di Lepanto ; et è zercha cavali 60 di turchi, quali stanno im più luogi. Li asapi, erano a la guardia di le galie, per hordine dii signor sono partiti ; e hanuo posto turchi nel castello da zercha 20 boclie d’artilarie, tra le qual son do alquanto grosse, le altre, el forzo, mortari. E à inteso el ditto da 1’ armiraio di la Prevesa, è corphuato, era su l’armata inimica, qual dismontò a Modon, et è venuto per terra, li à ditto el signor andar col campo a Constantinopoli, e havea lassa zercha 4000 cavali a Napoli, quali sono mal tratadi da quei di Napoli, et l’armata va versso Ga-ripoli eie. Item, el cavalier spagnol, come scrisse, rimase a Corfù infermo, è morto a dì 5 di l’instante. Di 1’ armata nostra nulla ha. Dii capetanio zeneral dì mar, date in galia, a presso Legina, a dì 10 septembrio, a hore 5 di note. Come poi quelle di 8,