1235 mccccc, per colegio in Pranza, in materia ili successi di 1’ o-rator dii ruy eie., e ordina credenza. Di Roma, di l' oralor, di 23. Come fo dal papa, per far levar l’iulerdito a Verona ; era il Cardinal Monreal, Capaze, arborense e Salerno. Or suase a levar la scomunicha eie. Monreal altamente parlò, che non voleva, e cussi li altri cardinali partono; e il papa disse : Acordeve. E l’oralor disse, non era venuto a contrastar. Conclude, il papa non è per levar tal cossa, licei il populo di Verona non habi colpa, e sia lite Ira Monreal e domino Zacharia Trivisano. lieta, il papa mostrava star mal, e questo per non haver causa di venir queste feste in capella. /lem, visitò el reverendo episcopo uladislaniense, e li usò optirne parole. Qual rispose, sapea ben, quello li fé il caste-lan di la Chiusa, non era di mente di la Signoria nostra. Ilem, è zonto li domino Francesco Morexini, doctor, oralor, vien di Napoli ; et ozi qui a Veniexia morile soa moglie senza figlioli. Da Monopoli, di sier Jacomo Bidoer, yoverna-dor, do lelere. Una, in materia di le jumente et di salnitrij si haverà de lì ; et per l’altra, zercha el vescovo zonto de lì con le nostre letere eie. Fo leto una poliza di un bon servo di Dio, he-remita, fra’ Gracia di San Christoforo ; ringracia di le stelle abute in elemosina. Veneno quelli eri vadagnono li palij a Lio in coiegio, de more. Da poi disnar fo pregadi, non fo il principe. Et leto le letere. Di Candia, di sier Marco Barbo e consieri, di do decembrio. Scrive aver trovato tre desordeni, fati lì per sier Lucha Trun, olirti synicho, videlicet : che li camerlengi debano lar l’incanti e delivrasom di staiteli e mobeli di zenthilomeni fendati, citadini e altri, contra la forma dii capitolo 18 di la sua contis-sion, exequita dal 1436 in qua, et contra la parte 148!), 4 aprii, presa in gran conseio, che voi, li sy-nici non toy 1’ autorità di algun rezimento, sub pceni eie. Ilem, V altro disordine è là fato, che algun nodaro di la canzelaria e altri o/icij, e il canzelier grando de lì non fazi algun acto, latino sermone, ma lazi in lingua materna; e di zio la cita riclama. Fu posto per li savij dii conseio, di terra ferma, e Jò, Marin Sanudo, ai ordeni, una letera a l’oralor nostro in Spagna, in risposta. Avisarli di le preparatici) fa li principi christiani e il papa; et voi dar ducati 40 milia al re di Hongaria, eliam nui demo eie. Il christianissimo re fa armada, fato capeta-nio monsignor di Ravasten, eliam darà in Hongaria; nui femo armata, perhò pregi le calholice alleze a DECEMBRE. 1236 teñir 1’ armata sua in Levante con la nostra. Ilem, per un’ altra letera seritoli, havendola disarmata, la rearmi, e se li manda li sumarij da mar ; e una letera monitoria, che con più dolzeza etc. exponi la imbasata sua. Et sier Alvise Mozenigo, sier Cabrici Moro, sier Francesco Donado, savij ai ordeni, olirà le dille letere, messe un’ altra letera secreta, vidcli-cet, poi fato il tutto, acciò 1* armada preditta resti lì, prometa da ducati X fin 15 milia al mexe, comenzando a dì primo aprii, per tutto avosto. Primo contradixe tal ultima opinion sier Nicolò Trivixan, procurator, savio dii conseio. Li rispose sapientissime sier Cabriel Moro. Poi Jo parlai, dimostrando la opinion cativa di collega mei. E volendo sier Francesco Donado andar a respondermi, non volendo el conseio udir, andò le parie : una non sincera, 0 di no, 21 di tre savij ai ordeni, 112 la nostra. E fo presa. E sier Jacomo Cabriel voleva meter certa soa opinion, ma nulla messe. Et di tal deliberation, maxime di voler dar danari, fo dato sacramento per li cai di X a bancho a bancho, per esser di gran im-portantia. Fu posto per tutti d’acordo, excepto sier Jacomo Cabriel, et fo opinion mia, scriver una letera al ca-petanio zeneral, mandi più galie el poi al Zonchio. Item, non mandi a disarmar galie sotil, ma le fazi conzar a Corfú, o dove li par; et da mo sia preso di mandar sovenzion, a le galie vechie paga di tre mexi, a le nuove, di do mexi. Item, avisarlo si manda 6 arsilij in Candia eie. Sier Jacomo Cabriel contradixe, e messe star su quel è preso, e lassar in arbitrio dii capetanio zeneral, qual si porta benissimo. Ave una non sincera, 47 la soa, 71 la nostra. È presa. Fu posto per sier Constanlim di Prioli, sier Francesco Foscarini, sier Antonio Valier e sier Alvise da Molin, savij dii conseio, certa parte di poter vender le caxe e possession messe in la Signoria nostra, di le qual non si trova compradori, con la mità danar contadi, et l’altra mità dii credito si ha al sai, per le tanse poste eie., sì in nome suo, come de altri. Sier Bernardo Barbarigo, savio a terra ferma, andò in renga, e contradixe, e messe tutti li nostri debitori pagino un terzo di contadi, da mo i/2 zener, un 3.° di pro’ monte vechio e nuovo, e l’altro 3.° pro’ ut supra, videlicet di tempi propinqui, ut in ea. Poi parlò sier Lunardo Grimani contra una e l’altra, e messe, insieme con sier Francesco Foscari, siano exequite le parte prese sopra la exatiom dii dinaro. Li rispose sier Alvise da Molin, e andò le parte : 3 non sincere, una di no, di sier Bernardo Barbarigo 7, dii Grimani 41, di savij 72. È presa.