1079 MCCCCC, NOVEMBRE. 1080 gnoria, di lassarla in libertà, vadi dove la voi. La qual era in uno monasterio di Santo Andrea. Da poi disnar io pregadi. Et, poi leio le letere, fo per li cai di X tolto in nota tutti quelli erano im pregadi, et datoli sacramento sopra il messal, e comandato stretissima credenza, im pena di la vita e di la facultà, e non parlar fuor di le porte, eliam 1’ un con l’altro di quelli di pregadi ; et si faria in-quisition eie. Et poi il principe fé una relation ctc. Et verba oraloris Francia, dolendossi eie. Poi sier Nicolò Michiel, procurator, ne fé una altra in renga. Et iterum el principe fè la relation di quello havia ditto questa malina esso orator in colegio. Poi fo le-to, per Gasparo, una letera scrita a dì 12 di questo, a l’orator nostro in Fra ri za, zercha quelli zerchano poner mal, et di la liga si diceva si.tratava tra il re di romani, re di Napoli, il lurcho e la Signoria nostra ; e non è vero 0. Item, una letera fo scrita al roy in questa substantia ; le qual do letere fono ex-pedite per il collegio. liciti, poi fo leto do opinion di Ihoro savij, zercha scriver a F orator nostro a Napoli, in materia de pace col turcho tractanda ; la qual tutta è materia di savij ai ordeni ; lumen non fossemo nominadi ; e uno voleva indusiar. El principe si partì ; et sier Cabriel Moro, nostro collega, andò in renga. Aceidit, sier Lunardo Loredan, pro-428 curator, se incollorò, andò a la Signoria ; fo fato chiamar li capi di X, quali erano sier Zuan Zantani, sier Nicolò di Prioli et sier Pollo Pixani, el cavalier; et ditti capi dixeno, era in libertà di cadauni di pregadi dir largamente la so opinion. Et cussi, sine parte, sier Gabriel Moro parlò, dolendossi non ne era dato il favor ; si scusava col conseio, cargo li savij eie. ; et, perdio! si portò benissimo. Li rispose sier Francesco Foscari, savio a terra ferma, dicendo haveva-mo più libertà cha savij di ordeni sia mai stati ; ne laudò ; (amen eie. Fu posto per Ihoro savij e li provedadori sora l’arsenal una parte, che alcuni danari, deputati a franchar el monte nuovo, siano deputati a l’arsenal eie. Contradixe sier Alvise d’ Armer, proveda-dor al sai, dicendo era contrarij a far di depositi. Fu conzà, e presa. Item, per li ditti fu posto una parte, zercha certi danari scuode li provedadori di comun, di raxom ut in parte, che, de calerò, sij di 1’ arsenal etc., ut in ea. Et fu presa. Item, per li ditti fu posto, che certi danari, oltra li deputati a la camera d’imprestidi, si scuode a le raxon nuove, sia per l’arsenal. E fo presa. Fu posto per sier Antonio Trum, el consier, cer- ta parte di li governadori stati di le galie grosse ; e perchè sier Lunardo Grimani volse meter un scontro, non fo posto alcuna cossa. Fu posto per Ihoro savij una letera da scriver a Verona, zercha la venuta dii Cardinal curzense, va legato in Eiemagna, lo honori, fazi le spexe, e le parole il podestà li dia dir. E ave tutto il conseio. Fu posto per tutti una letera a 1’ orator nostro in Spagna, zercha ringraciàr quelli chatolici re, di P armada ; pregar la fazi invernar in Levante etc. Item, un’ altra letera, che, potendo, el vadi im Portogallo, e le parole el dia dir a quel re ; non potendo, mandi domino Zuan Creticho, come alias fu preso. E ave lutto il conseio. Fu posto per sier Antonio Trum, el consier, di chiamar, venere questo, pregadi per expedir molti cremonesi sono a le porte ; e quelli di colegio debino venir con le so opinion, sub pana. E fo presa. Fu posto per tutti una mia opinion, scriver al capetanio zeneral, mandi 60 in 70 stratioti a Cataro, atento il bisogno, et li dagi soventione. Item, qualche galia sotil de lì; eliam se li mandi de qui, per le spexe occorente, e armar la fusta, ducati 600. Et sier Hironimo Orio, qual alias fo a Cataro, andò in renga, et contradixe ; zoè fé una diceria di le cosse di Cataro; et infine laudò la parte; ma parte di stra-tioti doveria star a Budua ; item, li danari son pochi. Or andò la parte : bave 4 di no. Et cussi sì vene zoso di pregadi a bore 4 e t/s. A dì 17 novembrio. In colegio non fo il principe. Vene madona Fina, fo fia dii conte Nicolò Ran-gon, el moglie dii quondam conte Hugo de San Se-verin, per la lite ha con suo fiastro, conte Almerigo di San Severim, per il castello di Padim, qual è a Ferara con mal franzoso. Vene sier Lunardo Vendramin, con do soi fioli, sier Lucha e sier Fedrigo, exponendo esser in gran calamità etc. ; haver molti creditori, et haver debito con la Signoria nostra a le raxon nuove, ducati 12 milia, et haver dà gran utilità a la Signoria nostra ; dimanda, di gracia, pngar in anni 12 di tanti prò’ d’imprestidi corenti. Et balotata ditta gracia in colegio, che li officiali deputati possino risponder, qual voi i do terzi, ave XI di sì, 5 di no. Et fo presa. Edam fo balotà una gracia di sier Zuan Trum, è debitor per i dacij, ut supra, di certa quantità ; et, per el simile, fu presa. Veneno molti stratioti, serveno in Friul, quali sono de Napoli di Romania, dimandando si provedi al viver Ihoro, videlicel acresserli la provisione hanno, acciò possino inantenir le Ihoro fameglie, sono