Qualora meco medesimo, Eccellenza signor Governatore, dotti ed egregii professori, giovani valorosi, signori quanti siete per bontà e gentilezza umanissimi, qualora meco medesimo io considero, in qual giorno, da qual luogo, dinanzi a quali uditori, dopo qual serie illustre di fortunati oratori, fortunati per chiaro intelletto, fortunati che primi han mietuto questo florido campo, eh’ ora men verde a chi vien dopo lasciarono, io qui favelli; io povero e disadorno scrittore di fuggevoli carte, privato guerriero alle prime arme solo assuefatto, e nuovo di queste trionfali giornate ; un giusto terrore 1’ animo mi conquide, e come colui che di subito è levato ad insolita altezza, che gli si turba il vedere e ne smarrisce la mente, quasi non oso rimirarmi d’intorno a non con-