MCCCCC, OTTOBRE’. 94g esso capetanio spera reaverlo. Et inteso per ditti so-pracoiniti l’armata turchescha esser andata a Le-gena, e quella aversi reso, mule, hessendo esso ca-petanio con tuta 1’ armada unito sopra le Specie, mia 40 lontan di Napoli, nè mai nave e galie grosse steteno tanto unite, judichò esser meglio seguir l’armada cha andar a Napoli, qual era libero da mar e da terra, e scrisse a Napoli^dove andava, confortandoli etc., sì li citadini, populo, contestabeli e soldati; et che seguiva l’armada per trovarla, e de ritorno, ivi anderia a proveder, e mandoli la gondola dii ca-petanio di le nave armade, per non mandar galie, per averne poche, e andò verso Legena coti le galie sotil, lassando ordine in scriptis al capetanio di le nave et galie grosse, se tenisseno a terra via, versso Cao Schillo, azò, trovando la turchescha a Legena, potesse averle insieme. E ozi li mandò un altro ordine, essendo reduti a presso Cao Schillo, che tuti uniti andassero al Cao di le Colone, e lì se nodriga-seno fino venisse de lì, et cussi ozi zonse a Legena, trovò il castello averssi reso al turche; e venendo uno schiavo, con quelli di la terra, a marina, credendo fusse la sua armata, e scoperto nostri, dito schiavo si largò da marina, e do di la terra veneno a galia et narò, habiando inteso Modon e Coron esser dii turcho, non sperando alcun ajuto di la nostra armada, erano rimasti d’acordo col turcho, darli ducati 800 a l’anno, et che essi di Legena governasene l’isola, e cussi restati contenti, li deteno uno suo homo, andasse a la Porta, per confermar questi pati. Et erano state 32 fuste turehesche, e haveano messo ili terra e combatuto el castello; lamen 0 haveano fato; ma da poi, per dubito di non esser de-predadi, feceno ditti pati, contra però la voluntà dii rector, qual per niente voleva asentir, per quanto afermano quelli di la terra ; et mandorno ad Argos al signor, acciò t'ecesse provisiom, et l’isola non fusse messa a sacho e im preda. El qual mandò el soprascrito schiavo, con el qual erano solum 4 turchi, e ozi haveano' mandato fuora dii castello il re-.ctor nostro. È da saper, ditto rector era sier Lunardo Marcello, fo di sier Fantino. Or, inteso questo, esso capetanio, con uno di quelli do, che era el canzelier 377 di la comunità, uno capo di provisionati con zercha cento homeni ben armati, fino a la terra, con ordine i dovesseno intrar nel castellò, et quello tenirlo per la Signoria, vedendo di prender li turchi et condurli a galia. Et cussi andorono al castello, et quello preseno, e meseno X homeni dentro, e consignò le chiave a uno provisionato nostro visentin, quale messeno per contestabele con li soprascrili compa- gni, e preseno li turchi, excepto el schiavo, e ligati, li conduseno a galia, e, con contento di tutto il populo, iterum ritornò sot.o la Signoria nostra. Non à rimesso il retor, licei 1’ habi trovato neto di l’acordo, e si lo havesse trovato in eror, l’haveria fato portar le pene ; e di ritorno provederà eie. È per levarsi subito e andar a la volta de Porto Liom de Setines, dove si dice esser le 32 fuste, e poi anderà versso el Cao de le Colone, e si conzonzerà con le nave e galie grosse, e anderà sequitando la armada fino dove presentirà quella ritrovarsi, per poter far quel- lo desidera con tutto el cuor. La qual, si ha da quelli de lì, è andata versso el Canal di Negroponte, ozi 3.“ zorno, e non sanno si la starà lì o andarà a Constar) tinopoli. Se hano visto ozi fuogi assai a Zia, mia 40 de lì ; judicha parte di l’armata turchescha sia andata li, et spera domati esser in quelle aque. Manda le dite letere per uno homo a Napoli, e scrito a quelli rectori le mandino. Da poi scrita, a bore 5 di note, el schiavo è sta conduto a lui per domino Polo Contarmi, et è schiavo di Missit bassà, mandato per lui a veder si ditto castello si havea reso; è uno di li primi schiavi dii ditto bassà. Dice, eri el signor passò con l’exercito de Megera, nè sapea dove el sia per andar; di l’armata nulla sa, ma se diceva l’anderia a Negroponte, e chi dicea a Constantinopoli. Et dito schiavo promesse far restituir la moglie al ditto domino Polo Contarini, che tolseno in Coron, quando lui fuzite in Napoli, et per tanto esso capetanio ge l’à lassato, con questo, non potendo haver sua moier, ge lo restituiscila, e doman si parte per Napoli el ditto. Ilem, quel castello di Legena, per esser inexpugnabile, li à dà X balestre di le galie sotil, tolto una per galia, et 7 barili di polvere. Ilem, dito schiavo non fu soto Modon, perchè 1’ era amalato a Londari, perliò di Modon 0 sa, ni Coron. Del dillo capetanio zeneral, date in galia, a la velia, a presso Cao Mantello, del’ isola di Negroponte, a di 13 septembrio. Come a dì X di note, si levò di Legena di note, e per la buora si messe non potè andar a Porto Liom, per le 32 fuste eie., le qual però non erano ; et eri zonse a Zia con tuta l’armada, e da le galie da la guarda li fo conduto uno bre-gantim, sopra el qual erano el calafao et el marangoni de la nave Pandora, quali fono presi vivi, quando la se brusò, e stati in feri, e ultimale stati in la nave granda de Carnali, e zonti a dì 9 dii presente al Cao de le Colone, se messeno in animo de fuzer, e tolseli da pope de essa nave el preditto bregantin. e veneno a ventura a 1’ armada nostra ; manda la