917 MCCCCC, OTTOBRE. Zumi Dorso, citadim de lì, slato a una iìera, dove capila merchadanti assai ; et li referì alcune nove, eliome par in la soa deposition qui avanti scrila. * Stimano di la relation di Zuan Dorso, citadim di' Cito d’Istria, al ■podestà et capetanio di lì. Come eri, a dì 13 oetubrio, tornò da la fiera de Cherlina, dita la Bianelia, dove fu assa’ merchadanti de Croatia e de Hongaria e altri paesi ; da li qual à inteso, in Bossina esser poclia quantità de turchi, et non era da dubitar, perchè quelli paesi erano asegu-rati per il movimento dii re di Ongaria, qual era ito versò Smedro con persone 60 milia. E il re Alberto ancora lui si movea, e si doveano adunar insieme con el ducha Stephano de Valachia, con el suo exer-cito, a una terra sopra el Danubio, ditta Baz. De lì poi si ponerano a l’assedio di Smedro, et questi signori è disposti a la destrution di turchi. E vene a la dita fiera do frati, partiti di Jaiza, dice che cavali 8000 del re di Ongaria, erano andati dentro de la Turchia per 6 zornate, et non trovando contrasto, ritornorono con grandissimi botini, e taiato a pezi assa’ turchi paesani, e brusato assa’ lochi ; et che nel monasterio lhoro a Jayza, stava uno italian explora-tor. Notificava el tuto a la Signoria nostra. Et nel ritorno di diti hongari, videlicel cavali 3000, li vene a l’incontro 5000 cavali di turchi, mandati a la guarda dii paese ; e, scontrati, fono a le man, e per hongari fono taiati la mazor parte di essi turchi a pezi, e feno preda di cavali 700, el resto di turchi fuzite. Itera, a dì 2 di questo, fo il colmo di la fiera, a l’hora di mazor confluenza di persone, fu fata una predicha per uno venerando frate di San Francesco, el qual con grandissima ferventia predicò per una hora e meza la cruciata ; el qual frate era dalmatino, e predicò con tanta gracia, che tuta la fiera era a l’audientia, persuadendo che ogni christiam se dovesse mover a ressister a questi cani turchi, e far vendeta dii sangue di tanti infiniti christiani, che ha-veano desfati, e volerli destruzer eie.; e talmente disse, che tutti erano a la ditta predicha erano convertiti e ben disposti. El qual predicador dechiarì grande indulgentie a tutti chi andava a la destrutiom, o con la persona o con la roba, di turchi. Intrò li cai dii conseio di X, e mandati tutti fuora. Et noto, intisi, per li cai di X, è stà mandato e si manderà fin numero X fidati exploratori a saper quello fa il turcho, che un non sapia di l’altro. Et questa è optima provision ; eliam di le altre, secrete. Da poi disnar fo colegio. Li savij se reduseno a consultar di danari, et ogniun disse la soa opinion. Et sier Francesco Foseari aricordò molte provision ; parlato di far officij di bando ; molti non la sente hora. Iteni, poner 4 decime, do al monte ve-cliio et do al nuovo ; meza lansa etc. Dii, Ddzitjno, di sier Piero Nadal, conte et ca-petanio, di 18 seplembrio. Come poi la dolorosa perdita di Modon ha contaminato molto quella prò-vintia ; e quelli, vedendo andar a la roversa, inanella la speranza, e li conforti a questi tempi è più dia necessarij ; è à tenuto fin hora paesani a la guardia, hora li ha licentiati, perchè haveano fato seta, e si voleano scriver con turchi, e haveano mandato al sanzacho di Scutari. Or esso conte provete, senza strepito, sì per via di Scutari come in la terra ; adeo sono venuti col lazo a la golla a dimandar perdono, el esser stà induti da do jotoni di la Boiana, subditi dii turcho. Or li à mandati fuora di la terra eie.; aricorda si provedi etc. ; è terra povera, bisogna mo-nition eie. Et per colegio li fo scrito una optima le-tera, di le provisiom si faria. A dì 17 oetubrio. In colegio Vene l’orator dii pa* 366 pa, dimandando la letera di passo per il signor Carlo Orssini, qual... di Asola a Lignago sul Polesene e a Ravena. Et li fo risposto, si scriverà a li rectori. Ilem, el principe li fè lezer una letera da Ragusi, di quello voi far il turcho, et bisogna proveder. Et per sier Andrea Loredam, patron a l’arsenal, fo acertato, hessendo il campo soto Scutari, lui era nobile di sier Antonio Loredan, fo zencral, che turchi cridavano : Roma ! Roma ! Ilem, el principe li disse dii conte di Soìano, domino Lamberto Mala* testa, nostro ricomandato, dovesse scriver al ducha, non li fesse movesta. Rispose lo faria volentieri. Vene 1’ orator di Franza, al qual fo eliam leto la letera di Ragusi, et ditoli poi, zercha Zuan da Casal, per amor suo li fassemo restituir il tolto a Pize-gaton ; ma vardasse come el fesse, perchè suo cu-gnado, Paulo Bilia, era tutto di Lodovico etc. E l’o* rator rispose, volea scriver prima a Milam, e rimase contento. Da Ragusi, di Rado....... di 23. Come turchi e ulachi, sono soi amici, capitano da lui ; et era venuto uno li ha ditto in gran secreto, il signor esser andato a Salonichij, dove invernerà ; e voi mandar 120 velie di le mior e più stringade, a cavar l’arma’ di la Vajussa ; dove anderà non lo sa ; e restarà in Levante 200 velie a questo effecto, che, venendo la nostra armata contra questa, prima li verà driedo,