— 178 — medioevali : il s. Pietro Vecchio. È una basilica a due navi, voltata, con due absidi non riconoscibili all’esterno: esempio unico in Dalmazia, rarissimo anche altrove. La descrizione che ne fa il nostro autore è esatta, fatta eccezione per il muro che collega il pilastro di mezzo con la parete a ponente della chiesa e la cui presenza egli non sa spiegarsi. Si tratta di un muro eretto nel XVII sec. per dividere la già soppressa chiesetta in due parti, una delle quali fu destinata a sacristía dell'attigua chiesetta di s. Andrea, muro che nel 1926 fu demolito. Le volte a crociera che l’autore dice coprire le campate, sono piuttosto crociere false, appena segnate con la malta e di carattere ancora bizantino. Nelle absidi, che sono a pianta rettangolare, il passaggio alla conca si effettua a mezzo di trombe, non a mezzo di peducci, come crede il Gerber. Con ragione l’autore insorge contro 1’ opinione di U. M. de Villard, il quale, partendo dall’ erronea premessa, che tutto quanto nella Dalmazia è arte, venga esclusivamente dalla Penisola, pone la costruzione della chiesetta dopo il mille, dopo, cioè, l’erezione del battistero di Galliano, e ciò per il solo fatto che l’impiego delle trombe in un edificio che fosse sorto avanti al mille, significherebbe una precedenza sull’uso fattone in quel battistero; cosa per lui inammissibile e che invaliderebbe la premessa suindicata. Ora è noto come in seguito a nuove ricerche certe precedenze nell’ impiego o ideazione di elementi architettonici si vadano spostando, e come le costruzioni che oggi le detengono, domani debbono cederle ad altre. A noi pare che questo possa appunto essere il caso del battistero di Galliano, costruito nel 1007. L’assertore della sua assoluta precedenza nell’uso delle trombe, sostiene che se il s. Pietro Vecchio fosse sorto nel sec. Vili, come mai si spiegherebbe che le sue trombe non siano state copiate dai costruttori del s. Donato e di s. Orsola, chiese sorte immediatamente dopo? A ciò il sig. Vasic avrebbe potuto rispondere, che in s. Donato le trombe cì sono e che il sig. U. M. de Villard non le ha vedute, e che quanto a s. Orsola, di questa chiesetta è stata riconosciuta la sola pianta e che nessuno può assicurare che vi si fosse fatto impiego di trombe; se mai, si potrebbe asserire che necessità di impiegarle non vi fosse. Ci sarebbero poi le ragioni che chiameremo sentimentali, e che non in tutti i casi sono da disprezzarsi. Ci sembra strano, incredibile, che dopo il 1000 e a pochi passi dalle belle e in tutte le loro parti perfette basilichette di s. Domenica e s. Lorenzo, sia potuta sorgere una chiesetta cosi rozza e primitiva come il nostro s. Pietro Vecchio, in cui l’uso abbondante di materiale romano, le croci incise sulle colonne antiche tanto l’avvicinano a s. Donato, eretto due secoli prima. Non sappiamo poi perchè non si tenga conto di un documento chiaro e indiscutibile: il testamento di Andrea priore dell’a. 918, in cui il pio cittadino lega proprio alla chiesetta di s. Pietro Vecchio un pezzo di tessuto serico. L’edificio dunque esisteva parecchio avanti al mille. Ma il nostro autore, se fa bene di non accettare la tesi del sig. U. M. de Villard, fa male di non ammettere per la costruzione della chiesetta un’epoca alquanto anteriore al testamento di Andrea, il principio del secolo IX, per esempio. Dimostrate dunque vane le asserzioni dei contradditori e considerato che per datarla con maggior precisione, la nostra chiesetta non offre argomenti indiscutibili, restano le ragioni sentimentali, le quali appunto nel presente caso crediamo che meritino qualche considerazione. A pag. 73, proprio fra le chiese del IX sec., e in contraddizione con quanto aveva dapprima sostenuto, il nostro autore pone anche il s. Pietro Vecchio! Ma si tratterrà di una svista. S. Domenica, distrutta nel 1891 e che noi più vecchi ricordiamo sul posto della casa al N.o 1 in Calle della Pusterla, è studiata con molta cura se non con molta