1201 MCCCCC, zorni ; qual ozi si partì ; et esgo orator disnò col Cardinal Santa f; col qual, poi ebbeno disputalo, introno' a parlar de re ehrisliana, et soa santità li disse, è sta ditto, lui haver scrito mal al re di romani, dii curzense, et non era vero, imo mostra haver bori voler a la expedition. Qual li disse, saper il cnpeta-nio di Pranza esser partito con le nave di armata, et l’orator à ’uto licentia. Dii ditto, di 14. Chome ricevete Ire letere nostre, con la risposta fata a Napoli ; non potè haver ozi audientia dal papa, et fo da l’orator yspano; e scrive coloquij abuti insieme, et dimostra esso yspano esser disposto a far il tutto per la Signoria nostra eie. Da, Napoli, di sier Francesco Morexini, dolor, orator, di do. Chome, ricevute nostre letere di 19, a dì 29 dii passato, non potè esser col re fino ozi, per esser quello amalato, et ozi etiam era in leto con gote, et li lexe la risposta di la Signoria nostra. Et soa majestà disse, non bisognava la Signoria nostra ringraciasse, et havia bon voler, et era mossa da fìlial eie., et per amor di Dio; et che questo me-demo havia inleso da l’orator suo, et che, justa li aricordi, à scrito a l’homo suo fazi intender al signor turcho le gran preparation di christiani. Ilem, l’o-rator dii turcho, mo terzo zorno, partite, e con lui è andato il comandador di Capua, stato alias per il re al turcho. Di Basilio da la Scuola, da Napoli. Ringratia la Signoria di esser sta liberato ; si offerisse andar per mar et per terra, ma voi saper di haver da viver, aliler voi ir frate, e si racomanda. Da le poste vene letere. Et prima da Milani, dii secretarlo, di 15, che mandava letere di Pranza, nè altro da conto scrisse. Di Franza, di li oratori nostri, date a Tors, a di 25 novembrio. Che, ricevuto nostre letere, fu el Foscari dal re, e li presentò la letera, la Signoria scrisse a soa majestà, in excusatioii di li malivoli. Et poi, dito alcune parole, soa majestà rispose, era certo di la fede nostra. Poi li comunichò la letera dii re di romani, zercha Verona et Vicenza ; si la rise. limi, di quel Alexandro Manducha, orator di Napoli, liberato, disse : La Signoria à fato ben. Et, leto li sumarij, disse: Le nostre carachie vossamo, per questo inverno, fosseno a caxa. Et l’orator yspano, era lì, disse : E mi voria le fusseno zonte in Levante, per honor di la majestà vostra. E il re li disse ridendo a 1’ orator nostro, de li oratori alemani, quali lassò la letera di credenza a caxa, e poi l’à manda, dicendo non bisognava, sono di l’imperio ; 1 Diarii di M. Sancito — Tom. III. di:ci:mbrk. 1202 si hanno dolio di Milan, et voi tuor Ferara. Et soa majestà li à risposto: 11 ducha di Ferara è nostro amico, e domandolo a lui. E, quanto a la pace, è contento farla, e ihoro hanno tolto rispetti a risponder. Concluse, sono bestie; sapevamo la lhoro ani-basata, perchè con danari tutto si sa. Ite.n, esso re mandava UGO lanze in ajuto di missier Zuan Ben-tivoy, licei ne volesse solimi 100 ; ma voi le sue zente vadino forte contra il papa. Ilem, il roy ozi intrò in la terra, sotlo el baldachim, et l’orator yspano e il nostro lo acompagnono al domo, et a lo alzamento. Et poi l’orator nostro parlò con l’yspano, qual li disse haver scrito a li soi reali, ingrossi l’armata, e converano far, o per amor di Dio e di la Signoria, et etiam per lhoro. Et l’à pregato, solicili il roy a far armata. Rispose, lo faria; ma francesi è tanto pegri per si non che per altri, et exborsano mal volentieri; et si à visto l’anno passato a Milan, a la tornata dii signor Lodovico. Ilem, l’orator nostro fo da la raina, e, presentato le letere eredenlial, li usò alcune parole. La qual volse il secretano di esso orator fusse l’interpetre; e poi rispose, quanto a pregar il re, fazi armata, la faria eie. ; si che esso orator aricorda si scrivi una letera a la raina, rin-gradandola, perchè la visiterà spesso. Ilem, lei e tutti di la corte dimanda falconi. De li ditti, di 27 ditto, ivi. Come esso Foscari visitò il Cardinal Roan, e di coloquij abuti insieme ; e solicitando l’armata, disse faria, et esser sta dà principio eie. Poi, quello voleno li oratori alemani, chome il roy li disse, e più che il re cerchava oltra Ferara, etiam Mantoa, e questo- per instigation di alcuni, tacite la Signoria nostra. Et li rispose, el mar-chexe di Mantoa era traditor. E loro disseno: Vi hanno voluto dar danari, per adatarsi. Et li rispose, era vero, e non si feva altro ; dii stato di Milan, che ’1 re si justificha eie. Ilem, li disse che domino Acursio, suo orator, per veder il padre, qual è vechio, à dimandato licentia, et lo exaudirà. Ilem, esser venuto da lui, orator nostro, el conte di Caiazo, racoman-dandosi a la Signoria per rehaver il suo, et non era sta nostro soldato mai, ni haver fato contra la Signoria nostra; et che ’1 re di lui li parleria; et par che ’1 Cardinal di San Severin, a la prima audientia, si levò dove era, e li andò a tochar la man eie. Ilem, visitò il ducha e la duchessa di Barbon, quali si raco-mandano. Ilem, in questi zorni è morto a Paris el Cardinal di Liom, era arcivescovo di Liom, qual arzi-episcopato à ’buto uno fiol di monsignor di Giaè. Ilem, ozi è inlrato la raina in la terra, sotlo il balda-chin ; et quella comunità al re e la raina hanno fato 76