15 MCCCCLXXXXIX, OTTOBRE. 16 4 * Da Si/o, di Zuam (li Tabia, consolo nostro, di 8 et 19 avosto, vidi una teiera scrita a sier Piero Dolfim, fo di sier Zorzi. Come havia eri da Pera de 27 dii passato, che nostri merchadanti venitiani, tro-vandosse con grande pensamento in Constantinopoli, haveano pensato trazer parte de llior beni, et fate de arquante some una charavana, e havevala messa in camin, per la via di terra, a la volta de Ragusi, pensando anche lhoro per quella via levarssi; e quando fono per cavalchar, sentito questo lo bassà, rimaso luogo tenente dii signorili Constantinopoli, li ha rete-nuti, e mandati corieri ad far ritornar tutte dite some. E questo è sta fato senza comandamento dii signor. Poi a dì 15 di l’instante scrive, ha per le-tere di Pera, di 6, chonie era zonto uno olacho, a dì 3, al bassà, mandato per el signor turco con comandamento, che ’1 debi;t retenir Andrea Griti, cussi nominando, con tutti i altri merchadanti venitiani s’ a-trovano de lì. e far scriver tuti lhoro beni e meterli in cauto. La qual cossa slatini ditto bassà ha messo ad execution, e#falo scriver quel dì medemo tutti lhoro beni ; poi, a dì 5 avosto, li mandoe a Castel-novo de la bocha de Mar Mazor, posti in una torre. La causa di tar ato a Syo, ni ini Pera, non se intende, et esser nova. L’armada a dì quindeze del passato, zoè di luio, era sora Cao Malio, zoè la turchescha. Qui sarà posto el sumario di de teiere venute da Modon, di Zuan Foscari, scrite alprefalo sier Piero Dolfim, una di 2 seplembrio, l’altra di XVditto. Primo, come era in grande affanno per le cosse seguide, et se atrovavano in grande angustie per li malli portamenti di la nostra armada, et che la nave Brocheta, di bote 700, andò a fondi per colpi di bombarde, più di le nostre cha di turchi, volendo trar quelle a’ turchi. Et si duol di la morte di quel magnifico e magnanimo sier Andrea Loredan, del qual tremava tutta la Turchia, nè altra dimanda faceano turchi, salvo se la persona del ditto era su questa armada ; e la fortuna permesse, che in quel horra zonse, montò su la Pan-, dora, e senza arme, e non fo mandà pur una galia, quando se brusava le nave, a recuperar li homeni, e si potea recuperar la Pandora, si ’1 havea un poco di remurchio. Ma, apizata la nave dii turco, essendo questa per pupa de quella, quel fuogo brusò anche questa, e li nostri homeni fono recupera da certe fuste de’ turchi, la mazor parte anegati, e quelli recuperati el sequente zorno, zonti in terra, fono taiati a pezi. In li quali da’ nostri fu visto el corpo de un zovene con camisa bianca sotil ; se judicha, sia sier Alban d’Armer. Solo el Loredan si dice esser vivo, perché si dice, che Camalli disse al bassà de l’armada, che non se dia far morir sì excelente homo, el qual, insieme con uno altro zovene, Agustin Foscolo, da Modom, prexo su l’isola Cavrera, pasando l’armada de lì, fono mandati al signor. E quando fo investida 1’ armada, si le galie grosse sole investiva, tutta se haria auto, perchè più di turchi 2000 de quella armada era in terra per scampar, e cussi era deliberà di far tuto el resto. Ma altri non investì cha la galia Poiana, la qual, essendo in mezo di tanta armada, ussite, foli ferito quasi tutti li homeni. Driedo questa, vene la nave capetania, con el trincheto mostrò di acostarse, e saltò a l’orza e scampò via. E per camin se inbatè in un schierazo de’ turchi, e butoli e rampe-gon, e tirolo in mar, e brusolo; era cargo di risi, farine, cebibi e caviari, robe de bazarioti per l’armata; sul qual era 16 homeni; e cussi si messe in mar quella note con tute le nave, e andò per fin a Strivali, e steno 4 zorni a trovarse con il resto di l’armada. Poi, essendo la turchescha a Chiarenza, essendo la franzese con la nostra, fo investita, e preso 4 galie, e una fusta, e una nave francese grossa, dita la Chiaramonte, rimasa ultima, havea 700 homeni, di qual era 300 schiopetieri, et 50 galie turche la messe in mezo. E quella, diserato a una banda soto vento 200 bombarde a un trato, fece gran frachasso de’ turchi. Se judicha, l’amazasse 1600 homeni, come disse sier Zuan Francesco Venier era lì, e de’ fran-zesi niun fo morti ni feridi. Quali tutti 700 erano armadi scoperti, e have tante freze, tuta la pope era piena, pareva el tavolazo de Lio. E lhoro con balestre, schiopeti, saxi e palli di ferro, trazevano. Et quel dì fu messo fuogo a 4 nave nostre, carge di bruscha per brusar la nave dii turco ; se brusono lontan di ditta nave. Poi, a dì 25, sora Cao Papa, essendo rimaste 5 soe galie da drio, fono prese da la nostra armata. Questo è quanto prodeza à fato. Poi sempre la fo acompagnata fino a Patras, essendo sempre la nostra sora vento. Si dice, l’armata tur-cha esser velie 150 in zercha. Se zudega, le barche havia, havesse afondate ho mandate in colfo ; havia galie 60 ; parandarie da bombarde 20, come galie aperte da pupa ; do nave grosse, di le qual una fo brusata ; tre galeaze; schierazi e barzoti 18 in 20; el resto fuste e bregantini e barchele. Al presente è rimasta co.n 150 di le più grosse. E la nostra con quella di Franza, eh’ è nave 22 erodiane, prima nave 70; galie sotil 54, con 4 francese; gqlie grosse 16, non melando la ' Poiana ; e gripi e fuste più de 50. Saria sufiziente a far tremar il mondo, e turchi havea tanto spavento, che tuli scampava in terra, se l’era investida. E horra, à conosuto turchi el poco animo