697 MDXXVII. AGOSTO. 698 de noi. Et cosi, quando mi parse el tempo, vedendo che mi bisognava essere quello io che facesse la slrada a li altri, saltai fora cum una banda de ar-chlbuseri su la noslra manca, et mi missi li homeni 469 d’arme su la mano dritta, quali era da ‘20. lo gli incontrai in la testa loro, et li homeni d’arme li delti per fianco in la bataria, et subito li tolse tre bandere. Et vislo io haverli desordenati, subito feci marchiare manzi la nostra bataglia stretta stretta, dove mi missi manzi a quella per non lassarla sbandare, perché l’è consueto et pericolo che come li fanti vede una vitoria, voi subito sbandarse per comenzare a robare. Et a questo hebi molto l’ochio et mollo me zovò, perchè innanzi che fossemo a la porta de la terra, me bisognò combattere molte volte; et questo era perché se atrovavemo in mezo 4 insegne nere restate da drieto, che noi non se ne eremo avisti, et 7 dinanzi. Pur, quando Dio volse el la virtù de tanti homeni di ben che erano meco rupe le 7 denanzi, et Ira morti et presi non sca-porno nè capitanio nè insegna, et pochissimi fanti. El poi mi voltai cum una banda de homini da bene al combattere le altre 4 insegne, dove subitole misi in rota, fra li quali li era quelle doi de spagnoli, le quale se relirorno su una piaza de San Todaro, et tanto combatesemo che tutti li facessemo saltare in mare con le insegne et tulio; et de 11 insegne ne havemo preso 10, el preso monsignor Gabriel da Marlinengo et il capitanio di la piaza ei tulli gli altri capitanei. Et quando non havesse hauto rispeto a la terra, per dubitalion del sacho non li volsi in-Irare per forza, ma ben era seguro non mi poteva scampar che non fusseno a la devution de la Maestà del Re. Et cosi si dele ; et mi domandeteno s’io voleva essere fato Duce, lo gli risposi che io era lì come servitor di la Christianissiina Maestà, nè ad altro attendeva salvo al servilio de quella et a lo onore de la Serenissima Signoria, aspellando che Sua Maestà ne desponesse. M’è sta desposlo fin qui al contrario di quello credeva, parendomi che ’I signor mio padre meritasse quel loco per mile miara de ragione, el la prima per beneficio di la Maestà del Re et de la Serenissima Signoria, perché certamente se voranno mantenere Genua cum governa-tor forestiero, bisognerà a Sua Maestà spendere grossamente el tenere occupato lì l’armata, et in questo mezo potria far qualche gran fructo, et Genua più segura staria a la devution de la Maestà del Re senza sua spesa quando gli fusse dentro el signor mio padre, et de l’armata se ne potriano • valere dove a loro paresse più al proposito. Et così I con ragione ogni homo restaria satisfatti ; et quan- 469* j do ben adesso non si fusse fallo T impresa de Alexandria et bavere aleso a quello de Milano, non achadeva a dubitare de Genua niente essendovi dentro il signor mio padre; che Dio prometta che le cosse de questa santa lega succeda bene come desidero. Non ho voluto mancare de scrivervi quanto ho a memoria, pt'rché a voler scrivere el lui lo de la cosa gli bisogneria 4 fui de carta ; ma ben vi prego quanto so et posso a non far mostra alcuna de questa lederà, se non che questa sarà la prima et ultima che mai haverele da mi se la mostrale. Mi ricomando. Al campo sotto Alexandria, al 27 Agosto 1527. Sottoscritta : Al piacer vostro il compar Cesare Fregoso. Del campo, da Marignan, del Provedador 470 cenerai Contarmi, di 29. Come il campo si vien a nichilar, perché si parleno li soldati per non esser pagali. Del ditto campo, di Antonio da Castello vidi lettere, di 29, particula*, qual dice : El j castelan di Mus é diventato spagnol. Ancor non si balle Alexandria. La noslra artigliarla ha caminato tutto hoggi a la volta de Piasenza. Habbiamo per certo che nemici diè venir questa notte a darne un assalto al nostro campo, et questo per Ire cose che se li alrovano : La prima li soldati mal pagati ; la segonda gran malattia ; la terza gran carestia et pochissima zenle perchè ogni zorno molli se ne vanno, a lai che questa notte (ulto lo exercito con-vien atrovarsi a li repari. Prego el signor Dio ne dia bona ventura. Del procurator Pixani proveditor cenerai, date a......adì 29........ Dapoi disnar, fo Conseio di X semplice ; et 470* prima per far li Capi per Seplembrio. Sier Francesco Foscari, sier Antonio di Prioli, sier Andrea da Molin el sier Hironimo Grimani voleano esser, ma sopralulli il Foscari, per metter certa parie di far canonici noheli in chiesia di San Marco. Etiam, il Molin voleva esser. A caxo andò in elelion sier Francesco Foscari, sier Andrea Mudazo et sier Andrea da Molin. Tocò primo al Molin, tolse sier Antonio di Prioli et rimase; secondo tocò al Mudazo,, tolse il Molin el il Foscari non volse ; il terzo tolse,