MCCCCU, OTTOBRE. 886 Dii duch i di Valenza a Li Signoria nostra, di 30. Come doman si parte per l’impresa di Romagna, per ubedir il papa ; si oferisse, si poi 0, per la Signoria nostra ; et si solo scrive: Deditissimo figliolo et servitore, el dueha di Valenza, di sua man propria. È brevissima letera. Dii Cardinal curzense, in materia di recomanda-zion dii vescovo di Curzola ; et edam il papa scrisse un brieve, in re sua. Vene l’orator di Franza, al qual li fo leto la letera di Roma ; et si dolse assai, dicendo el re suo era bon, et il papa cativo; e mostrò una letera scrisse ai re a persuaderlo in re christiana, optima-mente ditata; e, si fusse venitiam, non scriverà meglio. Vene l’orator dii papa, al qual per el principe li fo ditto questo ; et dolendossi molto, che si aspetava la election di legati, et horra à ditto questo, eh’ è il falsso. Si dolse, dicendo anderia per stafeta, volendo. Vene sier Constantim Zorzi, da San Marcuola; e fé lezer una letera li scriveva suo fratello, sier Hironimo, da Ragusi, di 14. Come scrivea al con-seio di X, et che il turcho inverneria a Salonichij dove è campagne e fiumare, è su ia strada di Hon-garia, Corfù, e dove el vuol ; e à manda a far la se-raia. Ilem, vene uno ulacho lì dii signor, con la nova di Modon ; quelli signori li donò aspri 500 ; non li volse, e si parti, dicendo non haveano abuto piacer. Ilem, li basta l’animo saper di novo ; voria tre exploratori: uno stesse dal turcho, uno andasse, P altro venisse, e aviseria ; ma bisogna spexa. Fi che vene, et ha nova Schender bassa in ver Bosana fa zente, e con artilarie voi venir a tuor o Nona o Lavrana, sì che si provedi. Ilem, capitò lì uno orator di Maximian, prete, andava al turcho ; alozò in caxa di maistro Rado, tentor, sta di fuora ; e montò a cavalo per andar da Mustafà bei, è stato altre volte ; ma poi vene uno altro messo di Maximian, che revochò tal andata. Et par ditto Rado sia bandito, havendo salvo conduto eie. Et fo consultato, per dubito di Nona, scriver in Friul al provedador, vi mandi 300 provisionati el bombardieri ; e mandar le barche a levarli a Cer-vignan, et mandarli biscoti et farine eie. Da Napoli, di l'orator, di 30. Come mandava letere di Francesco Florian, di Messina ; et il re era tornato. Li à dito il ducha di Gravina è andato a Roma per tuor la fia dii papa per moglie ; li à scrito, ricomandandoli il stato, et è partito senza licentia. Ilem, ozi si ha nova, l’armata yspana, a dì 28, era I sora Cao Sparavento et vellizava ; el Abram ebreo li ha dittò, haver letere dii capetanio, di 28, di Cao Sparavento, /lem, per uno partì da Messina si ha, domenega, a dì 27, fé velia ; et il nontio dii re non la trovò. Ilem, zonse a Napoli uno messo dii papa, andava a Messina a solicitar P armata ; lo à visitato eie.; andarà tardo; solicita sia mandato il succes-sor ; suplicha e dimanda di gracia. D i Messina, di domino Francesco Florian, doc- 35 tor, data\ in nave, im porto, a dì 19. Come in quella hdra XV, ussiva dii porto la armata, era reduta tutta al porlo per ussir, e,l cussi faceva velia. Et eri il capetanio mandò Zuam da la Guarda con tre fusto a Corfù, con letere, avisi il zeneral di la sua andata et che P anderà al Zante, aspetando suo hordine. Poi disse esso capetanio: Si el turcho sarà partido di Napoli, che faremo nu in Levante ? E lui li disse : Dar qualche bataia a Modon, come soa signoria havia ditto. Conclude, è sferdito il capetanio. Ilem, è in nave con lui, li à dà una camera a presso di lui ; e P armata è velie 76, benché el capetanio dice sarano da 90 velie ; ma la charachia zenoese, chiamata la Galiana, non vene, /lem, quelli patroni zenoesi à ditto mal: la Signoria fa pocho caso di quella armata, per non averla mai mandata a rechieder. E lui li à risposo : Non bisognava, havendo una volta quelle regie alleze oferta a la Signoria nostra. Da Salò, di sier Hironimo Bon, provedador e capetanio di la riviera di brexana, di do. Chome quelli fidelissimi, considerando la gran spesa era la Signoria nostra, sponte nel lhoro conseio haveano preso pagar per questo anno tanta quantità, quanto 1’ anno passato quella comunità fo limitada per il subsidio ; et haveano butà le colte, e presto li man-deriano a la Signoria. Et, per mio aricordo, fo scrito una bona letera, laudandolli molto. Di Gradiscila, di sier Piero Marzello, provedador zeneral, di 5. Manda una letera, abuta da domino Martin Visconte, di Brignà, et Piero Ludoeho-vich, data a dì 29 septembrio, come in Bossina non è adunato alcun exercito, ma ben turchi dubitavano di hongari, per il Iodio di Smedro eie. Poi scrive zercha quelle cosse di le zente è in la Patria e di stratioti. Da poi disnar fo conseio di X con zonla di co-legio, e altra zonta nuova ; tra i qual sier Piero Balbi et sier Alvixe da Molin ; et nuj savij ai ordeni se redusessemo a consultar assa’ cosse. Da Zara, di reelmi, di do. Come haveano nova, per via dii ban, Schender bassà non havia zente per corer in Friul ; ben è vero 7000 cavali di hongari