5 II] 1 MCCCCCt, Liona per bote 300 vini el 60 miera di formazi, di li danari di la dota di sier Zorzi da Canal eie. El a dì 24 la dita nave Liona zonse, qual partì a dì 8 da la Zefalonia, è stata assai per fortune in Arzipielago ; exequirà eie. Ilem, quella camera è povera, e molti homeni, stati za anni do sopra le galie, voleano danari ; è, stato -in camera, à dato a li galioti da 4 fin C perperi per uno, per queste feste, et a li balestrieri e compagni, ducati uno fin ducati 1 {h- per uno. Edam à dato la mità di quello doveano haver li ci- 566 tadini, per danari prestadi. Ilem, aricorda lì non esser alcun hordine ni letera, zercha il terzo dii neto. Ilem, de li stratioli fonilo mandati da Napoli di Romania, non sa che far ; li à dato un podio di fermento et di orzo ; aspeta ordine nostro da Syo, ni altrove 0 ha di novo. Dii dillo, di 27. I)il zonzer quel zorno lì uno sdiierazo, vien di Alexandria per Venecia ; el parli -a dì 9 ; porta letere, di 3 el 4, dii consolo a la Signoria, perhò non scrive difuso quanto si ha, lumen avisa, ad cuulelum, el consolo era tornato dal Caiaro con li i merchadanti andò con lui ; li tre erano sta balliti, e forzatamente havea convenuto disborsar ducati 24 milia, tolti a gran costo, e questo per il piper dii soldam di do anni, e si aspetava in Alexandria con gran desiderio le galie, et ivi si atrovava 9 navilij di forestieri, ne li qual era 3 barze de francesi, da 1000 bote in suso, con merze e danari per far specie ; e, se le galie non sarano preste, farà fati assai, e dice, è stà forzo a’ nostri vender di le soe specie per satisfar al dinar, tolto a costo per rio mexi. Ilem, che ’1 soldan à fato gran campo, per andar contra el signor di Damasco, e mandato per capelanio el diodar grando, e, per quello si ha, par ditto diodar sia intrato in Damasco, d’acordo con quello signor ; chi dice per nome dii soldan, chi dice altramente ; et ditta letera scrive di sua man. D i Roma, di /’ orator, 4 teiere, ili 12, 13, 14 et IO. Ricevute nostre letere, in materia di la cruciata, con li sumarij da mar, fo dal papa, e persuaso a dar la cruciata per li bisogni di la Signoria nostra. Rispose : Basii a quella Signoria, si spendi li danari i per lei, et per li nostri sarano sp si a Venecia. Or li lexe la letera medema, et diteli molte raxon, soa santità havia torto a negar tal cossa promessa e ju-sta ; a la fin, vedendo quasi esser vinto da la raxon, si levò et disse : Non la negamo, nè vi la concede-mo; scrivè a quella Signoria. Et andò ad udir Pau- lo Orssini, venuto di campo dii ducha, per consultar, poi preso Faenza, qual impresa habi a luor, o de Urbim o ver Toschana. Per 1 altra letera, di 13, febbraio. . ì 402 come fo da 1’ orator yspano, acciò si operi col papa ad aver la cruciata, come lui lo ajutò; promesse far il tutto, ma disse : El subieto è capivo. Per l’altra, di 14, come fo dal Cardinal Capua, et exorlato a questo, infine li disse a parte, il papa non la voleva dar per nium muodo, dicendo, l’orator yspano aver edam a lui Cardinal dì questo parlato. L’orator nostro disse: L’à fato l’oficiodasè,Come io mi operai per lui, ad obtenir la cruciata per Spagna. Ilem, eri fo concistorio, e nulla in re chrisliana ; fo parlalo solum dii' far legato di 1’ armada il gran maislro di Rodi, et sopra questo, esso orator voria saper l’opi nidri nostra. Ilem, per quella di 16, conclude non si è per haver- dilla cruciata, el il meio saria non si lassasse scuoderla nel dominio nostro, licei il papa li habi dillo : Scrivè, la Signoria dagi favor a li nostri frati, e da ino se li danari trarerno ne basterà a la spexa, non vorenio quelli dii dominio di la Signoria ; ma da Fiorenza 0 sperarne trazer, ni edam dii Reame ; dii resto è podio. Ilem, come esso nostro orator fo a visitar lo episcopo uladislaniense, ritorna in Ilouguria, ringratia assai eie. Ilem, manda letere di l’orator nostro in Spagna. Di Spayna, di l’orator nostro, dala a Stinta Fè, 566 ' a di 30 zener, hore 5 di note. Come eri scrisse dii suo partir per Portogallo, et che l’aliiiazano, secretòrio regio, fo da lui, e le parole usale, debbi da sè persuader a quel re a lassar l’impresa di Africha, et unir quella armata con quella di reali, per ben di la christianità, et che lhoro reali non voi scriverli di questo, acciò non digi, fazino per averli dato la dola di novo. Ilem, come, de lì era stà publichà la cruciata, che sarà ini proposito, el di la ripresala à ole-liuto la suspension per 4 mexi ; à scrito di zio a Valenza et Barzelona, si publichi; et havendo la instru-lion, al suo ritorno opererà sia extinta. Ilem, si ha ’uto la risposta di Napoli, per il matrimonio di la fiola di la raina, sorda di quel catholico re, fo moglie di re Ferandino, nel ducha di Calavria; el par re Fedrico li rispondi, è contento, ma voi quelli reali li prometa la difension dii regno, e lhoro non voleno prometerli, sì che la praticha è andà in fumo, et li napolitani sono lì mal contenti. Ilem, quel zorno si parte per Portogallo. Da Udene, di 20, di sier Antonio Luredan, el cavalier, luogo lenente. Come eri fo a Gradiscila, dove è sier Polo Bembo, maraschalcho di la Patria, posto in loco dii provedador, et trovò il capelanio di le fantòrie esser parlido la note intese la nova, et venuto qui. Ilem, lui luogo tenente vi laSsò Prandio dal Borgo, e altri contestabeli. Ilem, è zonlo