337 MCCCCC, MAGGIO. 338 Deposiliom di sier Antonio Parascato, da Corfà, vien da la bastia, a di 7. Dice ha ver inteso da greci merchadanti, vien di la Janina, di zorni G, come el signor fece el suo bayram a le Seres, in campagna; il bilirbeì con el campo era al Vardari, et a la parte de Larso à incontra asappi da 40 in 45 milia, vanno a la volta di l’armata, su la qual el signor non voi più meter christiani ; et à incontra assa’ zente a la montagna del Mezovo, che portava remi a la Preve-sa, e ogni do porta un remo. 11 campo vien zoso, chi dice per Corfù, chi per Napoli di Romania. Item. a le parte de Vollo, versso Negroponte, se atrova da cinque in G000 remi con uno subassì e turchi ; et che veneno da 8 in X navilij di Rodi, za fa zorni X o XV; et brusono ditti remi, et amazò il subassì e li turchi. Item, dice à scontra alcuni navilij turche-schi, cargi di agudi et feramenta, venivano di Con-stantinopoli per tragetar a le Zemiglie per uso di le galie ; et trovò una barza anconitana di zuchari et saoni, et la prese eie. Di sier Andrea Foscolo, yovernador di una galia. Scrive al zeneral, come fo in colfo con le 4 galie fino a presso i molini di la Zefalonia. A dì 3 mazo, il Marcello vene a Corfù ; a dì 27 aprii esse galie partì, et andono ai Cuzolari; poi la note andono versso Patras, e trovò uno qual lo mandò a Lepanto, a sier Rigo Badoer; e sier Andrea di Franceschi a dì 29 ritornò e riporta a bocha, che per quelli di Napoli di Romania sono sta taiati a pezi da turchi 5000 ; dice la nova scrita di sopra, di remi 8000 brusati per rodiani, et per tre nostre galie. Item, esser ussite 14 fuste dii colfo di Lepanto, et visto le nostre galie, zudegò fusse l’antiguarda di Tarmata, e sono ritornate e tirate in terra a Patras. Item, il signor à fato pasqua a le Seres ; leva nettar le strade a la volta di la Morea; el bilarbeì à fato pasqua al Vardari. Di T armata dii colfo dice sarà in bordine a mezo zu-gno; la nave grossa non è possibele niun la voi meter a charena per aconzarla, et le galeaze non si conza, et molti navilij pizoli sono mal conditionati. El qual messo è nevodo di sier Marco Antonio Contarmi, sopracomito. Item, dite galie si levono, e tornò a la guardia di Viscardo, havendo levato de lì 125 * certe anime per il Zante. Li qual sopracomili fono : lui sier Andrea Foscolo, sier Marco Antonio Contarmi, sier Polo Valaresso, et Nicolò Buchia, catarim ; et dicono tre di queste galie li bisogna le antene. Et sier Polo Valaresso scrisse, di 3, dai Cuzolari al zeneral questo instesso. Da Rodi, di 16 marzo, al zeneral et a la Signoria. Zercha li araldi dii re di Franza vanno al tur- / Viarii di M. Sanuto. — Tom. III. cho; fonno lì, et ebbe salvo conduto dìi signor, et passono in la Turchia per andar a la Porta. Da Modom, di reclori, di 22 aprii. Di molte provision tate; dubitano di turchi; il bassà è al Vardari con 8000 cavali. Et, atento el bisogno di T armada, fo balotà ducati 3000 di mandar al zeneral per la prima galia si parte. D i Milam, di sier Hironimo Zorzi, el cavalier, podestà di Verona, oralor, di 18. Come fu mena Ascanio a dì..., a hore 21, per mezo Mitan, vestito da Cardinal col rocheto e uno capello beretim. Item, Belinzona ancora si tien per sguizari; il Cardinal Roani è tornato da Pavia, e di coloquij abuti insieme. Bologna è acordata dar de proesenti ducati 15 milia. Item, Carpi e Mirandola è acordati, et è venuto lì a Milan il prothonotario, fratello dii mar-chexe di Mantoa ; el il ducha di Ferara si scusa non haver fato mal alcuno. Item, di T armata, disse il Cardinal, si farà ; monsignor di Ravastcm non è a Zenoa, si à schavazà una gamba, et è andà ai bagni. Item, missier Zuan Jacomo Triulzi disse : La Signoria si poi servir di zente eie. Da Sonzim Benzom, date a Crema, a dì 15. Chome francesi a Vogiera dormeno con le moier d’ altri per forza, amazano li mariti. Item, scrive coloquij abuti con monsignor di Montasom, zercha Mantoa habi la Signoria, et il roy Cremona ; et Ascanio li à ditto, scrive a Roma per mi. Da Trevi, di sier Christofal Moro, provedador. Di certi avisi di le cosse di Mantoa, à ’uto da uno de Gonzaga, scrile a Tliadio di la Motella, condutier nostro, di gran importantia per ben di la Signoria eie. Da Verona, di sier Hironimo da cha’ da Pexaro, capetanio et vice podestà. Come lì è la peste et si muor assa’ ; fanno provisiom. Di chioza, dii podestà. Chome la peste va di lon-go, et li savij sora la sanità fenno molle provision, adeo la terra stè ben. Di Rimano, di sier Francesco CapeUo, el cavalier, provedador. Cercha haver expedito Antonio di Fabri, con li provisionati, per Levante, et dii zonzer lì di lo episcopo di Theoli, vien orator de qui. Vene l’orator di Napoli, disse haver una letera dii re suo. Li scrive, l’arma’ di Spagna, a dì 13 aprii, esser per partirse, come scrive domino Antonio Ze-naro, orator di soa majestà, la qual armata dia esser zonta za XV dì in Sicilia. Poi el principe li parlò largamente, dicendoli el suo re avisava il turcho eie. Lui rispose, non era vero ; et disse assa’ cosse in favor dii re suo ; prega la Signoria lo ajuti col roy. 22