— 12 - aveva per lingua d’istruzione l’italiano; e tutte le navi da guerra, sino al ’48 portavano nome italiano '). E ciò pareva naturale, perchè gli ufficiali e i marinai venivano quasi tutti dal Veneto, dall’Istria e dalla Dalmazia. Rispetto alle quali la stessa « Gazzetta » aveva lasciato dire nelle sue colonne che la Dalmazia era sempre stata un’appendice all’Italia (an. 1837, n.ro 30), un ultimo lembo dell’Italia, assieme all’Istria una provincia e per spirito e per coltura altamente italiana (an. 1845, n.ro 61), e Zara nella qualità, nelle attitudini, nel linguaggio della sua popolazione una piccola città d’Italia (an. 1842, n.ro 73). Dinanzi poi alle meraviglie del Segato, che petrificava i cadaveri; dinanzi alle prove dell’Andervolti che cercava di dirigere gli areostati con la forza del vapore : dinanzi alle nuove armi da fuoco del Pierantoni, che in ottanta secondi faceva venti colpi di fucile e sette di pistola, e con un obusiere lanciava 2350 palle, la «Gazzetta» (an. 1838, n.ro 45) esclamava: «No! non sarà mai che rimanga lungamente neghittoso il genio italiano, perchè è desso il prediletto del Creatore. E se alcuna volta si nasconde o sembra starsi assopito, egli è per ricomparir più sublime e brillar su questa terra, che ha in sè la scaturigine delle umane cognizioni, e che con unico esempio già sostenne l’impero del mondo'». E così avveniva che M. Casotti da Traù, estensore della « Gazzetta » dopo Agostino Brambilla, che era stato nominato (1836) professore a Verona, pubblicasse due romanzi di soggetto slavo « Milienco » e il «Berretto rosso»; mentre sull’autorità del Porfirogenito si sforzava nel giornale ufficiale di dimostrare che gli Avari erano slavi, per attribuire a questi gli incendi e le devastazioni di quelli (an. 1840, n.ro 80). E così F. Seismit-Doda, ragusino, collaboratore della «Gazzetta», esordiva tra noi con un dramma d’intonazione slava « Marco Marulo », recitato pure al Mauroner di Trieste; ma scriveva anche l’«Inno» bellissimo alla «Dalmazia», pieno di ricordi del passato e di speranze per l’avvenire, stampato prima nella « Gazzetta », declamato a Zara e a Trieste dall’attrice Ardelia Arrivabene (an. 1847, n.ro 14), e finiva poi in Italia, ministro delle finanze, dopoché aveva cooperato nel ’48 alla difesa ’) Sino al 1848 trovo nominati questi legni: Fregate Bellona, Ebe, Guerriera, Minerva, Venere; Corvette Adria, Carolina, Cesarea, Clemenza; Brick Bravo, Camaleonte, Cesare, Dromedario, Fido, Montecuccoli, Oreste, Pilade, Pola, Trieste, Ussero, Veneto, Venezia; Golette Artemisia, Elisabetta, Fenice, Sfinge; Penìche Agile, Astuta, Aquila, Baccante, Brenta, Cerere, Costante, Diana, Ecate, Elena, Furiosa, Lince, Modesta, Morlacca, Najade, Sibilla, Sirena, Tetide, Vestale; Cannoniere Anfitrite, Calliope, Concordia, Costanza, Didone, Salona, Sentinella, Veneziana ; Piroscafi Achille, Delfino, Eridano, Giglio acquatico, Marianna, Messaggero, Ravenna, Vulcano. Ma già incominciavano negli ultimi tempi, a far capolino dei nomi esotici, come Lipsia e Laibach ; e dopo il ’48 dei nomi di colore politico, come Curtatone, Pustozza.