565 Mcccco, soi super loco. Quanto a Goricìa, era sua ; pur, si la Signoria haviaraxom, la ponesse al eonseìo di Augusta o altrove a veder; et cussi ritornò a caxa. Dii dillo, di 23, ivi. Come la dieta era termina dar al re 20 milia cavali et 30 milia pedoni, pagati per 6 anni,- per il ben di l’imperio; et è capetanio il ducha Zorzi di Baviera, cugnado dii re e barba dii marchexe di Mantoa, et ha 18 al goveriio : zoè 6 per li principi, 6 per li ecclesiastici, 6 per le terre franche ; et si dà al capetanio 25 milia fiorini ; et ivi si trova el cardinal di San Severim e altri milanesi, sperano assai la recuperation dii ducato di Milan. Et il re di Franza à assa’ amichi in Eiemagna, et era lì de li electori solwm lo episcopo di Maganza, et il ducha Federico di Saxonia. Et hessondo lui 11, vene el marchexe de Brandiburg. Item, che a li do electori presenterà le letere dii roy, licei non siano amici di soa majestà. Item, era stato orator dii roy lì, a dimandar li fioli dii Moro, et promete farli homagio, quando a soa majestà piace. Et il re non l’à voluto darli 0 risposta bona. Et li manda tre oratori al roy: el ducha Federico di Saxonia, elector, lo episcopo di Vormes, el conte di Naxò per dimandarli Lodovico e Ascanfo e il stato di Milani, Et che il ducha Alberto di Saxonia, gran capetanio, è occupato a l’impresa versso Frisia, qual era in governo di uno suo fiol, e li populi lo à retenuto per li malli portamenti ; et è fortissima provintia, maxime de inverno, per le aque e giaZe. Item, lì è uno orator yspano, qual lo cogitasse a Zenoa, si ofersse a esso secretano; et è eliam domino Francesco de Montibus, orator neapolitano, stato gran tempo de lì. Item, è do oratori di Hongaria e Poiana, venuti per haver qualche socorso di zente contra turchi, e il polono per haver il possesso di una sua terra. Et noviter è venuto uno altro messo di Hongaria al re, e dice non è seguito ancora l’acordo con la Signoria. Ilem, cho-me il re di romani do Zorni da poi mandò per lui, e ii dè la risposta in scriplis, ut palei, a le tre propo-sitiom fate, chome ho scripto di sopra. Li rispose; e più di Goricia, di’ è al confili dii turclio, et che la Signoria à ben di altri luogi eie. ; et dè licentia a esso secretario si partisse. E lui li dimandò potesse star ire zorni lì, perchè era amallato ; et cussi che a dì 27 si partiría. Voleva scriver a la Signoria, prima si partisse; ma Ihoro non volseno aspelasse lì la risposta. Di Ferara, dii vicedomino, di 28. Come il ducha è partilo per Mantoa ; va con lui don Alfonxo suo fiol, missier Zuan Lucha e pochi altri; va per barella. Et missier Zuan Valla tornò di Mantoa ; et par li andasse nomine reyis Francice, ma più presto per LUGLIO. , o6C li comessarij regij sono a Milani. Ilem, di le zente di francesi stanno cussi dove erano, et come succederà dii papa, cussi si governerà. Et si dice il duella va'a Mantoa per batizar il fiol primogenito dii marchexe 221 suo zenero, et il marchexe saria venuto a Ferara, si non fusse à 1800 homeiii a .farli le s|iexe. Da poi disnar, fo conseio di X con zonta di colé-gio, et Vene molte letere. Il sumario è qui di soto. Et fonno fati capi di X, sier Borthtìlatiiio Vituri, fo consier, sier Marco da Moliti, fo cao dii conscio di X, et sier Anzolo Trivixan, fo cao. Di Hongaria, di oralari, date a Buila, a di 13; Come eri vene lì l’orator dii papa, episcopo caliensc; li andono contra con li oratori francesi, e do altri veneno per nome dii re, e pochi Cavali; llem, ozi fono a disnar col re li oratori francesi, e quel di Poiana; e poi disnar fè cavalieri li.do oratori francesi, e uno fiol dii mazor orator. E poi essi nostri oratori fono da l’orator pontificio, e partono insiernei Itemi, non è restati di solicitar con la regia majestà, si mandi zente a li confini, e si corra su quel dii turco ; et che l’orator polono si partite; et il re à donà a li oratori francesi una vesta d* oro Vedila, fodrà di armelini, per uno; e al fiol una vesta di seda turche* sclia, fodrà di dossi, fata a la ungarescha, qual vai pochi soldi; et è stà donà 4 cope dorate el do ronzini a ditti oratori. Di li dilli, di IO et 17, ivi. De coloquij abuti col re zercha la liga, e poi fonno mandati da parte con il reverendo ystrigoniense, vesprimìense, e missier Josa; tandem il re conclude in ducali 100 milia a 1’ anno, e disse: Si volè, bene quidem, si non, non parlè più ; et farà la liga particular, et di la liga generai non ne parlè. E disse molti signori christiani li voi dar ducati 150 milia, et el si acorda contra la Signoria nostra, et li à dà lermene zorni XX a re-sponder; et li nostri oratori offerse ducati otanta milia, et poi 70 milia a ì’ anno, e lhoro non volseno questo. Et licei essi oratori havesseno libertà di pro-meterli ducati 100 milia, tamen non volseno per il capitolo di tartari, perhò che il re disse VoleVa proluder per il fradello polono, per non esser orator di quel re de lì. E disse, si tartari li movesse guerra a ditto suo fradello, comme mosse, Voi se intendi quel re possi atender contra di lhoro e non contra turchi. E disse, il re sollo li bastava 1’ animo di obslar a’ turchi ; et slatini, conclusa la liga, bisogna li danari per tanta impresa; et il re licentierà l’orator dii turco, qual è con boche 130 lì, e li dirà, digi al suo signor, non voi ni paxe ni triegua. Et il re voi andar a Belgrado, e redur il campo insieme. E disse quelli