257 MCCCCC, APRILE. 258 suol cavalehar sollo, in mezo la soa guarda; e al presente fa l’orator nostro li vadi cavalchando a presso. Scrive coloquij zercha Ferara e Mantoa, ut palei in literis; li voi castigar. Et V orator nostro a-ricorda si elexi e mandi presto oratori a soa maje-stà a congratularssi ; et si ricomanda sia licentiato, ritorni a casa. Da Crema, dii podestà et capetanio, di 23. Come à nova di Milan, milanesi haver dato a missier yuan Jacomo Triulzi 60 milia ducati, qual è partito de Milani, e andato in campo da le zente. Di campo, di proveditori, date a Trevi, a dì 23. Come, justa i mandati, farano la cernida di 200 provisionati, sotto 2 contestabeli, e li manderano per Modo.n ; e hanno nova, milanesi a lume di torza à pagato ducati 50 milia, parte dati a missier Zuan Jacomo, parte li manda in campo; el qual campo va a la volta di Bologna. Item, che domino Francesco Bernardin Visconte era sta lassato di castello, con segurtà di ducati X milia, fata per uno Palave-sim a’ francesi. Dei Verona, di rectori, do teiere, di 24. Come Mantoa è in gran fuga; fanno fossi e repari a la terra ; dubitano assai de’ francesi e nostri. Et per l’altra letera, scriveno esser venuto li a Verona uno secretano dii marchexe, con letere di credenza, a dirli, è fiol di la Signoria nostra, e la fortifichation si fa a la terra, non è per mal nium eie. In questo pregadi fo posto per li savij dii con-seio e di terra ferma, che li zudei habitanti nel dominio nostro pagino a la Signoria nostra ducati 25 milia ; et nui ai ordeni metessemo a l’incontro li ditti danari non si podesse spender, solum cha in rosse da mar. E lhoro intrò in opinion. Andò una parte : 0 non sincera, 4 di no, 152 di sì. Item, sier Alvise da Molin, savio dii conseio, andò in renga poi, et disse il bisogno di danari, ( t propose do remedij presti, qualli, per viam declara-tionis, sarano balotadi: uno, far una civanza de rami, ubligando a la ditta certi depositi ; l’altra, trovar danari per via de imprestedo. E sopra questo parlò assai. Et sier Marco da Molin, savio ai ordeni, quondam sier Francesco, andò in renga per dir una soa opinion, e non andava parte. El principe lo fé venir zoso. Et soa serenità parlò sentado, perchè avia doia a la scliena, e aricordò meter le decime per sé, et dimandar imprestedo eie., e biasemò questi do primi aricordi di savij. Or fo nota le parte, perchè russi sentiva el conseio. La prima, messa per il prin-( 'Pe^ consieri, cai di 40, sier Marco da Molin, Jo, Ma-1111 Sanudo e sier Lunardo Mocenigo, savij ai orde-1 Diarii di M. Sanbto. — Tom. III. ni, di dimandar imprestedo, ubicandoli, e possi scontar con le privile decime si meterano per sè, in so nome et in nome di altri. E a l’incontro, li savij dii conseio, terra ferma, e sier Antonio Venier, savij ai ordeni, possino scontar a uno altro modo, ut palei, e dar arzenti in zecha e haver il dom. Andò le parte : 2 non sincere’ 3 di no, 62 di. savij 87 quella dii principe et nostra. E questa fo presa. E il principe comenzò a prestili* ducati 1000, e chiamati tuti davanti el principe, a uno a uno, si notava su una poliza, comenzando dal colegio. Tamen sier Filippo Trun, procurator, sier Constantin di Prioli et ttetari, 0 prestò. Et cussi fo ordinato di doman compir. Steteno assai, e trovono pocho perhò, come dirò più avanti. Fu posto per li consieri che, a tutti quelli pre- 95 * sterano, li sia ubligà le decime per sé, sì di l’indrada come de la merchadantia. Ave 0, 0, 125 de sì. Fu posto per tutti i savij, exceplo sier Domene-go Morexini, provedador, savio dii conseio, scriver una letera a l’orator in Franza ; dimandar fazi armata in nostro àjuto contra il turcho eie. Et sier Domenego Morexini preditto messe, voler le letere con questo, sia preso di andar oratori in Franza sier Hironimo Zorzi, el cavalier, podestà di Verona, e sier Polo Trivixan, el cavalier, podestà di Brexa, a congratularssi; et poi d’acordo fo terminà indu-siar a domam. Et pregadi vené zoso a bore tre di note, che fo assai a’ vechij. A di 26 aprii, domenega. 11 principe fo a San Zuminian con le cerimonie, per non esservi stato la domenega di Apostoli ; e poi dete pranso ‘a li oratori, Signoria et patricij invitati. Vi fu etium domino Sonzin Benzon, e domino Hannibal Angusolo, piacentino, olim castelan di Sonzim. Et reduti li savij in colegio a consultar la materia in Franza. Da Udene, dii luogo tenente. Come era stà fato il parlamento, e proposto di le cinque cortine quid fiendum. Item, mandò uno aviso, turchi esser par-tidi di Bossina, per venir a corer lì in Friul. Da Padoa, di sier Zuam Batista Bonzi, provedador per le camere. Manda la nota di debitori, et come usa ogni diligentia aver danari. Da Sibinicho, di sier Vetor Bragadin, conte. Zercha il ducha Zuam Corvino, per li danni fati dal barn di Jayza etc. ; et che si provedi. Da poi disnar, licei fusse il pasto dii principe, fo pregadi, poi vesporo ; fo il principe. Di Cremona, di proveditori, di 24. Zercha quelli 17