625 MDXXVII, AGOSTO. 626 la Zonfa ordinaria per far certe ubligation, et nulla feno. Noto. Ilozi in Pregadi fu posto per i Savii, che le 5 Scuole grande di questa città debbano prestar tra loro ducali 10 railia da esser lansade per li 7 Savii sopra il clero, da esser falli creditori al Moule del subsidio, come si observa a l’imprestar del clero. Li qual 7 Savii debbano, con quella desle-rità che per la loro prudentia parerà, taxarli. 16G, 22, 14. Del campo, dal Boscìio, di sier Piero da cha’ da Pexaro procurator, orator, fo lettere di li. Come monsignor di Lulrecb, bavendo inviato a Zenoa 1’ araldo, etiam invioe li 1000 fanti nostri venuti con esso orator Pexaro a la volta di Zenoa, et tien cbe zcnoesi non yoranno aspettar; et cussi etiam lui con lo exercito si levava. Item, ha via mandato a dimandar Alexandria di la paia, et sperava si rendaria. Copia di una lettera di Zuan Paulo Manfron condutier nostro, data in Marignano alti 13 di Avosto 1527, scritta al Podestà et capitanio di Crema. Magnifice et clarissime Domine, domine mi osservandissime. Mi doglio sino nel core a scriver questo a Vo-slra Signoria, che vedo che siamo per ruinare in tutto, chè qua non li è ordine, modo, uè experien-lia ; et vedo andare le cose lauto disordinale, quanto sia a dir possibile ; el niuno campo stele mai senza vedete se non questo, et io non ho mai potuto fare con questi cbe ge la vogliano melere. Ma non si studia se non in far salveguardie, et ne mando una copia de una sua patente a vostra signoria. Et li inimici hanno restellalo ogni cosa de questa salvaguardia, et conduta nele forcie sue a Milano et Pavia ; et così Idio volesse che quelli che hanno experienlia havesseno hauto credilo, che la victoria certa non seria condotta in danno et vergogna come la è. Et vedo andar tanto longe queste cose de francesi, che credo non faranno niente. Cbe li inimici non hanno bisogno se non di tempo, el nui ge ne demo tanlo quanto lor voleno, et pro-vedeno ali casi soi. Questa matina sono venuti apresso mezo miglio a le sbare noslre, et hanno preso tanti sacomani et muli quanti hanno voluti, che credo non li potranno condur a Milano. Et questi hanno facto, pena la vita, che niuno de quelli nostri vadano de là de Lambro a proveder de vi- I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XI V. vere per li cavalli; el 1* hanno facto per dare questa victoaria ali inimici. Et aziò che questo non si possia excusare da non essere causa lui del lutto, la patente cbe mando a vostra signoria lo demo-sira ; et questi me volevano ruinare per quel che ho scripto a vostra signoria per el bene de la Illustrissima Signoria. El io dico che non voria se non haverscriplo quel che ho scripto, sebene me havesseno rumati. Et apresso dico, che vostra signoria non buia via più denari sotto queslo governo, chè seranno tulli spesi senza utilità-; chè non hanno nè fanti, né denari ; cbe sono robali, et ogni zorno saremo a pezo. Et quando questi disseno che rupeno la scorta, preseno 3 homeui d’arme, et al presente li inimici hanno preso più di 100 cavalli, et non solo questa volta, ma più volte a CO el 50 a la volta; et questi scriveno a Venelia tutte le busie, ma credo però che faciano a saper la verità alcuni. Et hanno condulto questo campo in ultima extremilà per la rubarie et tiranie che si fa; et non è homo d’arme che habia un soldo ; el la maior parie sono amalati, et stfno 5 mesi cbe non hanno hauti denari; el io sono sialo un anno con un quartiero et non l’ho ancora finito di avere, et pagaria del sangue mio, el non mi esser ritrovalo qua in queste vergogne. Et me ne excusai bene con la Illustrissima Signoria; ma per lo amor che li porlo, feci il voler suo, el così ldio volesse che havesseno creduto alle parole de uno suo servilor, chè hora lo tocano cou mano eh’ io li ho ditto la verità. El questi l’altro zorno che furno in dui lochi che li era 10 fanti che stavano lì per fare condur li recolli de gentilhomeni a salvamento, scris-seno a Venetia che haviano facto mirabilia ; ma li fanno far alli inimici i miraculi, et par che lor fa-zino il tutto. Non altro. In bona gratia de vostra signoria me aricomando. In Marignano, alli 13 Augusto 1527. Et più signor mio, se siamo qua così restretti, che se lo accadesse combaler con li inimici, non po-tressimo, chè non havemo loco da combaler. Niente di meno vostra signoria non me voglia publichar, aziò non trova più inimicìtia. De vostra signoria Servitor Jo. Paulo Manfron. A tergo: Magnifico et durissimo domino Andreae Lauredano dignissimo polestati et 40