649 MCCCCC, AGOSTO. C50 sto da Corfù. Fo dal principe; disse gran mal di la nostra armata ; si scusa non haver fallito, et si apre-senlerà a le prexom. A dì 20 avosto. In colegio vene sier Alvise.Ve-nier, venuto podestà et capetanio di Ravena, in loco dii qual andoe sier Antonio Soranzo. Disse la terra esser assa’ citadinescha, volze tre mia, le do parte è disabità; è anime X milia, in el conta’ XI milia; muro vechie e triste, e ne à conzà in alcuni lochi, et à fato far uno mio di mure, con li parapeti, senza spesa di la camera. La citadella stava mal, e à fato conzar li parapeti, fati di piera, e fato la porta con muraie. Item, fè far uno pozo, 8 passa longo, 5 largo, e sta ben al presente, llem, di la camera nium dia haver 0, e lassa lire 400 di bolognini in camera. Item, il teritorio è a torno mia 91, longo 23, largo 13; fa Tormenti stera 300 milia, zoè, si consuma in la terra e il conta’ 100 milia, et 40 milia per seme-nar, il resto va via, e assa’ cari de Tormenti vien su quel teritorio di Lugo e Bagnacavallo e Ymola, Forli, Cesena e Bertonoro. Item, è pie’ 150 di legni cazudi, eh’ è boni per 1’ arsenal. À fato far 4 ponti di legno; a’ ricordi si potrà aver mille roveri, a tuorne uno per possessioni, boni e longi, di pie’ 45 1’ uno, qualli si haverà in zorni X. La intrada di Ila-vena è lire 34 milia et siecento de bolognini, che son ducati undese milia ; e la spesa è lire 32 milia a P anno; et che sempre à manda i danari qui, e sempre si scuode e si paga chi dia haver. Fo laudato dal principe. Vene Malheo Cini, fiorentino, sta in questa terra con la fameglia; e dimandò licentia, voi andar a Fiorenza per una lite; starà fin 4 setimane. Et ditto, vadi. Vene P orator di Pranza con uno messo di Mi-lan ; à una letera di monsignor di Luciom, in reco-mandalion dii preosto et canonici di Santa Maria da la Schalla di Milan, per numero 22 ; à una possessioni soto Cremona, chiamata Castel Visconte; li rec-tori voi pagi le decime, et lhoro hanno privilegij di exention. Fo commessa a li savij. Vene Alvixe Zio, va in armada dal zeneral, tolse licentia. Pregò la Signoria non sia tenuto più di 4 mexi ; et cussi fo scrito al zeneral, observi la parte. Di Roma, di l’ orator, di 13. Come andò dal papa, inteso nove di turchi, per via di Otranto, esser sta a le man P armade. E il papa disse : Nostri à gran cuor. E voltatosi a una Nostra Dona con le man zonte, ait: Verzene Maria, mostra miracolo! Et desidera la Signoria li dagi risposta a le propo-sitione ; prornete far per nui eie. '■’8 Del ditto, di 16. Come fo concistorio, e dati certi benefìcij in Anglia ; e à inteso fo leto letere di mer-chadanti fiorentini, avisava Modom e Coron esser sta preso, et 12 galie nostre da’turchi. Il papa disse: Non è vero; fiorentini dicono per odio. E li cardinali si la passò, exceplo lo alexandrino. Ilem, si aspeta lì il conte di Festimbergi, orator dii re di romani, con amplissimi mandati ; et il Cardinal di Siena ,si parte, va in la patria a star qualche dì. Di Napoli, di l’orator, di XI. Come il re intese el prender di le do nostre galie ; si duol eie. E doin Joseph, ebreo, li à ditto, scrivi al capetanio di P armata ; qual fa li fatti soi, è homo richo, e vene di Spagna, sta a Trani, che voglij vegnir con P armata in Levante; e cussi à scrito. Prega la Signoria li lievi di portar bareta zalla. Item, è letere di Granata di la raina vechia ; scrive la morte dii principe di Portogallo, et che quelle alteze si la passa tal morte. Da Rimano, dii secretano, di 18. Coinè quel signor havia dopia terzana, et è meiorato ; processa tal febre da collora, per strachi. Item, di rebelli foraussiti voleano far novità. Di Riva, di sier Piero Foscolo, provedador, di 16. Esser passà de lì uno corier dii papa, porta risposta al re di romani di suo letere ; et il Cardinal San Severim passò Torbolle, va a Mantoa, et è passato con barche per il lago. Di Malhio Falaza, sora masser di sier Jacomo Venier, capetanio di le galie grosse. Scrive da la Nata, di 31 luio, a uno suo qui, dii modo fo combatuto con turchi ; danna esser tante galie grosse, quante erano ini bonaza, et solum 8 fè fatti. Vene sier Piero Cabrie], et mostrò una letera di sier Marco, suo fradello, castelan a Modon, di 14. Li scrive: Sta di bon animo, di nostri pochi è morti, di turelii assa’ ; e dii romper una bombarda grossa dii turcho, et che uno passavolante fo trato, dete di sopra podio lontani dii paviom dii signor, el qual è amallatodi febre; et il bilarbeì, va strav’estito per il campo, podio inanella da’schiopeti non sia stà morto; et è caristia in campo, e pocho pam si dà per assa’ aspri ; biava è pocha e cara ; e che sier Ilironimo Pixani, provedador, con quelle galie vene, stè poche bore; non voria el fusse mai veputo; danna il zeneral, che non par ni fa provisiom. Ih Udene, di sier Antonio Loreclam, el cavalier, luogo tenente, el di Oradischa di sier Piero Marcello, provedador, di 18. Zercha quelle cosse; non e biava da cavalli, bisogna fanti, et è rote artilarie fè Paulo da Canal ; voleno danari per dar a li bombardieri, et è venuto lì uno stafier dii Cardinal San Severim, va a Roma, al signor Bortolo Alviano, per