MCCCCC. APRILE. ISO Piero Capello et sier Zorzi Emo, di terra ferma; sier Marco da Molili, Jo Mariti Sanudo, sier Lunardo Mo-cenigo et sier Antonio Venier, ai ordetii; et sier Andrea Surian, quinto collega, qual prima era per la parte di 30 anni, non provò la etade. Vene sier Toma Zen, el cavalier, venuto chpe-tanio di le galie grosse, stato a la impresa di la Ce-phalonia, insieme con molti di governadori di ditte galie grosse. El qual sier Toma Zen vene con malia lama, e cussi li altri ; et erano mal visti da tutti. E volendo ditto sier Toma referir, non fo voluto aldir. Et lui disse : Serenissimo principe, refeiirò im pre-gadi ; lamen mai non fo lassato referir, imo da poi fo commesso a li avogadori di cornuti, eliome dirò di soto. lntroe Alvixe Manenti, secretano dii conseio di X, ritornato da Cónslantinopoli, o vero Andernopoli, dal signor turcho, insieme con domino Thodaro Patologo, stratioto, fidelissimo nostro, et con li cai dii conseio di X referite alcune cosse; qual perhò ozi da poi disnar im pregadi fè la sua relatione etc. Da poi disnar, fo pregadi; e prima fusse leto alcuna letera, ditto Alvise Manenti andò in renga, et referite il viazo suo ; el qual in sumario qui soto farò mentione. Et fo dato sacramento per li capi dii conseio di X a tutti, e tolti in nota, e comandato.di tal relatione non si parlasse, soto stretissima credenza di P aver e di la facultà eie. Prima, chome fo mandato di bordine di questo excellentissimo conseio al capetanio zeneral, per li avisi di Fait bassa, voleva far far la paxe col turcho; e andò a Castel Tornese, abuto il salvo conduto, dove dismontò. Era lì il pro-tlioicro di la Morea, et insieme andono a Patras da lialì, sanzacho dismesso di bassa, qual li fè bona ciera. Et a dì 17 fevrer intrò in Andernopoli, dove era il signor turcho, e che za era sta expedito de lì Jacut bassa, capntanio di l’armata sua è in colfo di Nepanlo. E zonto lì, Mustafà bassà, nolu.il eie. E nel venir con la compagnia, in strada scontrò molti axapi venivano per l’armada, e ulachi andavano; et intese da li preti greci, di la gran preparatimi faceva ; quali li diceva quando esso mirava in qualche chiesia, facendo vista di far oratione, e li diceva secrete con gran dolor, per esser christiani. Or, a dì 22 dito, penultimo zorno di Porta, sabado, bave audientia da li bassa : videlieel Missit bassa, nuovo homo, savio ve-chio, et è stato a la Media; l’altro Charzego, di’ è zenthilomo nostro; e il 3.° Jacut, era venuto cape-tanio di 1’ armada. Eravi edam con ditti bassa Mustafà bei, bilarbcì di la Grecia. È da saper, Fait bassà in questi zorni, avanti arivasse a Patras, morite. Fo visto da li bassà con bona ciera, et referite le i cosse, per la sua comission a lui contesse. Prima, era venuto per far pace; voleva Nepanto indrio, perchè contra ogni raxon ne era stato tolto, hessendo im pace col signor turcho. Secondo, la liberation di presoni. Tertio, la roba tolta a’ nostri merchadanti. Quarto, rafermar e concluder di novo la paxe, come prima era. Quanto a Nepanlo, li bassà disse : Non parlar di restituir. Et quel Charzego usò certe parole contra la Signoria nostra, con collora eie. E poi li disseno, haver inteso le proposte, sariano col signor, et il luni poi li daria risposta. Item, che ne l’andar a la Porta, pioveva; e li capi turchi lo salutavano. Conclude, la Signoria à amici 1!, ma molti inimici italiani, Item, haver inteso, il signor baver spazà Jacut bassà con 200 milia ducati, et 600 veste, et 4000 homeni, e mandato a l’armada dii colpho ; è il signor voi ne la sua armada siano turchi e non christiani, chome fu l’altro anno. Ilem, fa far tre arrnade: una a la Vajussa, di 20 galie sotil et X grosse ; una a la Prevesa, in colpho di l’Arta, di 7 sotil et 3 grosse; e la terza, quella ha in colpho, che sarà più che 200 velie. E il signor vieni im persona con exercito, perhò si provedi. E dicendo tal relation, lacrimava, dicendo : Vedo la ruina di christiani ! Or, el luni, fo da li bassà ad haver la risposta, per il qual fo mandato. E li disseno esser stati col signor, qual volleva haver per confili con la Signoria nostra il mar. llem, voi li sia dato Napoli di Romania, Modom, Coroni e Malvasia, e ducati X milia a 1’ anno, e faria la pace; et che il signor manderia uno messo qui con lui, per haver la risposta, con una letera. Quanto a le altre cosse, si conzeria ; ma prima si adatasse la mazor. Et esso secretano li rispose : La Signoria nostra non 69 * li daria terre, perchè li signori christiani noi compor -teriano. Et dimandando di parlar e basar la man al signor, li tre bassà prenominati si levò, e andono dal signor per farlo intrar. Steteno alquanto; poi tornò, dicendo : 11 signor non voleva parlarli, per non haver portà li presenti. Or, licentiato, se ne tornò a caxa; e li fo mandato a donar do veste d’oro, zoè caxache di sopra, ma non di soto, clio-me è il consueto, una a lui, 1’ altra a domino Thodaro Paleologo, et ducati 60 in aspri, qualli tutti li dispensò in cortesie, et si partite con la compagnia hebbe, e ritornò a Corlu etc. llem, quel signor à mandà uno orator a l’hongaro con 100 cavali, a dimandarli ducati 40 milia, promessi per nome di suo fradello, re di Poiana; e il turcho fè guerra al cara-bodarn eie. Stima molto il tartaro di Uxon Cassam, lo ha disiato e toltoli bona parte dii stato. Item, che