45 liziette ed i vezzi ond’ ella seppe condire il suo canto, le convenne ripetere il suo a solo nel citato quintetto. In tutta la parte s’ammirò anche, più che nelle altre opere, la singolare sua agilità, la ricchezza delle modulazioni, certi suoi balzi, certi passaggi i più arrischiati, impossibili, e pur con tanta sicurezza e perfezione eseguiti : tutte insornma quelle doti pellegrine, che abbiamo altre volte lodato. Ma dove queste più ancora si parvero e si compilarono, fu nel roudò finale, di cui non potremmo dire tutto l’incanto. E il marito andò del pari con lei ; ei s’inspirò veramente alle leggiadre inspirazioni della musica, e ne rese con rara maestria tutti i. pregi sovrani, cosi nell’ aria di sortita, come e più forse in quel famoso duetto, nel quale fe’a gara colla moglie, e la cui stretta, ottenne anch’essa l’onor della replica. Mai il Tiberini non si mostrò maggiore. E un cantante degno di cantar l’opere del Rossini, e il gran mago certo noi rifiuterebbe : lo carezzerebbe anzi, e se ne terrebbe assai pago. Il Beneventano, in ogni opera fa un passo innanzi, è in progresso. Egli abbandonò, colla