1449 MCCCCCl, li conlrabandi si conduse a Ferara e dii sai, e di questo se ne fa conira i capitoli, bisogneria più guardia a voler óbviar eie. Pur à fato. E che feraresi e il signor zercha far mancho reputation di li vicedomini chepoleno; lamen versso la Signoria nostra, è di opinion, in ogni caso non seria quel fo a tempo di la guerra, imo non aspeteriano la segonda bataglia. Lem, il signor non comunicha con il vicedomino nulla, ni etiam con feraresi. 11 signor atende haver danari e cumular; non perhò molta quantità poi asu-nar; unum est, àda li soi factori ducati 30 milia a l’anno, et si vede fa pochissima spesa. Lem, pone gran angarie a li populi, adeo si uno à ducati 400 de intrada, 100 è dii signor, sì che sono mal contenti. 11 signor tien l’opinion sua, quel che dia esser non poi manchar ; et lamen à dubitò assa’ di Franza, e manda missier Zuan Lucha a Milam, e intese da missier Antonio Maria, suo fator, a quel tempo che li dimandava li danari per il sai, disse aver dato al signor ducati 12 milia, sì che à speso assa’ in el Cardinal Roam. monsignor di Obignì et altri ; et al presente etiam dubita dii ducha Valentino ; et di le cosse sequite a la Massa, e danni fati in Romagna, sopor-ta ; et don Alfonxo, qual voleva mandarlo qui, lo manda al presente altrove; sì che esso ducha comanda in Ferara, come fusse sua; à fato far 500 lanzoni eie. Lem, Bologna trema ; missier Zuan Bentivoy non ense di caxa; e à inteso, il ducha à ’buto Castel Bolognese. Levi, il signor sta mal a fìoli, excepto el Cardinal, qual è acorto, zenthilis-simo e savio, e vai più cha tutti li altri, merita la signoria, careza li citadini, ma è povero, et de Ystri-gonia e di Milan, eh’ è soi episcopati, à pocha mirata. /lem, don Alfonxo non praticha con feraresi ma con lavarneri, va solo con un drio per la terra molto familiarmente, dice lamen sempre riverentemente di la Signoria nostra; dicendo voria venir a Rialto, star come zenthilomo e fiol eie. ; danna il padre di qualche sua operation. Conclude, quella terra è come solo tyranni, e pochi si contenta di quel signor eie. Lem, dii zonzer di note li sier Christofal Moro, suo successor. È laudato de more dal principe, et ditoli poi di la legation al re di romani. Acceplò, come è di suo costume, et si partì. Vene l’oralor di Franza, ritornato dal ducha Valentino, et za era venuto questa matina; qual veneno insieme, Alvixe Manenti secretano nostro et diio orator. Referì sapientissime quello à faclo a \ mola. E prima, come scrisse a monsignor di Trans; poi zonto a Ravena, andò a Ymola, se scontrò nel Manenti, secretano, lo fè ritornar; trovò monsignor di febbraio. 1450 Aiegra, capetanio di le zenle francese,, et insieme con esso capetanio e il Manenti, andò dal ducha, et altamente si dolse di l'inzuria fata al roy e a la Signoria, dii rapto di la dona dii capetanio di le fantarie, dicendo non doveva farlo eie., pregando per il me-. glio volesse restituir la donna. Esso ducha si scusò con parole grandissime, zurando 0 sapeva, ni mai l’aria fato, e la gran ubligation à a la Signoria nostra ; ben è vero, à saputo il caso sequito, et par sia stato uno Diego Ramires, yspano, capetanio suo di 300 fanti, qual siete col ducha di Urbin, et era inamorato in dita donna, eh’ è mantoana; e li mostrò certe ca-mise lavorate, lei li havia donate, et questo carlevar erano stati in solazi a Urbin ; el qual Diego e’ dove sia noi sa, ma à scrito per tutto, e a Roma, e in le sue terre si asecuri di star, et lo voi piar e far una gran justicia di lui ; et quando ben havesse la donna, non la daria senza far tal justicia, scusandosi assai. Lem, ditoli non havia voluto dar salvo condulo, disse, el non ge iera stà mai dimandato eie. Poi disse : La Signoria à pocha fede di me. Etiam è stà impi-chà domino Camillo Carazollo a Urbin, impostoli, esso ducha averlo mandato per amazar quel di Urbin, dicendo: Li impagerò eie., sì che, con tal nega-tion, esso orator et secretarìo nostro si partì, e li promisse far ogni provision eie. Or el principe rin-graliò esso orator di la falicha, dicendo eramo cerli, lui ducha havia fato tal cossa, lamen la verità si sa-perà eie. Et poi mandono tutti fuora; et li comuni-cono certa cossa tralano nel conseio di X, credo in materia di l’orator di Napoli, qual è stato do volte in colegio, e, mandali tutti fuora, nescio quid, ste-teno assai. Di Franza, di sier Francesco Foscari, el cava-lier, orator, venule erri sera, date a Bles, a dì 7, parte in zifra. Come il roy, inteso di le do caravelle nostre, prese da le sue carachie, fo in collòra, et à smaniato, scrito a Zenoa caldamente, e voleva disme-ter monsignor di Ravastem di capetanio di l’armata; et domino Acursio, orator, scrisse a sua majestà letere. sopra di questo, ili luogo. Lem, di l’armata im Provenza e Normandia si fa, e in Bertagna ; et Mathio Cepola è zonto; et la nave Chiaranta si con-za; li capetanij sono partili, quel di Provenza, quel di Normandia, è amalato, à mandà uno suo zerman cussin, in loco suo. Ilem, l’impresa di Napoli è sier dita; neapolitani stanno mesti; si dice si trala acordo ; et l’orator yspano li ha dito, li oratori dii re Fedrico, parlili di Burges, aspeterano a Lion. Lem, la cruciata è stà publichala, eh’ è ben assai ; et il re dice, fa l’armada contra turchi, et soa majestà va a