251 MCCCCC, APRILE. 252 Fu posto la parie per li savij dii conscio e di terra ferma, di confìschar li beni di rebelli in cremonese e altrove. Et have 5 di no. Fu posto per li ditti, scriver a li provedadori in campo, come eramo contenti dar li rebelli milanesi al Cardinal Roam a suo piacer, et scrito in consonanza al prefato Cardinal. Et sier Filippo Trun, procu-rator, savio dii conscio, et sier Zorzi Emo, savio a terra ferma, volse fusse dimanda a l’incontro Marco da Martinengo, rebcllo nostro. Parlò sier Zorzi Emo. Li rispose sier Piero Capello, savio a terra ferma. Andò le parte. 11 Trun et Emo ave 20, il resto 138. Et fu presa. Fu posto, per li ditti, meza tansa a pagar, termine zorni 6, sotto la pena di cazar di oflieij. Ilem, che le do decime ultime dii monte nuovo slagi fin luni, poi vadino a le cazude; e si pagi con pena. Parlò sier Nicolò Trivixam, procuralor, dicendo era tempo di haver danari presti ; e il principe doveria prestar, e dimandar a tutti in tanto bisogno ; et che missier Francesco Foscari, doxe, prestò una volta ducati 15 milia; missier Ferigo Contarini, a tempo di mancho bisogno, prestò ducati 30 milia di peze di arzenti; lui, sier Nicolò, oferiva le specie eie. Or li rispose el principe, qual li dolea la scliena, si feva tegnir im piedi, dicendo, con gran stente, dimandò alias im presiedo, si oferse prestar de bota a ditto sier Nicolò causa di questo, per Pisa, e confortò tutti a pagar. Or ave tuto il conseio. Fu posto per tutti li savij, de interzar li dacij in questa terra, comenzando dal mexe di luio in là, che compie il primo interzar, e li danari siano portati a la procuratia, et ubligati a li patroni di le ga-lie grosse, casu quo vadi in armada. E fo presa. Fu posto per tutti, dar a li galioti e zurme, qualli non voleno andar con le galie di viazi, le refusare, zoè uno terzo al bancho, et do terzi in armada. Et fu presa ; lamen non si potendo far, fo mutato bordine, e datoli il tutto. Fu posto per tutti, scriver al capctanio zeneral e al rezimento di Corfù, cavi le anime inutile de li, e le mandino imPuia. Ilem, si par a esso zeneral, mandi uno provedador di l’armada a Modon con galie. Fu scrito eliam ai rectori di Modon, di le pro-vision si fa, et stagino di bon animo, et li manderemo fanti et quello richiedono. Et eri fo scrito per colegio in campo a li provedadori, mandino qui 200 provisionati. Parlò sier Ilironimo Capello, provedador, su le cosse di mar ; cargo il colegio et a la parte di le refussure, e non li fo voluto risponder. Et fu presa. Fu posto per nui ai ordeni, la parte di risalvar li viazi a li patroni anderano in armada ; e cussi a li altri. E ave lutto il conseio. Fu poslo per tutti che, hessendo sta ubligà li acrescimenti a li patroni di ponente, quelli debano tuor li debitori per i lhoro doni in termine di zorni X; aliler rimangino per conto di la Signoria nostra. Et sier Francesco di Garzoni, de sier Marim, si dolse al colegio. Tandem fu presa. Fu posto per nui ai ordeni, che in loco dii Marcello, si provò patron al trafego, sia posto sier Silvestro Trun. E ave tutto il conseio. Fu posto per nui, ut supra, expedir li do oratori dii Zante, uno di qual è l’armiraio, zoè darli ducati 400 di tornesi, quali siano spesi in la fabricha. Ilem, che il sorabondante di le intrade de li, sia posto in una cassa, il retor tegni una chiave, e una altra li deputati, fin li sera ordinato in quello si habi a spender. Ilem, siali manda le munition parerà al colegio. Ilem, che il scontro tegni conto di le intrade, e lo mandi de qui. Et dita parte ave niuna non sincera, niuna di no, et il resto di la parte. A dì 23 aprii. In colegio vene l’orator di Pranza, e mostrò una letera li scrive el Cardinal di Am-bosa, o ver di Roan, nominato Guglielmo; dimanda la restitution di fuziti ; et za è stà ordinato. Ilem, disse zercha il conte di Caiazo ; et poi dii conte Lodovico di Gonzaga, cugnato di esso conte di Ca-iazo, e zenero di domino Zuan Alvise dal Fiesco, qual voria conduta da la Signoria nostra. Ilem, disse chome l’abate di San Zorzi li havia ditto, a Ragusi esser oratori dii signor Lodovico e dii marchexe di Mantoa, andavano al turcho, e dii re di Napoli. Ilem, solicitò la materia di castigar Mantoa eFerara; concludendo, si la Signoria nostra volea niun ajuto dal suo re contra il turcho, quella dimandasse. E a tutto il principe li rispose; adeo rimase salislalo. Vene il conte Xarcho, nostro stipendiato in Dal-matia, di 100 cavali. Sento a presso il principe; non sa latini ; portò letere da Traù, di sier Polo Malipiero, conte, e di Spalato, di sier Piero Trivisam, in sua laude. Et il principe li usò bone parole, et comesso a li savij tutti la soa expedition. Da Corfù, dii capelanio zeneral, di 5. Scrive la mala condition di 1’armada; dimanda se li mandi certe cosse ; e altri avisi non scrive eie. Di sier Piero Liom, baylo et capelanio, di 5. In consonanza ; 0 perhò da conto. Da Pulignun, di sier Pelegrin Venier, gover-nador. Come quel luogo è nudo di munition; perhò ne dimandò alcune. Et 0 li fo mandato.