313 mccccc, fluii, zeneri et fradeli di avogadori. Unde sier Nicolò Michiel, dotor, cavalier, sier Marco Sanudo, sier Polo Pixani, el cavalier, avogadori, fonilo a l’incontro, dicendo non doveano chazarli etc. Or, sier Zuam Do-nado, sier Marco Foscolo, sier Marin Venier, sier Antonio Trum, consieri, e sier Jacomo Corer, cao di 40, loco di consier, terminono di chazarli. Et li av.ogadori terminono di intrometer tal opinion, et menarla de prcesenli ; et a la prima di chazar li parenti di essi avogadori non potevano, atento la leze, perchè non si balotava utilità di essi avogadori. Et sier Nicolò Michiel andò in renga, fè lezer le leze. Li rispose sier Antonio Trun, el consier, et visto il murmur dii conseio, la Signoria si tolseno zoso di questa di chazar li parenti di avogadori etc. A la segonda, zercha chazar sier Lucha Loredam, atento non è comesso a l’avogaria, ni è patron ordinario, per esser sier Francesco Michiel, qual era stà asolto prò mone, ini pregadi, acciò sier Nicolò Michiel si potesse impazar; or eliam sier Nicolò Michiel parlò. Li rispose sier Antonio Trum. Poi parlò sier Marco Sanudo, et bene. Andò la parte: 16 non sincere, 362 di no, 663 di avogadori, che la termena-tion fusse taià, et il Loredan non chazado. A la terza, di chazar li parenti di proveditori, eliam ditto sier Nicolò Michiel parlò. Non li fo risposto. Andò la parte: 29 non sincere, 414 di no, 628 di avogadori. Et fo preso di non chazarli. È da saper, in locho di consieri cazadi, andò a sentar a la bancha con sier Zuan Donado, vice doxe, questi: sier Dardi Foscarini, auditor vechio, sier Francesco du Mosto, provedador di comun,~sier Hironi-nio Falier, sier Pelegrin Memo, sier Vetor Valaregso, cataveri, sier Alvise Contarmi, provedador a le biave. Et questi contavano le balote ; e li altri consieri erano sentati da basso. Et è da saper, a la bancha non poi intrar auditori nuovi. Et lato questo, fo licenzio el conseio, licei fusse a bona borra, et rimesso a domani. A d' 13 mazo. In colegio vene 1' orator di Lucha, domino Nicolò Tegrimi, e disse, li lhoro signori voler dar Pietra Santa e Motrona in man dii roy ; per tanto pregano la Signoria li voglij consegliar quello habino a far, come lhoro protetrice. 11 prin-cipe li rispose bona verba, fazino il meglio, e de plano. Vene il ducha Guido di Urbim a tuor hcentia, va a Padoa; et li fo usato bone parole, e mandatoli uno Presente di ducati XXV. Vene uno fiol, fo dii signor Redolfo di Gonzaga, morite al Tharo a’ servicij nostri; è picolo; si raco-mandò a la Signoria et il stato suo. MAGGIO ;’|4 Jo, con sier Lunardo Mocenigo, mio colega, an-dassemo a dar principio ad armar la galia Zana da Baruto, et Truna dii trafego. Galioti erano duri a tuor danari ; 0 femo. Da Milam, di sicv Hironimo Zorzi, el cavalier, 1 di X. Avisa il suo zonzer lì eri con gran pioza. Li vene contra molti francesi, tra li qual monsignor di Beumonte, lo orator qui. Alozò in la caxa di domino Francesco Fontana, et a hore... ave audientia dal Cardinal Roani in castello, qual li mandò a levarlo di caxa alcuni francesi. Fo l’audientia generai, el l’o-ralor si alegroe con la sua signoria di la sua venuta e di la vitoria. Et il Cardinal li rispose bona verba, et ringratiò la Signoria dii dar dii Cardinal Ascanio. Et poi esso orator li fé lezer li sumarij di Rovere, di le nove di Alemagna. Item, di le cosse dii turcho, trovò el Cardinal e tulli ben disposti ; conscia la Signoria nostra si debbi dimandar, perchè si arrà lutto. Et monsignor di la Trimolia è lì, dice voi portar San Marco in el capello. Ilem, missier Zuan Jacomo Triulzi li era venuto a visitar ; qual si racomanda a la Signoria. Et monsignor di Lignì è partilo per Franza, si dice chiamato dal roy per non aversi ben portato in campo. Et che monsignor di Beumonle, a dì 13, si partiva de lì per andar con le zente a Pisa. Ilem, el Cardinal si mandò a scusar, si esso orator non havia auto bon lozamento; et altro non da conto. Questo è ’1 sumario. Da Ferara, dii vicedomino, di 12. Come Corezo, Carpi et la Mirandola davano al roy ducati 25 milia, e conza in ducati XV milia solamente. Item lì a Ferara si scuode assa’ danari, ma con dificultà ; e don Alfonxo era partito incognito, si diceva per andar a Loreto; tamen non si sa dove sia ito. Ilem, era stà retenuto uno suo favorito, nome Rizo Tarufo, si dice per mala administratiom fatta di danari. Da Pisa. Fo presentata una letera di quelli signori, quali si raconiaudano; la qual non fo leta. E tuttavia erano a la porta, per haver audientia, Zuam di Lauti e Lucha di Colti, lhoro noneij, qualli stanno fermi in questa terra per merchadanti. Da Lacise, di sier Domenego Contarmi, captiamo d.i Vicenza, di X. Come era venuto lì con il Cardinal Ascanio, stato a Verona; et anderà per il lago a Salò, poi per quella via a Brexa, per più securtà. Intrò li capi di X, et, mandati fuora, lexeno riporli da mar. Et non restarò di scriver quello inlisi, chome sier Andrea Morexini, era. avogador, suo fiol per haver basà una dona, e toltoli uno zoiello, fo menato im