307 MCCCCC, GIUGNO. 308 sidio in Hongaria di quello si trarà di la decima dii clero, laudar la deliberatiom di soa majestà a l’indu-siar a le imprese eie. ; eliarn lazi, il papa non movi guerra in Romagna. Et andò in renga sier Francesco Foscari, el cavalier, aricordò il mandar di sier Do-menego Pixani, electo oralor in Spagna, via, a implorar ajuto a quelli reali ; et lumen 0 fo fato. Andò la parte: ave 17 di no, il resto de sì. E fu presa. Fu posto per sier Domenego Morexini, procu-rator, savio dii conseio, sier Marco Zorzi, sier Be-neto Zustignan, sier Piero Capello, sier Zorzi Emo, savij a terra ferma, Jo, Marin Sanudo, savio ai orde-ni, sier Lunardo Mocenigo e sier Antonio Venier, mij colegi,che, inteso li tre sopracomiti, fono al prender di la galia di Pago, vieneno via, sia scripto per tutti i lochi da mar, li metino in ferri, et li mandino al capetanio zeneral, al qual sia scripto li punissa, spedante classe, juocta demerita. Sier Marco da Mo-lin e sier Jacomo Cabrici, savij ai ordeni, a l’incontro messeno: sia scrito a li rectori li melino in ferri, et mandino in questa terra, e sia comessi a li avo-gadori, e siano messi in la prexom Forte, nè possi us-sir fino non siano expo,liti. Et fo chazadi li parenti di sier Toma Contarini, et sier Marin da Leze. Andò in renga sier Marco da Molin in favor di la sua opi-. nion. Non li vulssi risponder. Andò le parte : una non sincera, 2 di no, 45 di do savij ai ordeni, 120 la nostra. E fu presa. Et fici far le letere per tutto. È da saper, sier Donado da Leze, suo fradello, si partì, et li andò contra ; li trovò a Liesna, et felli absentar. Fu posto per li savij di terra ferma e nui ai ordeni, che quelli hanno fallito in armada debbino ritornar fino 15 zorni, o in armada o a l’armamento, aliter li sia taià la piza dii naso; et quelli li apresen-terano in le forze, habino tutto i lhoro credito, ai 137* qual sia dato de contadi, et li savij dii conseio intrò in opinion, con questo si dichi de ccelero quelli fali-rano, et cussi fossemo contenti. Ma sier Domenego Bollani, cl consier, messe a l’incontro che quelli fal-lirano debbino perder tutto il suo avanzo, et habino 5 squassi di corda. Parlò sier Alvise di Prioli, quondam sier Zuane, fo governador di una galia grossa in armada, contra tutte do le opinion. Jo li rispusi. Andò le parte : 8 non sincere, 27 dì no, 38 la nostra, 80 dii consier. E questa fu presa. E fo publichata. Fu posto per tutti i savij, far cauto quelli di le barze hanno servito in armata, di le decime si mete-rano del 1501, ut in parte. Et fu presa. A dì 2 zuyno. In colegio vené sier Ilironimo Lion, el cavalier, de sier Marin, procurator, electo avogador di comun, et refudoe la legatiom di Roma per voler intrar avogador. Vene l’orator di Franza, al qual li fo leto quello si haveva di llongaria, e li oratori dii suo re trata-vano liga particular. Item, la risposta fu fata a l’orator dii papa, et la letera si scrive con il senato in Franza. Et lui mostrò una letera di monsignor di Beucher, da Milan, scrive fa armar 4 charachie a Zenoa, e meterà 100 homeni d’ arme suso, per venir in armada. Poi fé introdur do pelegrini francesi, voleano andar in Jerusalem,.wcMcei uno baron et uno prothonotario, qualli fonno posti a sentar a presso il principe; et questi portò letere dii roy in soa recomandatione ; sono chiamati monsignor di la Plesa, consier et cambelam, et domino Zuam de Leucorth, prothonotario, thesorier di la chiesia di Thors. Ai qual el nostro principe conseio non anda-seno, per il pericolo dii turcho ; e biasemò sier Bernardo Boldù, patron di galia per il Zafo, che non aria la galia al tempo. Vene 1’ orator di Ferara; dimandò certe decime dii Polesene, usurpade per il vescovo di Are. Li fo risposto si scriveria a Ruigo, ne dagi noticia di tal cossa. Item, ricomandò il conte Almerigo di San Se-verim sia expedito di la lite ha con la matregna, ma-dona Fina : li fo risposto, si farà. Fu fato cassi er di colegio sier Marco Zorzi, savio da terra ferma. Fu aldito per la Signoria, prima con li avogadori di comun, sier Ilironimo Lippomano, fo dal banco, con li cai di creditori, videlicel sier Francesco Marin e sier Pollo Contarini, atento esso sier Ilironimo li voi dar ducati 35 milia di contadi a’ soi creditori, videlicel 3000 di prò’ et 4000 de rami ; e sier Nicolò Trivixan, quondam sier Thomà, procurator, suo cu-gnado, promete et li capi non voi. Li fo ditto si acordi. Da poi disnar, fo gram conseio per expedir il Gri-inani. Parlò sier Zuam Antonio Minio, suo avo-chato, ma non compite. Et il colegio reduto a consultar, vene le infrascripte letere : Da Cremona, di rectori. Chome haveano col pro-vedador dii sai afità il dazio dii sai a uno Batista de Marin, da Brexa, qual l’havea al tempo dii ducha di Milan, e l’ànno alitato per moza 540 di sai a l’anno, a ducati 20 i/2, sì chome si paga a Bergamo; et cremonesi si doglino, perchè non voriano pagar, se non soldi 20 la mesura. Item, sier Alvise d’Armer, pro-vedador, scrisse in consonantia ; mancha Pizegaton, Castel Lion e Geradada. Dìi Milam, di /’ oralor, di ultimo. À ricevuto no- 138