- 11 — Avviene abbastanza spesso nei nostri documenti che una parola sia scissa in due, rispettivamente che due parole siano scritte in continuazione. Quando la chiarezza del testo non ne soffriva abbiamo rispettato queste particolarità dell’originale. Ma in alcuni casi, specialmente quando si trattava di separare toponimi da preposizioni, abbiamo scisso le parole, assillati dalla preoccupazione di rendere il testo chiaro e intelligibile. Non volendo però precludere la via a un eventuale studio delle proclitiche ed enclitiche nei nostri documenti, abbiamo richiamato a piè di pagina l’attenzione dello studioso sulla modificazione apportata. Di abbreviature i nostri documenti sono in genere abbastanza parchi. Le abbiamo sciolte tutte quando il modo non lasciava dubbio alcuno. Ma gli scioglimenti di quei nessi, compendi o sigle che presentavano qualche ambiguità abbiamo posto tra [ ]. E quando nemmeno le [] erano sufficienti a rappresentare la vera fisonomía dell’originale, abbiamo dato in nota le indicazioni necessarie. L’abbreviatura 7 è sempre sciolta con et. Pure tra [ ] sono racchiuse quelle parti del testo che, essendo l’originale di difficile o impossibile lettura, abbiamo ricostruite in base ad elementi fornitici dallo stesso documento. Si tratta però di singole lettere o sillabe, chè mai ci siamo spinti tanto lontano da azzardare la ricostruzione anche di una sola parola. Le parti mancanti del testo abbiamo segnate con una serie di puntini. Di punteggiatura i nostri documenti son quasi del tutto privi. Tale loro caratteristica volemmo che fosse conservata anche nella nostra edizione, dove, tranne il punto fermo, necessario a separare l’un periodo dall’altro, non facemmo uso di altri segni che in rarissimi casi. Maggiore libertà ci siamo presa nell’appendice di documenti quattrocenteschi, dove i periodi, maggiormente sviluppati, esigevano di essere spezzati e distinti nelle singole parti che li compongono. In tutto il resto, ripetiamo, la nostra trascrizione riproduce perfettamente, fotograficamente, l’originale. Abbiamo sempre fatto distinzione tra p e z e tra u e v. Alle volte la v, specie nelle iniziali si confonde con la b, ma raffrontandola con le altre simili lettere del documento non ci fu difficile stabilirne il valore. Non potemmo invece sempre distinguere tra c e t, usate alle volte con caotica confusione, nella quale, ad onta di pazientissimi tentativi, non riuscimmo sempre a portar ordine. Le abbiamo usate, ora l’una e ora l’altra, come il buon senso ci suggeriva. Non occorre dire che i numeri romani e le cifre arabiche da noi usati riflettono esattamente quelli che sono nell’originale. Anche il segno ; (72) abbiamo mantenuto. Ma per necessità tipografiche abbiamo