— 25 — altrove. Ma questi esempi, a mio parer, sono bastevoli, onde più non ne trascriverò». Tutte queste esposizioni del Fortunio sono oggi accettate universalmente, meno quella a II 19, 4, che meriterebbe però d’essere esaminata. Id. Ibid. Ili 2, 1 e segg. O voi che siete in piccioletta barca, Desiderosi d’ ascoltar, seguiti Dietro al mio legno che cantando varca, Tornate a riveder li vostri liti, Non vi mettete in pelago, chè forse, Perdendo me, rimarreste smarriti. Il Fortunio (c. 18 r.) osserva a questo luogo: «Il Landino, ultimo di Dante interprete, giudicò, ingannandosi evidentemente di molto, che quella voce seguiti fusse verbo (seguite) essendo nome (participio). Lasciamo perchè il verbo altrimenti nella seconda sillaba si scriva, come Petrarca, ove dice: „Seguite i pochi e non la volgar gente“: ma seriano dui immediati contrari]' in un soggetto, confortando gli auditori Dante a ritornarsi a dietro, et a seguitarlo insieme. Et che tal giudicio fusse di esso interprete, come ho predetto, chiaro lo dimostrano le sue cotali parole „0 voi, che sete in piccioletta barca, cioè con poca dottrina ed ingegno desiderosi d’ascoltar il mio poema, seguite drieto al mio legno, venite drieto al mio stile et alla mia dottrina“ — con dichiaratione, per mia openione (quale essa sia) del tutto al chiaro testo contraria. Il cui sentimento è tale, quale è nella Scrittura sacra : vos qui secuti estis me: e sarà il costrutto: 0 voi, che in piccioletta barca sete seguiti il mio picciolo legno, il quale oltre varca poetando, tornate a’ vostri lidi. Et lo allegorico senso è : Voi che avete appreso la poesia et philosophia, solamente infino qui mi avete potuto seguitare — cioè la cantica dell’ Inferno et del Purgatorio — non vi mettete meco a descrivere poeticamente le cose theologice, perchè alcuno mai noi fece — però dice „l’acqua aie io prendo, già mai non si corse“. Nè per questo è da dirsi che ’l poeta li chiami di poco ingegno, nè di poca dottrina, perchè medesimamente per il difetto della theologia, eh’ era in loro, si finge che Virgilio e Statio abbandonassero esso Dante alla entrata del Paradiso delle delicie». Petrarca, Son. I 35: Poco era ad appressarsi agli occhi miei La luce che da lunge gli abbarbaglia, Che, come vide lei cangia Tessaglia, Cosi cangiato ogni mia forma avrei. II Fortunio (c. 7 r.) annota: «Antonio da Tempo, nel terzo verso non bene ivi dechiara il pronome lei in caso retto, dicendo lei, cioè