I 385 mdxxvìi, ' terre in man di spagnoli; le qunl si doveri» lenir a nome di la liga, et elio non soportaresemo questo. Da campo, del procurator Pixani, a sier Zuan Vituri, di 14, fono lettere da Corvara, di 16 da la Paia, di 19 da Corvara apresso' Aquapendente, venute con tre corrieri monti questa notte. Il sumario di le qual lettere è, come pativano mollo di victuarie, et però erano venuti li. Scrive come, essendo ussiti il signor Vespasiano et Sara Cotona per andar nel slato di Urbino, il duca di Urbin si resenliva molto, et dimandò tre compagnie di fanti di quelli soroapilanei per mandarli sopra il ditto Stado. Li quali essi Proveditori, lia-vendo recbiesto si volevano li mandasse, risposeno esser contentissimi et che la Signoria havia caro la conservation del suo Slado. Scrive come, havendo il marchese di Saluzo prima inteso il venir di Pranza di monsignor di Lutrech, et poi etiam esso prove-ditor Pixani per lettere haute di l’Orator noslro in Pranza, par ditto marchese< babbi hauto a mal, dicendo non voi più slar eie. Item, come parlono col Capilanio zeneral di questo; qual disse il Marchese havia torto a dolersi. Item, manda una lettera haula da suo fiol Cardinal Pixani di caslello, senza zorno, qual li scrive che a boca per Bexalù che vien in campo se intenderà il tulio, a qual se dagi fede. Et scrive come sono il Papa coìi essi cardinali in caslello, et hyspani non li aletidarano a li capitoli et li mandarano in reame. Et altre par-ticularilà, ut in litteris. 255 Noto. Gionse qui il reverendo domino Marco Antonio Jnstiniano prolhonotario, di sier Hironimo procurator, luzito di Roma miracolose. Era pre-xon di Alonso di Cordova con taglia ducali >0 mi-lia ; il qual vene in campo, poi a Pexaro, et qui. Etiam, è zonlo beri il cavalier Caxalio, era ora-lor ii Roma per il re di Ingilterra, qual torna in Franza et Anglia. Da Barena, fo lettere di Alexandro Cavar-do vice colatemi, di 22. Come...... Da Fiorenza, di l’Orator nostro, di 22. Come quelli signori, da poi molle parole, haveano sottoscritto a la liga nostra di novo, et erano iulrali con certe ubligalion, ut in capitulis. Item, preso di compir al numero di 7000 fanti per la sua parie, et fallo capilanio loro di dilli fanti el signor Horatio Bagion, con darli ducali .. . per la sua persona a l’anno, et a lui fanti 1500 et I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XLV. GIUGNO. 386 150 cavalli lizieri. Scrive, esser stà fatto proclama lì a Fiorenza, atenlo vi è la peste, niun ensi fuora, né porli oro fuora. Nolo. Gionse in quesla terra sier Antonio Bola-ni pagador in campo verso Roma, qual diceva esser amaialo, et in loco suo andoe sier Domenego suo fradello. l’amen non ha mal alcuno. Da poi disnar, fo Pregadi per scriver a Ravena 355* el in campo al provedilor zeneral Conlarini. Fo loto una deposition di uno slato in Ilongaria, la copia di la qual sarà nolada qui avanti. Fo posto, per li Savii del Conseio, excepto sier Polo Capello el cavalier procurator, et Savii di ter-raferma, una lettera a Zuan di Naldo capitanio di • cavalli lizieri in Ravena et Alexandro Gavardo vice colatemi hi risposta di soe. Et che vedino di haver quel caslello qual si luo’ a beneficio..... del Papa et di la liga. Et........ Et sier Polo Capello el cavalier procurator andò in renga, et parloe dicendo voi che si fazi venir via Zuan Tiepolo che fo mandalo in Ravena, qual per li soi è slà dato fama di inlrar per caslelan, et cussi messe voler la lettera, con questo si scrivesse al dillo Zuan Tiepolo venisse via. Et li rispose sier Carlo Conlarini savio a terra ferma, in favor del Collegio, dicendo sarà pezo a farlo venir via. El poi parlò sier Vetor Dolfin qu. sier Nicolò è Provedilor sora ¡.dacii, qual é pratico in Ravena, et havia un cugnalo diadi» di Ravena qual è morlo, dicendo questa lettera non è al bisogno, et si provedi di haver il castello. Fu posto per li Savii del Conseio et terraferma, 256 una lettera a sier Domenego Conlarini provedilor zeneral, in risposta di sue, di quanto ha scrilto la excelletilia dCl duca di Milan in voler che se alcun vilan porterà victuarie ¡11 Milan 0 in Pavia siano morii, el si debbi far proolamedi questo,etiam che quelle biave non si potrà arcogier si debbi brusar eie. Al che, desiderando saper l’opinion nostra, li dicemo col Senato laudar lai cosa, et si vedi che inimici non fazino lo arcollo ; con altre parole^ ma non si brusino le biave. Et il Serenissimo Principe el sier Luca Trun procurator, savio del Conseio, voleno le lettere con questo si lievi quelle parole, che non si bruzino le biave. Et prima parlò Soa Serenila e ben, dicendo bisogna far guerra gaiardamente, perchè facendo lo arcollo nulla si farà. 25