MCCCCC, MAGGIO. 34“> conte, fidelìssìmo nostro, qual in sle cosse di Cremona si à operato in campo sempre. Or dimandò a la Signoria letere a Cremona, per certo vichariado li fu promesso per li proveditori di campo. Item, si scrivi a Roma per haver expectative di ducati 300 per uno suo fiol ; et consultato, li io risposto per il principe, si faria tal letere. Vene il signor Nicolò da Corezo, alozato a San Moysè, in caxa di sier Beneto Barozi, suo pugnado; et sento a presso il principe ; voria esser nel numero di aderenti di questa Signoria nostra, et ricomandato come era stato li soi et lui fino al tempo di doxi Mocenigi. Li fo risposto, consultato col colegio, non volevamo far alcuna cossa, ma scriver in Pranza in sua recomandatione. Vene Zuam da Torentino, per il sai tolto per nome dii re, disse non voria pagar dacij a Cremona. Risposto si vederà. E da saper, questa matina vene lo episcopo di Thioli, orator dii papa ; li fo mandato zenthilomeni contra; alozó a San Zorzi. Da Fiorenza. Fo leto una letera latina, di XX, in risposta di la nostra. La manssiom è : Serenissimo principi et excellentissimo domino Angustino Barba-dica, duci Venetiarum, nobis plurimum honorando. La subscrition, di soto, in mezo la letera. Rispon-deno, non dieno pagar ni dar lidejussiom, si di jure non la dieno dar, dicendo: Venitiani sono sapientissimi etc. ' Di Ferara, dii vicedomino, di 23. Manda tal letera abuta di Fiorenza. Item, monsignor di Beu-monte, va a Pisa, si dice non farà 0. Fiorentini convengono darli danari; poi non è seguri di reaverla, ni de altro. Item, l’acordo di Bologna è sequjto ; voi missier Zuan Bentivoy trovar ducati 33 milia al presente, per far le page. Missier Zuan Lucha, da Milam, scrisse a tutti, haver acordà le cosse col Cardinal; poi al presente è sferdito; e par Mirandola, Carpi e Corezo non sia fermo lo acordo lhoro. Dicono francesi è instabeli. Item, il ducha di Urbim fo lì a Ferara, honorato dal signor e da lui vicedomino; e, partito, disseli che il marchexe di Man-toa, so cugnato, li mandò a dir, ni col roy ni con la Signoria non sa a che termine sia. Da Rimano, dii provedador. Come a dì 19, Antonio di Fabri, con provisionati, partì con gripi per Modon ben in bordine. Item, Vitelozo è venuto a Cita di Castelli, fa zente et fanti, si dice per andar a campo a Pexaro. Dei Trevi, do letere di sier Crislofal Moro, pro-vedador. Como il capetanio nostro di le fantarie non à danari; li soi balestrieri son scalzi. L’altra letera c zercha certo francese spoglialo eie. Et fo balotà ducati 500 dì mandarli a ditto capetanio, per darli a lui, et dar paga a li soi ballestrieri. Da Cremona, di sier Domeneyo Trivkcam, el 127 cavalier, e sier Nicolò Foscarini, provediluri. Zercha sier Cliristofal Moro, provedador, va a veder Oio, ju-sta i mandati di la Signoria ; unde cremonesi ringracia la Signoria di tal bordine, et manderano G citadini. Da Bergamo, di rectori. In risposta: zercha certi privilegij è za 300 anni nel monasterio di San Do-menego, et che uno monsignor di la Torre, francese, vene lì per averli, non li volseno dar. Li qual privilegij è di certo castello sul milanese, chiamato Tur-bigo, fo di quelli di la Torre. Et fo parlalo zercha l’expedir di le galie, di sier Marin Dolfrn, e sier Vetor da Leze, sotil, che vano • via ozi ; et li mancha homeni. Et vene in colegio sier Marin Trivixam, iìol dii capetanio zeneral. Parlò largamente contra sier Ilironimo Capello, provedador su le cosse di mar. Vene l’orator dìi ducha di Urbim, dimandò danari, et al conte di Serego, e uno allro è col signor, li siano dati li alozamenti. Li fo risposto se faria, e di danari si provederia. Da Roma, vene letere di sier Polo Capello, el cavalier, orator, numero tre, di 17, 18 el 19. In la prima, come el papa eri chiamò concistorio, e parlò in materia christiana ; erano tutti li cardinali el oratori sentati al suo Iodio. Primo, soa beatitudine disse zercha il convochar tutti i principi christiani conira infideles; poi parlò il reverendissimo ulisbonense in favor di la Signoria nostra; poi l’orator dii re di romani disse non ha altra comissiom dal suo re ; poi l’orator di Pranza, scaldando la cossa, et che il suo roy farà il tutto; poi l’orator di Anglia, dicendo haver mandato, et exortò tutli a provederli ; poi l’orator dii re Fedrico, Spcrandeo, disse si el re suo lusso seguro dii Regno daria ogni ajulo contra turchi. Il papa disse l’avia raxon, et soa majestà era fiol devo* tissimo a Santa Cliiesia. Poi parlò esso orator nostro, e disse olirà questo bisognava armar, e dar subssidio al re di Hongaria. Poi 1’ orator di Savoia disse non ha altro ordine dii suo ducha; poi l’orator di Fiorenza disse credeva li soi signori l'ariano, et li scriverla ; poi F orator dii reverendissimo coloniense, elector di l’imperio, disse scriveria di questo. Poi l’orator di..., altro elector, disse che il suo patron, era a la dieta in Augusta, vederia eie. El papa, udito tutti, non disse altro, si non: È bon proveder. El Ha dissolutimi fuit. Et clic doman soa santità expe-