— 126 — dio sa. Vui -saviti ben che da poi che me o partido di ser Andria mio cusin lo da a pre Zuane tuti li mei beni; non o habudo mai dila intrada nisun soldo. Di questo non dico. Videriti, dio li daga ben ala anima. Recomandatime ala vostra dona multo caramente. Io Antonio di Zuane vostro in tuto. Archivio di Spalato, voi. XXXIV; convoluto di atti giudiziari, tra cui un «Processus ser Marci Pecinich et fratrum cum defensoribus commissarie quondam ser Antonii Johannis ». 11 fascicolo che comprende questo processo si inizia con una citazione dell’ 8 febbraio 1479 e finisce con la testimonianza di un teste esaminato il 4 dicembre dello stesso anno. Ma il processo continuò ancora parecchio: allo stesso fascicolo è allegata una scrittura originale prodotta da Girolamo Cambio, difensore della commissaria, scrittura che porta la data del 2 dicembre 1480. Gli altri atti posteriori al die. 1479 e la sentenza sono perduti. La lite però continuò in seconda istanza a Venezia. Le lettere prodotte da Marco Marulo sono registrate da un coadiutore della cancelleria di cui ignoriamo il nome e la provenienza. La registrazione è fatta con molta diligenza: si vede che lo scrittore si studia di imitare il più possibile l’originale. Quando non comprende qualche parola la trascrive «ad formam et exemplum» e quando nemmeno questo gli riesce appone un « omisi quia...» ecc. Nel processo le sei lettere si susseguono in questo ordine: viene prima la lettera del 1463, poi quelle del 6, 7 ed 8 luglio 1466, poi quella del 1453 e infine quella del 1456. Noi, naturalmente, le abbiamo disposte in ordine cronologico. Nella nostra trascrizione il testo è quasi sempre rispettato, ma per renderlo maggiormente intelligibile, abbiamo adottato la v invece della u e ci siamo serviti largamente dell’ interpunzione moderna. Dobbiamo però confessare che qualche punto ci è rimasto oscuro. Le sei lettere, scritte da Jajze, oltre che essere dei pregevoli documenti linguistici, hanno notevole valore storico, in quanto che recano qualche contributo alla storia della Bosnia nella seconda metà del quattrocento, e illuminano assai vivamente la famiglia, la figura e la vita del celebre umanista spalatino Marco Marulo. Per questo le abbiamo preferite a innumerevoli altri documenti che del volgare spalatino quattrocentesco esistono nell’Archivio di Spalato.