295 MCCCCC, MAGGIO. 296 È da saper, il principe disse chome era venuto ria lui sier Beneto Dolfini, quondam sier Daniel, vien per terra di Spagna, merchadante, qual certificha che a Valenza 1’ armata dii re si diceva indubitatamente era in bordine, et veniva via. Da poi disnar, fo conscio di X con zonta di eole-gio, et fo terminato mandar questa note il Cardinal Ascanic» via, con barche di Padoa, con Alvixe Manenti, secretano dii conseio di X, et 20 barelle dii conscio di X, con oficiali e capetanij ; et poi a Padoa uno retor lo acompagni fino a Vicenza, et quello di Vicenza, videlicel sier Domenego Contarmi, capeta-nio, l’acompagni fin a Brexa con scorta, et cussi a bore 8 ditto Cardinal montò in barella di Padoa. Et intisi, avanti el montasse, el voleva da li oratori di Pranza seguita di la vita. .Et monsignor di Monta-som li disse: Vi aseguro fino al roy. Et cussi Mon-tasom et l’altro andono con lhoro; et li altri do etiam lo acompagnono fino a San Zorzi di Alega. Et andò con 5 barche di Padoa, etiam li altri presoni erano retenuti ; videlicel episcopi et altri di soi da conto, che lhoro francesi dimandono. Et è da saper, questo Cardinal voleva parlar al principe et a la Signoria ; nunqmm fo voluto ; ma parlava con Alvixe di Dardani, era so guardian, et lui riferiva poi in colegio. A dì 7 mazo. In colegio, vene monsignor di Beuchayro et domino Acursio, oratori di Franza. Et domino Acursio lexe una letera dii Cardinal Roam, si duol di le nostre zente e di provedilori, di certo danno fato al capetanio di la Landa; et che li era sta manda solum li presoni rognosi. Et poi presentò una letera, esso Cardinal scriveva a la Signoria, wnde si doleva, e pareva havesse fato venir le sue zente a li nostri confini, et par facesse sorastar Ascanio a Padoa, dubitando eie. Or el principe parlò, justifichò tutto, et rimaseno satisfali. Poi lhoro dimandono risposta di la soa scriptura. Li fo ditto non era sta ben intesa ; se intenderla mejo. Poi lhoro dimandono fusse licentià de qui l’orator di Napoli. Li fo ditto era mal parer cussi presto. Vene Antonio di Fabri, deputato andar con la soa compagnia, era a Rimano, et ne faza di altri provisionati, in Levante; et cussi fo manda Zuan Filipo Auriliano a far la mostra. Di Franza, da Liom, di l’orator, di 29. Come havia parlato con monsignor di Albi, zercha l’armata dii re; qual li disse certo il re faria. Item, il signor Lodovico era zonto a Garnopoli in quel zorno ; et era venuto lo episcopo di Melili, orator dii papa al roy, a ricomandar il ducha Valentinos, et etiam per 11 benefieij. Et il roy li à parla dii clero etc. Item, chome in do zorni le letere di Milan veniva a Lion per le poste, et per un’ altra letera, di ultimo aprii, par il roy dicesse al secretano di esso orator : Ben, la Signoria non mi voi dar Ascanio, mi justificherò con tutti; faremo andar le zente nostre a Cremona. Et poi l’orator andò da soa majestà per mitigarlo. Qual si dolse, e disse tutto, excepto di mandar le zente. Item., che monsignor di Albi li à ditto : La Franza è povera z i anni G. Item, la raina andava versso Borgogna, per dubilo dii re di romani; et il principe di Orangia vi va etiam. Di Cypro, di sier T roy lo Malipiero, capelanio di Famagosla, di 21 marzo. Nulla da conto. La qual non fo leta. Da Damasco, di sier Beneto Sanudo, consolo, di 12 marzo. Come havia tolto sporte 800 piper. Item di arzenti fo tolti per Zabalat per forza a’ nostri. Conclude, il viazo è disfato. Da poi disnar, fo gran conseio. Vene il principe con monsignor di Beuchayro e domino Acursio. Fu fato a Ravena sier Antonio Soranzo, fo podestà et capetanio a Ruigo, a Vicenza, a Zara et a Bassam ; et non altre voxe. Itera, fo butà li sestieri di la paga di____ 1471 : vene primo San Marco, San Pollo, Osso duro, Canareio et Santa f ; et fu fato a studio. Et questi oratori parlano molto col principe, e li disse 110' il re di Spagna voleva la Calabria, e lassava al roy il resto dii Reame; et che ’1 marchexe di Mantoa vo-lea dar danari al roy, e Ferara et Bologna ; et che fiorentini metevano mal tra il roy e la Signoria nostra. Poi disse che monsignor di Montasom havia ditto, voleva inchadenarsi con Ascanio la note, e l’altro con l’altro. Da poi gran conseio fo pregadi, et vene queste letere : Di Rinvino, di sier Francesco Capello, el cavalier, prooedadur, di do et cinque. Come Cesena havia posto le arme di Valentinos sopra la cita, licei habino mandato oratori a Roma al concistorio ; et à nova di Roma, ditto ducha haver 700 homeni d’arme et 5000 fanti ; voi venir a tuor Pexaro el Rimano, poi Faenza; et par uno, nominato domino Zuan da Canal, prothonotario, scrive di Roma a ditto proveda-dor tal nove. Item, el ducha de Urbin era stalo lì a Rimano, veniva in questa terra, et per quel conte Federico dii Monte à parlato etc. Et par el conte Lamberto Malatesta di Soiano, li à scrito haver preso alcuni lo voleva tradir. Item, come à inteso in la ro-cha di Rimano esser intelligentia per il ducha Valen-tinois; il signor à muda i caslelani.