31 MCCCCLXXXXIX, OTTOBRE. 32 di comum dovesseno justifìchar la sua innocentia. Ilem, che le tre galie dalmatine vechie debino, da dì primo novembrio indrio, vegnir de qui a disarmar. Ancora fu scrito a sier Antonio Grimani, cape-tanio zeneral, per pregadi, meravegliandossi haver licentià le galie dii trafego e Barbaria e nave. Parte : che tutti li navilii fusseno revochadi, et dovesse redur in armada. . In questi zorni vene nova, corno sguizari erano acordati col re di romani, et il signor Lodovico voleva far novità, maxime in veronese et sul feltrili e Bassan ; adeo fo mandà a Feltre sier Vetor da Leze con fanti e altri contestateli ; et expedì Marco da Rimano, Antonazo da Viterbo, Hironimo Bariselo e Piero da le Curazine, con fanti 400. Item, feno ca-valchar zente, scrito per tutto a li confini e a le terre provedino. Et fu fato provedador in veronese sier Anzolo Trivixan, era cao di X, qual refudoe ; e in suo luogo fu fato uno altro, come dirò poi etc. A di 13 octabrio, domenega. In colegio veneno 12 ambasadori cremonesi, tutti vestiti di seda, di raso e damaschin cremesim, con una bellissima compagnia e con gran hordine. E, presentato la letera di credenza, la qual sarà qui avanti posta, el Malumbra fece una oratiom latina, dicendo : Romani, che subiugoe il mondo fono contenti di haver pocho censo, perhò non parerà di novo a la Signoria con-ciederli li capitoli, e voler pocho di Cremona, e che proprio mota si haveano dati, come cossa tra 1 hi irò desiderata za gran tempo. Et li fo risposto, per el principe, bone e graciose parole, e ditto li era stà 10* deputà li auditori. Etiam poi Veneno il sufraganeo dii reverendissimo Cardinal Ascanio, eh’ è vescovo, con tre altri, per nome dii clero. Qualli feno una ora-tion latina, la copia di la qual sarà qui avanti posta. Et ozi fo pregadi, da poi conseio, pur per le cosse da mar etc. Noto, come hessendo io a Padoa, venendo zoso, vini in barcha con Zuam da Torentino, luehese, veniva di Milano; col qual parlai molte cosse, le qual sarano qui poste. Primo, il re rende Pisa a’ fiorentini, et il Cardinal Roam li dà favori. Et francesi sono sporcha zente. Vete il re udir messa senza candella; manza sollo, senza pirom, e tutti lo sta a veder. In castello esser gran sporzizie ; nel qual, el signor Lodovico non vi voleva veder pur paia in terra ; et francesi pisano in le camere, cachano in corte e in salla. Ilem, a Pavia intravene un caso nel confa’, che uno francese, alozato in una caxa, volse la tìola ; la qual li fratelli la mandono via con bel modo, e la note tagliono la testa al francese etc. Item, sono stati poi apichati 7 pavesi. Ilem, el du-cheto picolo, fiol di madona Ixabella, è in castello di Pavia, privato di la madre ; et a madona Ixabella li fo dato, per monsignor di Lignì, la caxa fo di Marchesin Stanga, hora la g’è stà tolta : quotidie pian-ze. Ilem, era 24 oratori di Zenoa ; acadete, do di lhoro cade e si amazo.no zoso di la finestra ; vanno vestiti di veludo negro tutti. Era 4 senesi ; et do lu-chesi, Nicolò Cenami e Lorenzo Dati ; 4 fiorentini, ai qual il re facea gran ciera, mediante il Cardinal Roam. Ilem, il marchexe di Mantoa esser in gran gratia, fato dii numero di 12 paladini, donatoli la coladena, el colar, et 100 lanze per il roy. Item, il marchexe, o ver duca di Ferara, era lì con do fioli ; voi conzarli col re; alozava in la caxa di Marchexin Stanga, et Mantoa in la soa. Ilem, era tre oratori pisani. Ilem, el prefeto, signor di Sinigaia,. era lì, et il Cardinal Orssino, venuto di Roma. Monsignor di Roam e il Triulzi puoi il tutto col re ; il re sta in castello; non s’intende quello voglij far. De li Se-verini, Galeazo è con Lodovico; contedi Caiazo e Frachasso è a Milan ; si fa poco caxo, più stima fa il re di Antonio Maria. Item, Baptista Visconti è fuori di Milan, di voler dii re ; et la moglie di Galeazo Visconte, qual è col signor Lodovico. El Cardinal Vincula sta in caxa di lo episcopo di Como; el Triulzi in la soa ; li nostri oratori a San Francesco. Pochi crida : Franza ! imo nullo. Item, el signor Lodovico, prima si partisse, fé il fiol, fo dii ducha morto, eh’ è picolo, nome Francesco, bello e savio puto, ducha de Bari. Item, Bernardin da Corte, fo castelan, era lì, fuzito da tutti, e in castello era 40 milia ducati di sai nitrio, una salla piena di carne salate, boche 1500 di artilarie, 30 milia moza di grano. Ilem, di certa possession tolta a Simon Ri-gon. Item, il sai al presente hanno di Zenoa. Et come a dì 20, domenega, volea far uno baneheto, da loro dito baiom ; et crede, si vedrà novità. Ilem, a Milan, a le porte, più non si cercha, et non paga cosse da manzar ; solum merchadantie. Ilem, il re havia fato cavalier uno nostro veronese, chiamato Galeazo Banda. Ilem, il re prima donò a’ pavesi il dacio dii sai, poi lo donò a uno signoreto, or tandem 1’ à venduto per 200 scudi a’ pavesi. Ilem, si dice, fiorentini danno 40 milia ducati al re, e tieno 4000 cavali et 3000 fanti a requisilion dii re. Ilem, non voi Bologna a suo soldo. Item, ha mandato il conte di Caiazo con zente a Belinzona e Ty-ram, li qual lochi tandem veneno a la devution di Franza.