MCCCCC, ACOSTO. 572 rampo e con 1’ armada a Modon. Pur si remetemo a ogni deliberatimi di la majestà christianissima ; et el gran maistro di Rodi, per darsi reputation, li ha lati venir eie. In conclusion una óptima lotera. E da ino sia preso, che ’1 sia donato ducati 100 d’oro per uno a essi araldi, per la faticha. Et sier Francesco Trun, cao dii conscio di X, andò in renga ; contradixe a quel dir mal di rodiani. Li rispose sier Polo Pixani, el eavalier, savio a tera ferma, Parlò poi sier Antonio Trum, el consier, dicendo voler meter de indusiar a doman ; e non piaque tal opinion al conseio ; et si tolse zoso. Andò poi suso sier Francesco Bolani, è di la zonta ; non fo aldito. Et andò la letera sola. Ave 9 di no, el resto di la parte. E fu presa. 224 Nuove dii mexe ili avoslo 1500. A dì primo avoslo. Intrò in collegio cai di 40. di soni : sier Polo Querini, sier Vetor Dolimi ; e sier Berti Loredam, terzo compagno, non vene per esser amalato eie. Vene sier Domenego Contarmi, venuto capetanio di Vicenza, con una vesta a manege dogai, di veludo allo e basso paonazo, con .gran compagnia, sier Nicolò Michiel, procurator, sier Polo Barbo et altri. Referì haver lassù quella camera non dia dar 0. Ilem, disse di le forteze, e di'certo passo eie., dove si con-zeria con pocha spexa ; fo a vederlo col conte di Pi-tiano, et come di bordine di la Signoria nostra, ca-valchò prima in Frinì, a tempo di turchi ; poi col cardinal Ascanio, a Crema ; poi in Frinì, col conte di Pitiano, et presentò i conti di la spexa. Ilem, li homeni pigliati, qualli sono fuziti di l’armata, li han fato dar la corda publice. Fo laudato dal principe. Vene l’orator di Franza, e li do araldi ; a li qual li fo leto la letera si scrive per il senato in Franza, che il roy non voi aceptar li oratori dii turco. Et il principe laudò molto, elicmi con parole, esso orator et li araldi. Et l’orator conseiò di andar da essi turchi, insieme con uno di colegio, a dir restasseno qui, per fin veniva la risposta dii roy. Fo lauda da tutti questa oppinion; et che sier Polo Pixani, el eavalier, savio a tera ferma, vadi con lui. Et cussi stati, an-dono ; et il Pixani referì diti turchi haver ditto, esser qui venuti con li rodiani, e non li araldi. Vene li do oratori di Rodi ; uno sento a presso il principe, l’altro da basso. Et li fo ditto per ¡1 principe restasseno qui, e non andasse in Franza, fino si havia letere dii roy. Etlhoro risposeno, voleano andar, dicendo: Fé torlo al gran maistro di Rodi.J)r li fo dilto altamente, non andasseno per niun modo. Et lhoro dimandò voler parlar a li turchi, che fin bora non haveano potuto. Li fo ditto andasse insieme con nostri, et per le cosse occore, stavano ben fusseno con guardia, Et li fo ditto di la paxe fata il suo gran maistro con il turclio eie. Vene uno patron di gripo, da Corfù, vechio, con letere dii reziinento, di 7 ; et sier Hironimo Contarmi, quondam sier Lucha, stato merchadante de fi ; et Martin Monovassi, eavalier, citadim di Napoli, qual fu mandato de qui a li capi di X per il zeneral, per sospeto di intelligentia con turchi. Et questo patron disse, 0 esser di novo ; solum li oratori di Mo-dom vien qui, sono restali a Monopoli. Niuna letera fo leta. Fo balotà monition per Nona, Et Jo vulsi le fosse manda a Zara, e lì divise a Nona c Lavrana. Ilem, uno gripo con barili 200 polvere, et 4 casse di freze per le galie è a la custodia di la Vajusa; e cussi fu preso. Ilem, fo halolà il mandato dii signor Bortolo d’Alviano, et è ben pagato. Da poi disnar, fo pregadi. Et li savij stetcno a 224 ‘ consultar la materia di Hongaria, et vene le inscriple letere, qual fo lette. Da Roma, di l’oralor, di 25 el 28. Come, a bore 22, quel zorno il papa fo portato in sbara a Santa Maria dii Populo. Erano con soa santità 13 cardinali, et li Orssini, la guarda, et il ducha di Valentinos. Soa Santità stè una bora e meza in oratiom ; presentò uno calexe e la patena et ducati 300 a 1’ aitar. Erari tuti li oratori ; et il nostro solicitò a la expedition di le cosse per Hongaria. Il papa li le dir, per el Cardinal di Capua, che fin do zorni non poteva, itero, Piero Antonio di Forlì sta con Valenza, li disse: 11 ducha voria la protetiom di la Signoria nostra, aliler non potrà tenir Ymola nè Forlì. Dii ditto, di 28. Come fo dal papa ; et soa santità li disse, li cardinali haver concluso : Ne ha eliam taxato imi, ma non volemo dir quanto, se prima il re di Hongaria noi sa. Ma lui orator à inteso è ducati 40 milia. E il papa dice, li danari è preparati ; ma solicita la risposta in materia Favenlice. Et Capua li disse : 11 papa farà tutto, contentello eliam vuj. Et che di l’armata yspana, il papa fo con l’orator yspano, el parlò longamente. Poi chiamò il nostro, e li disse voleva scriver uno brieve a quel ca-petanio, e 1’ orator una letera, et si haverà, si quel capetanio non bara auto il segondo hordine, che per el primo li dete li reali, havia commission di andar in favor di la Signoria contra turchi. E 1’ orator yspano disse, voleva scriver in Spagna a li reali ; e