- 221 — salernitani avrebbero dovuto essere tolte e portate a Spalato dal legato Giovanni. Di leggenda di tratta certamente. Ma appunto perchè leggenda, narrazione cioè che veniva recitata, commentata, spiegata e cantata; narrazione che, oltr’essere fissata nei libri, viveva anche tra il popolo, al quale doveva riuscir comprensibile e ai concetti del quale doveva adattarsi, si deve ammettere, non come congettura probabile, ma come fatto certo, che essa nel corso dei secoli abbia subito rielaborazioni ed adattamenti. Se nel sec. XI, o ai tempi dell’ Arcidiacono, la trovassimo cristallizzata e storicamente inattaccabile, allora sì potremmo dubitare della esistenza e della popolarità di un culto di san Doimo a Spalato nei secoli di mezzo1), ed allora sì potremmo ammettere che tutte le sue reliquie fossero state a suo tempo portate via. È ridicolo contestarne la veridicità del substrato per il fatto che, per esempio, in essa si parla di certi « subterranei fornices » che nei moderni scavi archeologici non si sono trovati. E poi di un suo rimaneggiamento abbiamo prova lampante nella stessa cronaca di Tommaso. Narra questi che al tempo dell’arcivescovo Lorenzo (1060-1096) «Adam quidam Parisiensis, optime in artibus elimatus, pergendo Athenas ad Grecorum studia, devenit Spalatum. Et cum fuisset a Laurentio antistite honorifice susceptus, ro-gatus est ab eodem, ut passiones beatorum martirum Domnii et Anastasii, que inculto fuerant antiquitus sermone conscripte, luculenta faceret compositione nitere. Quod ille gratanti corde consentit, sumptoque ternate a veteribus ystoriis legendas utriusque martiris lepido dictamine innovavit. Ymnos etiam composuit; et quicquid de beato Domnio musice canitur, metrico sermone conscripsit ». (ed. Racki, pag. 48). Conosciamo dunque il tempo, il modo, il luogo e l’autore del rimaneggiamento. Chi infatti in quel «non animo cumulandi pecunias» del rimaneggiamento di Adamo non sente la mano dell’ ecclesiastico parigino che ha ancora tutti pieni gli occhi del fasto e dell’ ingordigia dei prelati simoniaci di Francia e di Germania che proprio allora Ildebrando si preparava a combattere così decisamente ? Ma non per questo il « thema » delle < veteres ystorie » è falso o inventato ! * * * Gli AVVENIMENTI DEL SECOLO IX. LE LOTTE TRA VENEZIA E GLI SLAVI. (Povijest, pagg. 297-398). Abbiamo creduto utile soffermarci più a lungo sugli avvenimenti del 640-642, perchè senza una loro precisa impostazione e senza una loro retta interpretazione si rischia di non intendere niente degli avvenimenti successivi. Non li hanno intesi quasi tutti gli storici croati che si lasciarono traviare dalle conclusioni della Kronotaksa, e, per quanto in misura molto minore, non li ha intesi il Sisic. Bisogna infatti non aver la minima idea nè della storia del papato, nè della bizantina, nè della franca, per poter mettere la missione di un Giovanni da Ravenna, legato papale nella Dalmazia bizantina, in sul trapasso dal sec. Vili al IX. Il Bulic e il Bervaldi tutti occupati a risolvere il puzzle dei cataloghi vescovili, e senza affatto curarsi di spingere lo sguardo su ciò che allora accadeva fuori di Spalato, e ') Frattanto, a proposito del culto di san Doimo a Spalato, s’è trovata in questi ultimi tempi una notizia importantissima. In un prezioso Evangeliario della Chiesa spalatina, Evangeliario che risale alla metà del secolo Vili, v’ è in margine dell’ Evangelo del Buon Pastore la seguente nota in corsiva nuova romana: In (festa) sancti Domnionis. L’Evangeliario, magnifico come lettera (semionciale), allestito nello scrittoio della Chiesa cattedrale di Spalato, veniva usato soltanto nelle grandi solennità. (Vedasi il 1 voi. di questi Atti e Memorie, pag. 219 sgg.).