MCCCCC, LUGLIO. m le altre sic lurchesche le brusò avanti venisse a l’ixo-la' di Schyros. Conclude, Dio ha ver manda quelle galie in queste bande, e, si non veniva, lutto l’Arzi-pielago era depredado. Hem, fu preso per una barza de Rodi uno schierano di bote 150, e uno altro bufato a fondi. 18!) Da Schiati Scopuli, di sier Piero Donado, relor, date a di primo mazo. Come intese turchi, a terra (erma lì vicino, feva assa’ remi da galie, e comandati più di maistri 500 a lavorarli, mandò homeni dii loco a brusar e taiarne assai, ma per le guarde pocho t'eno. Scrisse di questo al zeneral, mandasse socorsso; et mandò a quatro galie francese, in Ar-zipielago, uno bregantin con lotere al capetanio, el qual capetanio, lete subito, vene, et edam uno bre-gantim e una barza di bote 200, e fuste tre, et lì a Schiati le armono, X gripeti con homeni 250, ben in bordine; e mandò do brigantini a scoprir li remi, qualli lutti erano conduti a la marina, sopra le rive, con turchi 600 a la guarda, et sopra una montagna, su le rive, erano 1000 cristiani, comandadi, con lhoro archi ; l’altro bregantin mandò a Negroponte a discoprir, et vete X gaiioni grossi, con artilarie di Negroponte, e trabuchi, et 6 fuste, e lo flambular im persona, et homeni comandati 5000, per venir a piar quel loco di Schiati. El zorno di pasqua, et a hore 21, la dila nostra armada si partì, et il luni di pasqua, in el far dii zorno, zonse al parto dii Palamento ; et le galie al segno del fondo, le fuste con nostri bregantini e copani di le galie con le prove in terra, con homeni 500 ben in bordine, e con l’artilarie rupe li turchi, morti assai cavalli, feriti infiniti, e uno grande homo amazò e brusò remi 9560, e assai traveti per far garide a le galie grosse; restò la cenere, e tornò dita armata lì a Schiati, li donò e li vendè vituarie di quelle erano lì per monition, adeo non li è resta vituarie por zorni 15, ma li homeni di la terra è contenti, e lui retor andò in galia, si oferse al capetanio, e li oferse il castello e danari ; si partì assa’ satisfate. Ilem, esso retor tien un bregantin fuora, e scrive la nova di uno schierazo de cobibi grosso, et X fuste andavano a Schyros e Stalimene, et ne fano cinque fuste nuove, e dite galie pigliò el schierazo, e trovò le fuste a Schyros ; erano 200 turchi a la guardia ; e per trista guarda da Schyros essi turchi scoperse le galie, e le fuste scampono ; 8 di le qual dò in terra, e scampò i turchi, et le 6 tonno prese e bruite, et do fuste più grosse tenute, e artilarie tolte. Eliam prese uno altro schierazo, e andò a Stalimene a brusar le cinque fuste nuove. Conclude, esso retor sta lì con paura e pensier ; dubita di l’armada e di legni di Negroponte, perchè el flambularo à zu-rato, picoli e grandi taiarli per il fil di la spada, e le donne gravide avorzirano, acciò non nassi più nium, nium chiatiti, perchè lhoro hanno fato brusar ditto 189* Paliamento, dicendo più guera li fa Schiariti cha Rodi. Ilem, lui di note e di dì fa fabrichar, ma non è monition ; voria se li mandasse polvere di bombarda, e qualche bombarda. In questo zorno, a Santo Antonio fu fato la mon-stra per sier Piero Capello, savio a terra ferma, a li 70 spagnoli va su le galie. A di 15 luto. In colegio vene l’orator di Pranza, al qual foli ditto le cative nove abute eri da mar. Rispose: Serenissimo principe, mi doio; Dio perdona a chi n’ è causa. Volse se mandasse li su-marij al re, dicendo scriveria a soa majestà. Vene l’orator di Rimano, Opizo di Ravena. Disse il signor haver manda i danari a Roma per il censo ; il papa non li ha voluti acceptar ; e dimandò ducati 50 da farsi le spexe. Da mar. Fo leto molte lotere vechie, il sumario è qui di solo. Da Darazo, di sier Vido Diodo, bay lo e capela-nio, di 5. Avisa nove di la Vajusa, aute per esploratori mandati, et esser in aqua galie 22, il resto in terra, qualle non sarano per questo anno. Ilem, che volendo ussir Mustafà bego sopra la galia pagana, da’ nostri fu ferito. Ilem, ivi è do altri sanzaclii ; saria bon Scandarbecho fusse de lì, faria assa’ cosse. Ilem, era sta dora la poppe di la galia pagana, et fata eoa di gaza, sì chome alcuni li ha referito. Da Budua, di sier Nicolò Memo, podestà, dì 6. Come li pastrovichij à mandato il suo prete, fo orator a la Signoria, al sanzacho baly, per far capitoli ; si voleno dar al torcilo, et quelli di Zupa aspeta a far quello faranno essi pastrovichi. D i la Vajusa, di sier Marco Tìepob e sier Daniel Pasqualii/o, sopracomili, date in galia a dì 29. Come zonseno lì, dove erano con 4 galie a quella custodia, zoè zaratim, sibiuzam, tragurin e Chers-so, et lhoro andono con le barche a veder la bocha di la fiumara, el trovono l’aqua esser pio’ tre. Ilem, brusono alcune cosse, et rupe li edificij di inimici; alendeno a stropar la bocha con saxi, sperano le non potrano ussir. Ilem, fu preso uno candiolo, vien di la Valona, et mandono la sua relation. Ilem, dii zon» zer lì le galie, patron sier Francesco da Mosto, et sier Fantin Memo; le hanno retenute. Di Spalalo, di sier Piero Trimxan, conte, di G. A visa alcune nove di turchi, e manda de qui uno,