307 mccccc, Da Trevi, di provedilori di campo, di 7. Cho-rne luti li fatili nostri erano f'uziti, e li balestrieri eli Zuan Greco si voleno partir, sì che il campo è in confusion, se non se li manda o danari o si risolvi ; e sier Vido Morexini, pagador, dice non ha un soldo. Da Brcxa, dì sier Domenego Benédelo, capelanio. Nulla da conto; et chome sier Pollo Trivixan, el cavalier, podestà, era andato in Valchamonicha. Fu posto et leto le do opinion al pregadi, di risponder a li oratori francesi, videlicel sier Dome-nego Morexini, procurator, sier Lucha Zen, sier Alvixe da Molin, savij dii conseio, sier Marco Zorzi, savij a terra ferma, de intrar in la praticha : volemo Ferara e Mantoa per nui; e. si advertissa perhò al lurcho ; et è bon il re di Spagna habi la Calabria. A l’incontro sier Polo Barbo, sier Marco Bolani, savij dii conseio, sier Beneto Zustignan, sier Piero Capello, et sier Zorzi Emo, savij a terra ferma, che si rispondi li pericoli dii turcho, e se indusij fin octu-brio eie., e, casa quo, il re volesse minino exequir, se li debi dir eie., ut palei in ea. Parlò sier Polo Barbo, sapientissime. Li rispose sier Domenego Morexini, procurator, fo longissimo, messe zoso il mantello su la renga. Poi parlò sier Lorenzo di Prioli, fo avogador, non voi quella zonta, dove comenza : lambii faremo eie. Li rispose sier Zorzi Emo. Poi parlò sier Francesco Truin, e non voi dir 0 dii turcho, e che non si disbraza di la impresa; voria far cruciata, et andar contra il turcho eie. Poi parlò sier Anzolo Barozi, era di pregadi, contra 1’ una e l’altra opinioni ; ma si rispondi gaiardamente, li pericoli dii lurcho. Hor era bore una di note, el pregadi stra-cho. Andò le do parte: 17 non siticere, 30 di no, 32 dii Barbo, 99 di altri. E fo presa. A dì X mazo, durnenega. In colegio, fo grani pioza, veneno monsignor di Beuchar et domino Acursio, oratori francesi, ai quali per Gasparo da la Vedoa, more solilo, li fo leto la risposta fata col senato; el lhoro riinaseno molto suspesi. Et disse uno di lhoro: Non è da bon compagno; la vostra Signoria voi tutto. E dimandono la copia di tal risposta, e una letera al Cardinal Roam, di fede. Fo ordinato dargela, e si lassono intender, lhoro voriano partir Ferara e Mantoa con la Signoria. Or Beuchayro tolse licentia, a borra che havia disnato si partiva: voi esser questa sera a Vicenza. Menoe con si do ¡ire-som, erano di Ascanio, videlicel l’auditor et il secretarlo di Ascanio; et restoe qui Bandino. Et questi 4 patricij li acompagnono in colegio: sier Marco Lipo-mano, el cavalier, sier Francesco Foscari, el cavalier, MAGGIO». 308 • | sier Ilironimo Coniarmi, e sier Alvise Malipiero, quondam sier Jacomo. Vene il ducha de Urbim, con i 2 zentbilomeni che li fo mandato a levar; qual era alozato a Santo Alvise, in dia’ Gradenigo, viddicet : sier Marco Dandolo, dotor et cavalier, e sier Zuan Badoer, dotor. Or disse come era venuto a visitar la Signoria ; come veria spesso; ringratiava di averlo mantenuto nel stato ; si ofersse la persona, stato e zente. E il principe li rispose bone parole ; et era fiol nostro. Vene Anzolo Tancredi, secretario dii signor Carlo Orssini, dicendo el signor suo voria li presoni eie. Risposto, li presoni è di la Signoria, per li capitoli. In questa matina, fo ordinato far, da poi conseio, pregadi ; tamen poi fo remesso. Et fo gran conseio, et reduto il colegio, more solito, dove vene il principe, et poi domino Acursio, orator di Franza, qual presentò una letera dii Cardinal Roani, data a Milani, a dì 7, sottoscrita : Gùielmus de Ambosa, cardina-lìs Rothomagensìs ; per la qual ringratia molto la Signoria di aver dato il Cardinal Ascanio, si offerisse etc. ; et mostrò gran piacer. Poi lexe una letera ditto Cardinal scrive a lui, con molte particula-rità sopra di zio. Da Soave, dii captiamo di Vicenza. Dii zonzer lì, a dì 8 ; et col Cardinal Ascanio con bona custodia anderò di longo, juxta i mandati. Da Brexa, di sier Domenego Beneto, capelanio, di 8. Chome exequirà zercha Ascanio, e farà comandamento a domino Ludovico, fiol dii conte di Pi-tiano, è a Gedi, vengi con 100 curaze di cavali a la liziera per acompagnarlo ; e dii zonzer di sier Piero Marcello, provedador nostro. Item, manda P aventa-rio di le rnonitione sono lì, justa 1’ hordine datoli. Di sier Piero Marcello, provedador, da Brexa, di 8. Avisa il suo levar da Trevi, justa il comandamento fatoli, per venir in Friul ; non sa che zente el dia menar ; voria haver stratioti, maxime Bernardini da Nona, et il capetanio di le fantarie, Zuan Bapti-sta Carazolo, voria eliam lui venir in Friul, per esser operalo a’ servicij di la Signoria nostra. Da Crema, di 7. Come à letere di domino Nicolò da cha’ da Mosto, da Lodi, qual li scrive aver da Milani, che il re di Napoli si acorda col re di Franza, li dà a l’anno ducati centomilia, et certi castelli nel Reame, e uno suo fiol per obstaso. Item, Pavia è piena de francesi, e liabità da pochi pavesi, per esser fuziti a la montagna ; et le zente vanno versso Parma, et il Cardinal Roani si aspectava a Pavia; poi, fin X zorni, va in Pranza, o ver per tutto il niexe ; et Zuan Francesco Triulzi, fo liol di mis-