- 203 — razmisljanja od Otajsiva Odkupljenja covicanskoga S. Bonaveniure /cardinola (Roma, Propaganda, 1638) non sono, come si credeva, una traduzione delle « Meditationes » originali di S. Bonaventura, ma derivano dal testo italiano delle Devote meditazioni sopra la Passione del Nostro Signore (Mantova, 1480) ristampate a Venezia nel 1605 come Meditationi divotissime di S. Bonaventura Cardinale ecc. L’altra opera del Baksic Blagoskroviste nebesko Marije Divice Majke Bozje (Roma, Moneta, 1643) è pure traduzione d’un originale italiano di fra Andrea Gelsomini da CORTONA: Tesoro Celeste della divozione di Maria Vergine Madre di Dio (Padova, 1618, Tozzi). A. Cronia. REMIGIO SABBADINI, Giovanni da Ravenna insigne figura d’umanista (1343-1408), Como, Ostinelii, 1924, pagg. XII, 258. Giovanni da Ravenna è « una delle più spiccate e originali figure d’umanista del sec. XIV ». Ma una strana e immeritata sorte accompagnò la sua memoria sino a pochi anni fa. Confuso con un omonimo amanuense del Petrarca, si dissero intorno a lui le cose più strane e contradittorie, mentre sempre all’oscuro rimaneva l’opera sua per più rispetti interessantissima. Il Sabbadini in questa monografia affronta anzitutto la questione dell’identità del nostro umanista e chiarisce come due fossero i Giovanni da Ravenna : l’uno, il nostro, Giovanni di Conversino, l’altro Giovanni Malpaghini. «La famiglia di Giovanni di Conversino (non Convertinol) non aveva cognome: da Frignano, il luogo natio, si denominavano il padre e gli zii ; da Ravenna, la patria adottiva, il figlio » (pag. IX). Invece « il giovine Ravennate, assunto dal Petrarca all’ ufficio di copista è tutt’ uno col Malpaghini per due ragioni : l’una che Giovanni di Conversino fu bensì ammiratore del Petrarca, ma non abitò mai nella sua casa; l’altra che secondo la testimonianza del Salutati il Malpaghini stette al servizio del Petrarca « ferme trilustri tempore » '). Giovanni di Conversino fu per qualche anno cancelliere del comune di Ragusa, scrisse una « Historia Ragusii » e della sua dimora in questa città vi sono in quasi tutte le sue opere tracce e ricordi. Per questo il lavoro del Sabbadini ha anche per noi grande importanza, e ci conviene darne dettagliata notizia. Risolta la questione dell’identità, il Sabbadini nella prima parte del suo libro ricostruisce, periodo per periodo, quasi anno per anno la vita agitata ed errabonda del nostro umanista, desumendola specialmente dal «Rationarium vite», opera autobiografica di Giovanni. Lo dice nato nel 1343 a Budapest, dove suo padre Conversino era medico di corte di Lodovico il Grande; ne narra l’infanzia ') Intanto è uscito anche uno studio sul Malpaghini: FORESTI A., Giovanni da Ravenna e il Petrarca, in Commentari dell’ Ateneo di Scienze, Lettere e Arti in Brescia, 1924, pag. 165-201. In esso l’a. stabilisce che il Malpaghini trascrisse per il Petrarca buona parte del Canzoniere che oggi costituisce il cod. vat. 3195; lo identifica con quel Giovanni di Jacopo Malpaghini, che in sul finire del sec. XIV insegnò nello Studio fiorentino, e ripubblica, illustrandola, la lettera scritta dal Malpaghini al Salutati in morte del Petrarca. Tanto questo lavoro del Foresti, quanto quello del Sabbadini, sono rimasti ignoti a M(ILAN) R(ESETAR), che nella recentissima Narodna Enciklopedija srpsko-hrvatsko-slovenacka [Enciclopedia nazionale serbo-croato-slovena] (v. II, p. 78-79) continua a far dei due umanisti una sola persona.