697 MCCCCC, AGOSTO. 698 Da Tremi, rii sier Piero di Prioli, governador. Zercha biscoti mandati e manda a l’armata, justa i mandati. Item, de lì è zonto sier Francesco Griti per castelan, loco sier Andrea da Mosto. Dii Brandizo, di sier Zuam Miehiel, governador, di 16. Manda certo aviso di nove abute di Leze. 11 sumario è questo : Di sier Jacomo Barbaro, castelan al Scoio di Brandizo, di 16. Come à .una letera di sier Francesco Malipiero, consolo nostro a Leze, de 15. Li scrive esser venuta la barcha di la Vallona, con Ietere di XI, di quel sanzacho al re, et le hanno spazà a Napoli subito. Dice, a la Yajusa è venuto comandamento dii signor a quella armata, debbi ussir, et esser venuto palli e guastadori per ingorgar le aque, e anderà a Corfù, dove voi vegnir il signor su quella ixola ; et par, uno zenoese sia quello voi cavar fuora ditta armata ; et poi vera a Brandizo a tuor quel porto ; et di Modon, lo combatèno. Et à nova, esser intra il soccorsso di le 4 galie. Di Rimano, dii secretano, trelelere, 23, 24,27. 11 signor à pur la febre, et è andato a Cariago ; etiam la madona à febre ; e il signor è andato di rocha im palazo. Item, avisa alcune cosse di Romagna, e il ducha de Urbin voi andar ai bagni, e de lì si aspeta la moglie dii signor Fabricio Collona, soa sorella. Item, scrive la novità di Aqua Sparta, et Pistoia è in arme ; à amazato il capetanio de’ fiorentini, cazati li comessarij, voleno Juliano di Medici entri, e si dice il papa manda le zente a Pesaro. Da Ravena, di sier Antonio Soranzo, podestà et capetanio. Manda dite letere, abute di Otranto, di summa importantia eie. Da Zara, di recioti, sier Francesco Venier e sier Jacomo da Molin, dolor, di XI. Come il conte Zuan Corvino à mandato a dir, per la diferentia dii prete di Scardona, voi far etc. Ilern, voleno legni per opere di larese, da far ponti. Item, dii campo dii turco anno esser morti 20 da peste, et il vayvoda di Bì-striza ; e certa parte è andati eie. Da Raspo, di sier Ulivier Contarmi, capetanio. A nova esser la peste in li turchi ; et il signor Zuane di Gonzaga, passò da Fiume via, et uno suo explo-rator era lì, qual lo ’1 volse prender. Noto, fo mandati ducati 50 in Cao d’Istria, per dar a exploratori. Di Gradischa, di sier Bortolo di Prioli, prove-dador, di 26. Zercha la fabrica si fa, et scrive quello bisogna a compirla. Et fo per la Signoria mandato a suspender la lite di sier Piero Marcello, è provedador in la Patria, con li Zustignani al zu-degà di proprio. Di Cadore, di sier Zuan Navaier, capetanio, di 23. Come è passà di certo loco il signor Zuane di Gonzaga con 12 cavali, va a Maximiano per dimandar il conta’ di Goricia, per la dota di madona Paula, so ameda. Da Milam, dii secretano. Dii ritornar lì monsi- 279 * gnor di Chiamonte et di Taleran. Altro, 0 di novo. Da Bologna, dii conte Nicolò RangOm, di 26, a Piero di Bibiena. Come a Pistoia li foraussiti è ritornati dentro, cazato tuta la parte panciaticha, sa-chezate e brusate zercha 300 case. La parte di mis-sier Zuan Bentivoy à preso tutte le forteze di le porte e di la terra; e li rectori e comissarij fiorentini non hanno alcuna autorità ; tuto procede dal mal governo di Fiorenza, da la impossibilità e pocha unione di la cità ; la terra é reduta a l’olio santo. È venuto a li confini di questa montagna, da Fiorenza, uno nostro amico per parlar a Juliano; qual li mandò Bernardo a parlar. Dice da 20 dì in qua quello slato ha posto in camino do imbassate; uno llioro fameglio cavalchante, canzelier dii palazo, chiamato ser Bacio, è andato al gran turco, con instrutiom di notificarli le cative condition de Italia, e come la è squarzata e divisa, e disposta a darli la corona de la vitoria conira venitiani, e non tema di alcun soccorso in favor Ihoro, perchè il roy, suo collegato, sarà occupato contra todeschi, per haver deliberato reaquistar la ducea di Milan, et il re Fedrico e il papa voi alcuni stati in Romagna, contra il voler di la Signoria ; non sarà uniom ; e tra il papa, il roy e la Signoria è pocha concordia. Pei* esser stati essi fiorentini boni fioli e servitori di la caxa di otomani, li avisa esser stali delusi dal roy, e beilati ; ne la impresa di Pisa li à manchato di fede ; in llioro regna avaricia e pochi danari. Item, mandano i bombardieri stravestiti da fameglij, de li migliori haliino trovati, a esso turco, excusandosi non averne più ; et uno orator di essi fiorentini tornò za qualche mexe dal turco, et chiedesse questi bombardieri, et è zorni 20 questo partì da Fiorenza, andò a Pexaro, e da merchadante se imbarchò a la volta di Ragusi. L’altra ambasia’ mandò in Alemagna, in man di Nicolò Cesari, vechio corlagino, offerendo favori a l’imperador per provocharlo a seguitar l’impresa di Lombardia ; obliga la cità per ducati 200 milia a l’anno. Et l’orator per Venecia, sopra la ripresaia, non partirà per non esser uniti a mandarlo, Item, manda alcuni avisi abuti di Pranza, qui soto scriti ; et prega non sia nominato, perchè porteria pericolo con fiorentini ; ma la mostri a la Signoria nostra.