-461 MCCCCC, LUGLIO. a li oratori di Pranza : prima lì à presenta una gor-dena de aspri 30 milia, di qual è rimasti 2000 al 175 casnar, et veste do di brocha’ d’oro, peze di damaschini et zambeloti peze quatro, uno bazil e uno ramini d’arzento, 6 taze, ila che fonno ben honorati; et per il suo manzar li ha dà aspri 2000. Ilem, è partito da Constantinopoli per Nepanto gambelli 1400 cargi di monitiom e polvere, zoè G00 armadure, 300 di polvere, et 500 di sartie, che summano gambelli 1400; et fanno apparati inextimabelli. Mio nc ajuti! Ilem, diti araldi di Franza è ritornati lì a Constantinopoli; a dì 27 aprii vieneno a Rodi, et partino ; va per la montagna per veder Bursa, poi verano a Venecia. Ilem, l’orator di Rhodi, otene dal signor la liberation di 29 presoni rhodiani, e li nostri è retenuti, e si va vendando ogni dì di le sue robe, e si mette li danari nel casnar dii signor ; et par, lui che scrive la letera, li provede a tutti. Ilem, di l’armata di Negroponte, nulla sarà. Ilem, li araldi disse al signor, erano venuti a requisiliom di la Signoria, et è bom venir a Venecia per menar oratori, acciò il suo re possi acordar etc. Et per dubito di P arma’ di Spagna, el signor provede di bombarde a Metelim, e le Foie et Stalimene. Et questo è il su-mario. Fu posto per li savij dii conseio e di terra ferma scriver a Marco Bevazam, secretano nostro, va a P imperador, che prima zonto dal re, digi esser andato da soa majestà per le cosse dii turco, a persuaderlo a far qualcossa ; poi dichi si ha ’uto una letera di soa majestà, eh’ è di la diferentia di Grignà. A dì 20 avosto nui manderemo li nostri nontij, cussi come soa majestà dice voler mandar do comissarij, et debbi laudar tal oppinion ; poi dichi di Goricia, justa la comissiom sua. Ave una di no, 180 de sì. E fu presa. Fu posto per li ditti, atento la rebeliom fata a la Signoria nostra, che li sanseverineschi siano caduti dii feudo, et cussi si debbi tuor in la Signoria Cita-della, e far il podestà per grani conseio, e P intrada vengi a Padoa. Ilem, siali tolta la caxa in questa terra, qual sia venduta; e scrito a li rectori di Verona, toglij Molitorio, e vendino quelle possessione. Ave 9 di non sincere, 12 di no, 151 de sì. E fu presa. E cussi fu poi fato primo podestà sier Stai Barbo. Et è da saper, era per li sanseverineschi podestà sier Alvixe Minoto. Fu posto, per tutti li savij d’acordo, la comissiom a sier Domenego Dolfim, capetanio al colfo, che deb-hi andar a la Vajussa, et obsti P ussir di quella armala. Arà con lui do galie grosse, el belingier di Pexari et una galia sotil. Poi vadi confortando i lochi nostri dii colfo. Ilem, arà con lui la fusta di Cataro, una di Vegia, et una di Sibinico. Ilem, atendi a la ripresaia -fata contra fiorentini, et, prendendo qualcossa, mandi de qui senza mover nulla, e cussi altri contrabandi; e si parti doman, e vadi questa note a dormir a galia. Ave niuna non sincier, niuna di no, il resto di la parte. E fu presa. Fu posto per sièr Lunardo Grimani, savio da 175* terra ferma, che, atento la invalitudine di sier Marchiò Trivixam, capetanio zeneral da mar, et, si P oco-resse, la morte, sia scrito e comandà a sier Bortolo Minio e sier Andrea Venier, vieneno rectori di Cy-pri, che, hessendo di qua da Corfù, al reco ver- di queste debbino ritornar, et si fusseno di là de Corfù, resti a Corfù, et rimangino consieri a presso il zone- % ral in armada, prezi'edi li proveditori eie. E questa parte non se intendi presa, si la non sarà presa in gran conseio, e poi limi tutti di colegio vengi con le sue opinioni al pregadi, sotto pena di ducati 500, da \ esser scossi per li avogadori senza altro conseio, zer-cha al far la comissiom a li ditti. Et primo parlò con-1 tra sier Piero Balbi, savio dii conseio, dicendo non era in tempo. Li rispose sier Lunardo Grimani. Poi parlò sier Baldisera Trivixan, el consier, e fè mài j parlò justificando suo fratello. Poi parlò sier Fran-| cesco Trum, cao di X. Et perchè sier Hironimo Ca-| pello voleva parlar, et esser horre una di note, fo W rimesso a doman, eh’è domenega, e dato sacra-« mento a tutti. Et il principe stete fino la fin, che fo I meraveia. Da Ruigo, di sier Hironimo Donaclo, el dolor, torna vicedomino a Ferara, di 3. Come à letere di suo fiol Agustim,- da Ferara, il campo de’ francesi esser andato soto le mure di Pisa, per piantarli le bombarde ; ma non le hanno piantà ancora. Ilem, à per via di uno dii Cardinal Zen, è a Fiorenza, come la signoria di Fiorenza li mandò a dir, il suo campo haver piantà le bombarde; et poi si ha, haver butà zoso do alle di muro, e pisani se volleno render, salvo lo haver e le persone. Noto, la nave di sier Beneto di Prioli, partì questa notte; et il belingier di Pexari, la mutiua sequente. Adì 5 lido. In colegio, fo domenega, sier Alvixe Grimani, patron a l’arsenal, refudoe, per non haver la gracia dii doxe. Vene l’orator di Franza, al qual fo leto la letera si ha auto di Constantinopoli ; et parlato dii turcho. Da Cremona, di sier Domeneyo Trivixam, el ca-valier, e sier Nicol) Foscarini. Voi sia fato in loco