137 mccccc, Marzo. Tibi omnes populi fan balli, Tibi rustici fan leticia e festa ; Omnes clamant: al gal ! scazialo! e dalli! Pieni siam tutti d’ una rabia infesta ; Omnes clamamus: Dura, Ludovico! Veni a bassar al gal l’ardita cresta ! Te curialis chorus, te ogni amico, Te mulierum numerus, te i putti, Te petunt omnes, niun t’à per nimico. Te martyrum li exerciti destrutti Per urbem va cridando : o divo Moro, Patrem immensa Majestatis, tutti. Tu sempiternus Pater sarai lhoro, Che, ad liberandum populum, signore Non horruisti ussir fuor del tuo coro. Tu aperuisti a1 toi nemici el core, Oredentibus che ’1 gallo fosse un dio, Ut melius cognoscerent l’erore. Nunc ad dexteram sedes, signor mio, Regis romani, in gran triumpho posto, Venturus entro al tuo dominio prio. Quasumus ergo te che torni tosto ; Arnicis tuis dà qualche conforto, Populum tuum ver ti ben hai disposto. Salvumfac illuni donec he’ torna im porto; Domine, non tardar ; domine, fave-, Domine, non voler sto popul morto. Extolle illos, che ’1 peso più grave Substinerunt per te fin a questa hora, Ut in teternum dir te possiamo : Ave ! Benedicimus te, ciascum te adora, Laudamus nomen tuum in terra, in mare, Che in saculum stia vivo e mai non mora. A gallico furore liberare, Et ab insania sua nos custodire, In isto anno, domine, dignare. Miserere di tanto aspro martire, Miserere di noi, pietà, merzè, Placeat tibi, domine, venire. Misericordia tua mancar non de’; Ostende hora 1’ amor che tu ci porti, Quemadmodum speravimus in te. E sempre tuoi sarano vivi e morti. Del mexe di marzo 1500. A di primo marzo, fu domenega di carlevar. Fu feto do feste, a caxa lhoro perhò, una di sier Marco Foscari, quondam sier Zuane, tolse la fìa quondam sier Filipo Capello, et sier Andrea da Pexaro, quon- dam sier Nicolò, da Londra, ave la fia ili sier Alvise di Prioli, quondam sier Piero, proconlatòr, qual non passò l’anno, lui morite etc. Noto, in questo anno è sta fato 40 pera di noze, videlicel da marzo a marzo, et sono manchati zenthilomeni nostri numero 90. A d' do ditto. Zonse in questa terra Bernardini di Arnbroxij, fo mandato a far il processo dii Ori-mani e altri in armada, qual parti da la Zefalonia, a dì 7 dii passato. Da la Zefalonia, dii capelanio zeneral, di 7 /è-vrer, come vidi in lelere parlicular. Si combate spada per spada ; sperava averlo ; et a dì 6 andò li do provedadori Malipiero e Guoro in campo, con opinion non si partir fino non habi il castello. Fanno uno bastiom con certi cesti, per tuorli le difese. La nostra bombarda pocho opera ; è gran divisioni tra quelli governadori di le galie, e dentro erano pochi turchi ; haveano compito di bever e svudar una cisterna ; manchava solum un’ altra è in la rocheta : un pan vai tre aspri, sì che non potrano durar. Ilem, la nostra arma’ è mal in bordine, e in colfo di Lepanto per tnrdii si conza l’armata. Da, Durazo, di sier Vido Diedo, baylo, di 18 fevrer. Turchi esser reduti a la Cuda, mia 25 de lì, e il zorno sequente li assetava ; il paese tuto è re-duto in la terra. Ilem, par il zeneral li habi mandato 3 galie sotil, videlicel sier Maràl Barbo, sier Polo Nani e sier Toma Contarmi, eh’ è su la galia sibinzana e la nave di Liesna. Ilem, le galie dii tra-fego sono venute lì, capetanio suo fradello, sier Antonio Diedo, di bordine dii capetanio zeneral. Et fo expedilo letere per li cai di X al ditto capetanio dii trafego, comandandoli justa la dilibera-tion vaili al viazo eie. Et fo expedito uno gripo a posta, e mandato sovenzion a le zurme. Ilem, fo ditto esser zonte di qua da’ monti lanze 1000 francese, et che il signor Lodovico havia auto Novara, et esser stato causa Opizim chaza, fo quello primo rebellò a’ francesi. Noto, domino flambai Angusolo, olim castelan di Sonzin, fo mandato a Piasenza per la Signoria nostra, per esser piasentin, et eliam domino Jacomo Secho a Caravazo, el il signor Carlo Orssini con la soa compagnia fo mandato a Pizegatom. Il conte di Pitiano era col campo alozato a Trevi, e altre nostre zente in Lodi, et voleva mandar cavali lizieri e fanti a Piasenza, per mantenirla in fede. Da Trevi, di sier Piero MarzeUo, provedador, di 28 fevrer. Avisa a sier Ilironimo Zorzi, el ca-valier, podestà di Verona, et cussi il sumario di